«Dosi? Usate al 97% . Ed è già capitato di farsele prestare»

Il direttore generale di Ats, Giupponi: «Mille incastri a livello regionale per far quadrare richieste, agente, slot e rinunce: per la verità poche».

C’è da incastrare, rivedere, aggiustare. Tutto in corsa. Un po’ perché il piano consegne continua a cambiare, anche parecchio. Un po’ perché gli stop and go dei vaccini (leggi AstraZeneca e, nelle scorse ore, Johnson & Johnson) richiedono un lavoro di ricalcolo della campagna non indifferente. Soprattutto in una fase in cui, le dosi, scarseggiano. «Il vero dato critico è quello – osserva Massimo Giupponi, direttore di Ats Bergamo –. Abbiamo usato il 97% delle dosi arrivate, limitando le scorte al 3%. Fino ad ora non ci siamo mai trovati nella condizione di rimanere senza vaccini, ma solo grazie ad un lavoro di aggiustamento continuo: è capitato, per esempio, di doverne chiedere in prestito ad Ats vicine». Ma come funziona la complessa catena di programmazione che dalla struttura commissariale arriva fino a Bergamo? Il direttore di Ats ne illustra i principali anelli ad incastro.

Partiamo dal principio. Come ci arriva sul portale di Poste uno slot disponibile a Chiuduno, piuttosto che a Spirano o a Dalmine?

«Da una catena molto articolata, che dipende sostanzialmente dall’incastro di due livelli. Il primo è il piano di consegna dei vaccini, che viene steso dal commissario Francesco Figliuolo e condiviso in sede di conferenza Stato-Regioni. Regione Lombardia comunica quindi alle Ats la disponibilità di dosi per ciascuna provincia, e l’Ats condivide il piano di consegna con le tre Asst, che gestiscono materialmente la campagna sul territorio».

E il secondo livello?

«È rappresentato dal piano di adesione, a cui lavora Ats insieme alle Asst. In sostanza si incrocia la disponibilità di dosi con il target e le categorie da vaccinare, per arrivare - da un lato - a decidere quante linee avviare, dall’altro a stendere le agende e aprire gli slot sul portale di Poste».

Cosa fa Ats e cosa fanno le Asst, in quest’opera di programmazione?

«Diciamo che Ats fa il lavoro di incrocio dei due livelli, giocando sempre sul filo dell’equilibrio. Le tre Aziende sociosanitarie territoriali aprono e gestiscono le agende trasmesse a Poste, oltre che occuparsi di tutta la campagna sul campo. Asst Papa Giovanni XXIII fa anche da hub provinciale e si occupa della distribuzione alle altre aziende».

E fin qui fila tutto. Ma cosa succede quando una consegna di vaccini slitta o viene sospesa? L’agenda è già stata trasmessa sul portale di Poste, i cittadini si sono prenotati.

«Questo è uno dei due nodi che più ci mette in difficoltà. Ci sono tre strade da seguire per uscire dall’impasse, e passano tutte dalla redistribuzione delle dosi. O le si redistribuisce fra le tre Asst che, in sostanza, se le “prestano” fra di loro, con Ats a coordinare questo spostamento. Oppure le si redistribuisce fra Ats di città diverse, e a noi è capitato di riceverne – ma anche di prestarne – da Ats Brescia, Brianza, Val Padana. O, ancora, le si chiede a Regione che, extrema ratio, può farsi inviare un carico d’emergenza dalla struttura commissariale».

A proposito di aggiustamenti in corsa. Le dosi di Johnson & Johnson ferme a Pratica di Mare hanno causato problemi alla Bergamasca?

«Non nell’immediato, ma solo perché questo primo carico per noi si traduceva in meno di cinquemila dosi. Ma i vaccini J&J pattuiti ci servono eccome».

Oltre alle modifiche al piano di consegna, qual è l’altro nodo che più vi mette in difficoltà?

«Le rinunce. Chi si è prenotato e poi rifiuta di vaccinarsi ci lascia dosi in eccedenza da dover utilizzare con tempestività. Ma parliamo di pochissimi casi: anche per AstraZeneca, non arrivano a una sessantina. Le singole Asst comunque gestiscono la situazione facendo ricorso a liste di riserva».

Liste più volte citate, ma di cui si è spesso messa in dubbio l’esistenza. Del resto, tutti ricordano il lavoro delle Asst per recuperare last minute cittadini da vaccinare, anche con il passaparola, quando Aria non convocava gli utenti...

«Le liste di riserva esistono per alcune categorie, per altre no. In ogni caso anche quando le Asst hanno convocato cittadini in autonomia, lo hanno fatto chiamando persone che avevano pieno diritto alla vaccinazione poiché appartenenti alle categorie stabilite a livello nazionale.Detto questo, parliamo di un problema che si è verificato nelle settimane di prenotazioni a gestione Aria. Ora è un tema superato».

Superato, ma si continua a vaccinare al di sotto della potenzialità.

«Ma solo ed esclusivamente per la carenza di dosi. Fra città e provincia somministriamo quotidianamente circa 6.500 vaccini, quando potenzialmente potremmo arrivare a quota 18 mila. E’ delle ultime ore la notizia di un aumento nelle consegne nelle prossime settimane, speriamo ci consenta di accelerare».

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