
Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 02 Maggio 2025
Decreto Sicurezza, avvocati in protesta: «Nuovi reati, così le carceri scoppiano»
DA LUNEDÌ 5 MAGGIO. L’Unione delle camere penali ha proclamato l’astensione dalle attività. Pelillo: «Si introducono pene detentive brevi che ingolfano procure, tribunali e penitenziari».
I penalisti incrociano le braccia contro il nuovo Decreto Sicurezza. Per tre giorni, da lunedì 5 a mercoledì 7 maggio, l’Unione delle camere penali italiane ha infatti proclamato l’astensione dalle udienze e da tutte le attività del settore penale, «contestando con forte preoccupazione i contenuti del decreto, ma prima ancora il metodo: si tratta di un evidente abuso dello strumento della decretazione d’urgenza, non sussistendone i presupposti costituzionali». La protesta coinvolgerà anche Bergamo e il distretto giudiziario di Brescia, perché la mobilitazione trova fronte comune tra i penalisti: proprio per lunedì 5 maggio alle ore 10, la Camera penale della Lombardia Orientale – cui afferisce Bergamo – ha indetto un’assemblea straordinaria nell’Aula Panettieri del tribunale di Brescia, «per un confronto a più voci e da diversi punti di vista sui temi imposti dall’iniziativa normativa».
I punti critici
«Abbiamo apprezzato molto lo slogan dell’Unione nazionale delle camere penali – sottolinea l’avvocato Enrico Pelillo, presidente della Camera penale di Bergamo -: “Peggio del Disegno di legge Sicurezza c’è solo il Decreto Sicurezza”. La decretazione d’urgenza non ha nulla a che vedere con questi temi, ma deve essere davvero limitata ai casi di necessità e vera urgenza, che qui non si vedono».
È infatti questo uno dei punti critici sollevati dai penalisti: il Decreto Sicurezza, pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 11 aprile, è in sostanza la «scorciatoia» imboccata dal governo per superare l’impasse del disegno di legge omonimo, che da un anno giaceva in Parlamento. Si è scelta così la strada della decretazione d’urgenza per introdurre aggravanti (per l’accattonaggio, ma anche per la violenza, minaccia o resistenza a pubblico ufficiale durante proteste finalizzate a impedire la realizzazione di un’infrastruttura) o nuovi reati (come il reato di blocco stradale, che prima era solo un illecito amministrativo, il reato di rivolta in carcere, punito anche nella forma «passiva» e il reato di «appropriazione di immobile destinato a domicilio altrui», contro le occupazioni abusive).
I dati
In altri termini, come rileva Pelillo, «si introducono nuove pene detentive brevi che ingolfano procure, tribunali e carceri. Chiunque abbia un minimo di attenzione si rende invece conto che le carceri stanno esplodendo: la soluzione sarebbe l’indulto o l’amnistia, invece si viaggia in direzione ostinata e contraria con nuovi reati e nuove aggravanti». La situazione carceraria resta critica a Bergamo: secondo gli ultimi dati del ministero della Giustizia aggiornati a martedì, in via Gleno si contano 577 detenuti a fronte di 319 posti disponibili (tasso di affollamento del 180,9%). Non va certo meglio nella vicina Brescia: Canton Monbello ospita 364 reclusi per 182 posti regolamentari, esattamente il doppio, mentre a Verziano ci sono 111 detenuti per 71 posti (tasso di affollamento del 156,3%).
La Camera penale della Lombardia orientale ha messo nero su bianco un documento di critica al nuovo decreto, «improntato non alla prevenzione ma unicamente alla punizione a costo zero e all’offerta alla pubblica opinione di soluzioni di impatto esclusivamente simbolico, che non miglioreranno la sicurezza dei cittadini. Preoccupa la scelta di reprimere con lo strumento penale forme di dissenso che devono potersi manifestare in una società democratica, così come l’accanimento verso una microcriminalità marginale o ideologicamente oppositiva».
Le misure da cambiare
Si tratta, proseguono i penalisti, di «misure che vanno nel senso diametralmente opposto a quello dell’auspicabile implementazione delle pene e misure alternative al carcere, nonostante la nota, drammatica situazione in cui versano le carceri italiane quanto a sovraffollamento, carenza di lavoro e attività trattamentali, insufficiente tutela della salute fisica e mentale dei reclusi: tutte circostanze destinate a peggiorare la sicurezza nel nostro Paese se non si interverrà, dato che una detenzione vissuta in queste condizioni è destinata ad aumentare il pericolo di recidiva». «Il 10 maggio – aggiunge Pelillo – visiteremo il carcere di Verziano a Brescia in occasione della Festa della mamma (due anni fa l’iniziativa fu a Bergamo, ndr), per parlare con le detenute e osservare da vicino la situazione».
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