Emi Bondi, eletta presidente della Società italiana di psichiatria: la prima donna in 149 anni

La nomina. L’importante carica riconosciuta alla direttrice del Dipartimento di Salute mentale dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Per la prima volta, in 149 anni di vita, la Sip, Società italiana di psichiatria, sarà guidata come Presidente da una donna. O meglio da due: una a rappresentare i servizi territoriali e l’altra il mondo universitario. Al congresso nazionale di Genova, con 1.200 partecipanti e 900 votanti per il rinnovo delle cariche istituzionali, è stata eletta presidente Emi Bondi, Direttore del Dipartimento di Salute mentale dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Presidente per il biennio successivo è stata eletta, come rappresentante degli psichiatri delle Università, la professoressa Liliana Dell’Osso, docente ordinaria di Psichiatria all’università di Pisa e direttore dell’Unità operativa di Psichiatria dell’Azienda ospedaliero universitaria Pisana.

«Oggi, più che mai - afferma Emi Bondi, neo presidente della Società italiana di psichiatria - possiamo affermare che non c’è salute, lavoro, futuro senza salute mentale».

«È davvero un evento da sottolineare: nonostante nel mondo ospedaliero e della sanità le donne siano ormai più degli uomini, non era mai accaduto che ai vertici della Sip arrivassero due donne – spiega Bondi –. Due donne che rappresentano, come nel mio caso, il mondo ospedaliero e dei servizi territoriali e, nel caso della professoressa Dell’Osso, quello universitario». «L’impegno sarà gravoso, siamo in un momento molto delicato per tutta la sanità e in particolare per la psichiatria - precisa -. Il settore è in ginocchio, già ben prima della pandemia: assenza di investimenti, una carenza drammatica del personale e ora alle prese con un aumento del 30% di diagnosi tra depressione e altre patologie psichiche causate da due anni di Covid. Più recentemente va ricordato il dramma della guerra in Ucraina, con gravi ripercussioni economiche sulla nostra società. Gli investimenti, che sarebbero dovuti crescere almeno fino al 5% del fondo sanitario nazionale, per raggiungere l’obiettivo indicato dalla conferenza Stato-Regioni, ormai più di 10 anni fa, sono tracollati dal già misero 3,5% del 2018 al 2,75% del 2020. Il problema è che, tra le risorse destinate dal Pnrr alla salute, ben poche risorse afferiscono alla Salute mentale». Ma «oggi, più che mai - conclude Bondi - possiamo affermare che non c’è salute, lavoro, futuro senza salute mentale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA