Dai mattoni di plastica riciclata nuove scuole in Costa d’Avorio

L’Unicef di Bergamo: garantire ai bambini l’istruzione in un ambiente pulito e sicuro. In settembre un evento al PalaCreberg.

Mattone dopo mattone, l’Unicef di Bergamo sta contribuendo alla costruzione di nuove «Scuole di plastica» in Costa d’Avorio, recuperando i rifiuti dispersi nell’ambiente. Il 46% delle famiglie del Paese africano, per lo più composto da madri sole, vive in povertà, di conseguenza più di 800 mila bambini non hanno l’opportunità di andare a scuola. In media ogni classe conta 80 studenti, una capienza doppia rispetto a quella consigliata. Ad Abidjan, nel sud della Costa d’Avorio, vengono prodotte ogni giorno 288 tonnellate di rifiuti plastici e solo il 5% viene riciclato, per lo più dalle donne e a prezzi molto bassi. Il 60% dei casi di malaria, diarrea e polmonite sono attribuibili proprio a una gestione impropria dei rifiuti.

Nel 2018, in collaborazione con l’impresa sociale colombiana «Conceptos Plasticos» che si occupa di riciclo della plastica, l’Unicef ha lanciato il progetto «Scuole di plastica» che prevede di riciclare il materiale per farne mattoni da impiegare nella costruzione di scuole. Oggi vengono riciclate più di 5 tonnellate di rifiuti di plastica (dagli involucri di caramelle ai pneumatici per auto) e trasformati in mattoni, durevoli e sicuri. Il progetto mira a rendere l’ambiente più sano e pulito e a rafforzare economicamente le donne e le madri creando un mercato legato al riciclo della plastica.

«Abbiamo deciso di adottare il progetto, che parte da Bergamo, perché si tratta di un’iniziativa che incoraggia i genitori ad iscrivere i figli a scuola, limitando il fenomeno del lavoro minorile – commenta Elisabetta Paganessi, presidente dell’Unicef di Bergamo –. Il costo di ogni mattone ammonta a 2 euro e permette ad ognuno di poter contribuire a questa buona causa, in modo da aiutare i paesi più poveri». La plastica restituita dall’oceano e dispersa nell’ambiente viene raccolta, spesso dalle stesse mamme accompagnate dai loro bambini. Successivamente il materiale viene triturato, lavorato e pressato, in modo da ottenere profilati, che vengono successivamente modellati e tagliati a forma di mattoni. A questo punto possono essere utilizzati per la costruzione di aule e scuole, grazie ad un sistema ad incastro che non necessita dell’utilizzo di malta e cemento, le pareti vengono innalzate grazie a particolari intelaiature. I nuovi mattoni sono ignifughi, ecosostenibili, impermeabili e molto resistenti anche ai venti, permettendo una rapida edificazione a costi più contenuti rispetto alle classiche costruzioni in muratura o alle strutture in legno e fango. Di fatto sono per il 40% più economici, il 20% più leggeri e 50 anni più resistenti rispetto ai mattoni tradizionali. Sono inoltre facili da assemblare, tanto che servono solo 5 giorni per costruire un’aula scolastica. Ad oggi sono state riciclate 4.800 tonnellate di rifiuti di plastica all’anno, mobilitate mille madri in condizioni di povertà e costruite 30 aule per ospitare 1.500 bambini. «Il progetto sta suscitando l’interesse anche di altri paesi vicini, come il Ghana – conclude la presidente Paganessi –. Si tratta di un’iniziativa in grado di creare numerosi posti di lavoro a livello locale. L’obiettivo è garantire ad ogni bambino l’istruzione in un ambiente pulito e sicuro. A settembre organizzeremo un evento al Palacreberg per presentare il progetto alla cittadinanza».

© RIPRODUZIONE RISERVATA