«Facciamoci custodi dei più piccoli con rispetto e con relazioni autentiche»

IL 18 NOVEMBRE. La Giornata di preghiera nazionale della Cei per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili: «Ciascuno sia consapevole dell’importanza di vivere la giusta prossimità che ci fa vicini e profondamente rispettosi».

Si rinnova anche quest’anno l’invito ad una giornata di sensibilizzazione alla necessità di una sempre maggiore cultura custodia dei minori e delle persone vulnerabili, insieme alla preghiera per le vittime di abusi. Come sperimentato fruttuosamente l’anno scorso con la IV Giornata di preghiera (il tema era «Ritessere fiducia»), che cade il 18 novembre, continua la scelta del Servizio nazionale per la Tutela dei minori e delle persone vulnerabili della Conferenza episcopale italiana di proporre spunti di riflessione legati a parole chiave della prevenzione e della custodia dei più piccoli: «Rispetto: generare relazioni autentiche» è il tema scelto per questa V Giornata nazionale 2025. Dalla fiducia al rispetto dunque.

La fiducia è la condizione fondamentale non solo per crescere ma anche per vivere. In qualsiasi percorso educativo, ma in modo specifico nei cammini di accompagnamento e formazione nella fede in parrocchia, viene chiesto di aprirsi e confidarsi, cercando nella figura di una guida o di un responsabile un riferimento da ritenere affidabile e sicuro. La fiducia che riceviamo è tanta e ci onora continuamente. È fiducia che non va tradita: in nessun modo.

«Rispettiamo la sacralità e l’originalità di cui ciascuno è portatore»

Rispetto: è la sostanza etica a cui ancorare le nostre relazioni ecclesiali, affinché l’altro sia riconosciuto come tale: altro da me, differente. Di fronte all’altro non solo ci è chiesto di toglierci i sandali per rispettarne la sacralità e l’originalità di cui ciascuno è portatore, ma imparare a «chiedere permesso», per incontrarne la vulnerabilità come tratto dell’umano da integrare e custodire, sempre e ovunque. È il rispetto la garanzia di quel limite oltre al quale non si può mai andare, così che i legami non diventino mai legacci e l’altro non perda la sua dignità di soggetto libero e creativo: amato da Dio.

«La formazione delle figure educative e dei volontari è centrale e determinante»

La formazione delle figure educative e dei volontari in parrocchia e in ogni ambiente pastorale, assieme ai loro sacerdoti, diventa elemento centrale e determinante. La cura dei minori e il sostegno verso le persone vulnerabili non è certo una novità nell’agire della Chiesa e delle nostre parrocchie: generazioni di preti, religiosi, catechisti e laici impegnati in parrocchia non hanno fatto altro che cercare di dare del loro meglio - con generosità e in nome del Vangelo - per la cura delle giovani generazioni; oggi ci è chiesto un surplus di consapevolezza nell’impegno per la tutela. Nulla di nuovo - in un certo senso - ma opportunità preziosa di fare ancora meglio il bene. Alcuni scandali o il comportamento gravemente abusivo di pochi non devono far dimenticare il bello e buono che c’è stato, c’è e ci sarà. L’attuale esigenza di maggior impegno e consapevolezza diventa quindi occasione di ulteriore maturazione, e di impegno serio e credibile perché alcune condotte ingiustificabili non abbiano a ripetersi: un caso solo è già troppo.

«Anche la Chiesa bergamasca continua con passione il suo impegno affinchè i luoghi educativi pastorali siano ambienti sicuri, responsabili e affidabili»

La grande determinazione di Papa Francesco, raccolta con convinzione da Papa Leone, spinge e sostiene l’impegno della Chiesa universale e italiana verso una promozione della custodia dei più piccoli che diventi sempre più cultura, stile relazionale, modo di fare pastorale. Anche la Chiesa bergamasca, attuando la linea tracciata dal Vescovo Francesco Beschi, continua con passione il suo impegno affinchè i luoghi educativi pastorali - gli oratori anzitutto, ma anche le scuole cattoliche di ogni ordine e grado, le attività sportive e ricreative, le attività musicali ed espressive in parrocchia e la catechesi - siano ambienti sicuri, responsabili e affidabili.

Solo garantendoci reciprocamente il rispetto potremo generare relazioni ecclesiali non solo rinnovate, ma autentiche: generative e libere

La Giornata nazionale di preghiera e sensibilizzazione chiede di espandersi permeando tutte le giornate e tutte le modalità in cui la Chiesa coinvolge i più giovani e i più vulnerabili: buone prassi e suggerimenti operativi possono aiutare, ma nulla supplisce la consapevolezza in ciascuno circa il proprio compito educativo e l’importanza di vivere quella giusta prossimità che ci fa vicini e al tempo stesso profondamente rispettosi. Solo garantendoci reciprocamente il rispetto potremo generare relazioni ecclesiali non solo rinnovate, ma autentiche: generative e libere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA