I bambini ucraini accolti a scuola. «Sono spaventati»

Istituto Camozzi Inseriti dalla materna alle medie. La dirigente: «Il grosso problema è il trauma subito».

Sono cinque i bambini e ragazzi ucraini che hanno iniziato a frequentare l’Istituto comprensivo Camozzi, uno nella scuola dell’infanzia, due alla primaria e due alle medie, ma i numeri sono flessibili perché già altre iscrizioni sono state presentate. «Possiamo dire - sottolinea la dirigente dell’Ic Camozzi Barbara Mazzoleni - che da subito, già all’inizio di marzo, come dirigenti degli istituti compresivi della città, in collaborazione con l’ufficio scolastico, ci siamo mossi per coordinate gli interventi di accoglienza di alunni giunti dall’Ucraina, con l’inserimento a scuola. Seguendo le indicazioni del Ministero, si prevede per questi bambini e ragazzi un supporto di tipo psicologico, in considerazione dei motivi per cui sono stati costretti a lasciare il proprio Paese, l’inserimento in classe secondo l’età anagrafica e l’attivazione di percorsi di alfabetizzazione al pomeriggio in due sedi cittadine, dove i ragazzi più grandi si recano autonomamente, mentre per i più piccoli il Comune di Bergamo garantisce il trasporto, come anche la mensa gratuita».

Nell’ambito della città gli inserimenti negli Istituti comprensivi sono circa una quarantina, di cui 30 alle primarie. «In generale - continua la dirigente Mazzoleni - i nuovi arrivati immaginano di poter rientrare a casa a breve ed il ministero dell’istruzione dell’Ucraina sta attivando la Dad perché gli studenti possano comunque completare l’anno scolastico. Purtroppo pensiamo che la permanenza in Italia sarà più lunga. Ed un problema che deve essere affrontato riguarda il trauma che i giovani hanno subito. Positiva la solidarietà che si è subito mossa, anche nel nostro istituto, per esempio in collaborazione con un’associazione ucraina è stata attivata una raccolta di beni, ed ancora i rappresentati delle case editrici si sono detti disponibili a fornire i materiali necessari». Nell’istituto Camozzi il gruppo che lavora per l’inclusione sta attuando una serie di azioni.

«Fondamentale la socialità»

«Abbiamo messo a punto un protocollo - spiega la docente Camilla Mangili, referente del Gli, per la scuola secondaria di primo grado -, in cui si evidenzia che l’aspetto fondamentale è quello della socialità. Inoltre stiamo preparando del materiale didattico». Così ogni lunedì dalle 14 alle 16 c’è un incontro nella sede di via Pinetti con tutti gli studenti inseriti alla primaria e secondaria e con gli adulti che si occupano di loro, con la presenza della mediatrice culturale della cooperativa Ruah. «Sembrano spaventati e preoccupati - continua Mangili -. Non vedono l’ora di tornare a casa, ci sono situazioni complesse, che mi coinvolgono emotivamente. Una nonna per esempio si è trovata ad occuparsi dei due nipoti che le sono stati affidati dai generi rimasti in Ucraina a combattere. La donna in realtà ha visto i nipoti poche volte. E dice che sta imparando a conoscerli ora poco a poco». Intanto gli alunni della scuola media hanno potuto accogliere due coetanei inseriti in una classe prima. «Di loro - racconta la docente di matematica Angela Peruzzo - sappiamo che provengono uno da una cittadina ad ovest, non colpita. È arrivato con la sorellina, mentre la mamma medico è rimasta in Ucraina per dare il suo aiuto alla popolazione; l’altro ragazzo viene da Kharkiv, città rasa al suolo, i suoi familiari stanno combattendo. I compagni sono stati molto accoglienti e disponibili. Certo non è semplice per loro stare in classe non conoscendo la lingua italiana».

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