Il marito la accusa di aver rapito la figlia. «No, subiva maltrattamenti»: assolta

FUGGITA IN MOLDAVIA. L’accusa di sottrazione internazionale di minore risale al 2017. Ma la sorella di lei, testimone in aula, dice: «Lui la maltrattava».

Era accusata di sottrazione internazionale di minore perché nel novembre del 2017 era tornata in Moldavia insieme alla figlioletta all’epoca di due anni, all’insaputa del marito, un camionista romeno, che aveva poi sporto denuncia. Martedì 30 gennaio una donna moldava di 40 anni, assistita dall’avvocato Paolo Botteon, è stata assolta perché il fatto non costituisce reato.

La vicenda si è consumata in un paese della Bassa bergamasca, dove al tempo viveva la coppia. La donna da allora è in Moldavia e non ha nessuna intenzione di tornare in Italia perché, ha fatto sapere al legale, ha paura del marito. Dietro questa fuga improvvisa, ha sostenuto martedì nell’arringa difensiva Botteon, ci sarebbero infatti i maltrattamenti che l’imputata avrebbe subito in casa. La difesa a processo ha convocato come testimone la sorella della 40enne che per un mese aveva convissuto con la coppia. La testimone era in possesso di un referto del pronto soccorso relativo alla sorella e lo ha mostrato al giudice: nel verbale si parla di contusioni causate da «persona nota».

«La signora ha scelto di andare in Moldavia perché non ce la faceva più a restare in Italia», ha sostenuto il difensore. Che, invocando l’assoluzione (anche l’accusa lo aveva fatto nella scorsa udienza), ha chiesto la trasmissione degli atti alla Procura per falsa testimonianza nei confronti del marito, che in aula aveva raccontato di un matrimonio con normali liti fra coppia. Quest’ultimo si era costituito parte civile. Il legale dell’uomo è stato l’unico a processo a invocare la condanna per la 40enne.

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