(Foto di Bedolis)
IL BALZO. Il traino della variante K, «ma non è più grave di quella tipica». Nei Pronto soccorso il 10% degli accessi per infezioni respiratorie, i pazienti soprattutto anziani.
Auguri e starnuti, cenoni e febbre. Come da previsioni, il periodo delle feste coincide con la massima circolazione dell’influenza e delle altre sindromi respiratorie stagionali. C’è una lunga sequenza di «indizi» a portare a questa considerazione: il polso dei medici di base, i dati ufficiali, le valutazioni degli ospedali. Basandosi sul più recente monitoraggio della Regione, nell’ultima settimana analizzata (quella «piena» dal 15 al 21 dicembre) l’incidenza di questi virus ha raggiunto il valore di 16,4 casi ogni mille abitanti: in concreto, proiettando il dato sulla Bergamasca, si può stimare un ritmo di circa 18mila contagi complessivi – tra influenza, patologie para-influenzali, Covid, Rsv e altre forme assimilabili – nel periodo all’imbocco delle festività. A far da traino c’è soprattutto la variante K, una mutazione del virus A dell’influenza (il più diffuso), che però non sembra manifestare sintomi clinici più severi del solito.
«Siamo al probabile picco, che di frequente viene a coincidere con le vacanze di Natale – rileva Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo -. La risposta sul territorio è stata comunque rinforzata rispetto al passato: sono stati attivati gli hotspot infettivologici, e anche i medici di base e i pediatri sono stati dotati dei tamponi per testare direttamente i pazienti. Per chi non si è ancora vaccinato, può essere comunque utile farlo in questi giorni, soprattutto per anziani, fragili e cronici. La campagna, comunque, è andata bene: i bergamaschi sono attenti». Lo ribadiscono, a questo proposito, le cifre: sono circa 230mila i bergamaschi che hanno aderito all’antinfluenzale, indicativamente 10mila in più dell’anno scorso.
In prima linea per far fronte alle richieste dei pazienti, tra consulti telefonici e visite in studio, ci sono i medici di famiglia: «La miccia s’è innescata, questi sono giorni di fuoco – racconta Marco Agazzi, presidente della sezione bergamasca dello Snami, sindacato di categoria -. I sintomi non sono comunque gravi: prevale la febbre fino a 38-39 gradi, le polmoniti sono rare; nelle persone giovani l’influenza si supera dopo 3-4 giorni di riposo assoluto, mentre negli anziani il vaccino risponde bene. Il calendario s’è messo di traverso perché gli ambulatori resteranno chiusi per più giorni consecutivi, è fondamentale che ci sia la giusta ricettività da parte degli altri servizi».
Già, quest’anno il rischio maggiore è determinato dalla «disposizione» delle feste. A Natale e Santo Stefano seguono infatti un 27 e un 28 dicembre di sabato e di domenica, quando tipicamente i medici di base non sono in servizio: insomma, quattro giorni consecutivi con i loro ambulatori chiusi. Ecco perché l’attenzione del sistema sanitario è alta, a partire dai pronto soccorso. Gli ultimi dati consolidati indicano in realtà una stabilizzazione degli accessi nei presìdi della Bergamasca: nella settimana dal 15 al 21 dicembre sono stati in tutto 1.100 i cittadini che si sono presentati in Pronto soccorso per sindromi respiratorie (poco più di 150 al giorno in media), in sostanziale continuità con i 1.175 dell’8-14 dicembre e ai 1.082 dell’1-7 dicembre.
«Siamo in linea con gli standard: i numeri si sono assestati, ma è incrementato il loro peso rispetto al totale degli accessi in Pronto soccorso – spiega Filippo Manelli, direttore del Pronto soccorso dell’Asst Bergamo Est e presidente regionale della Simeu, la Società italiana della medicina di emergenza-urgenza che raggruppa gli specialisti del settore -: le sindromi simil-influenzali rappresentano il 10% di tutti gli accessi in Ps, e nel 10% di questi casi si valuta la necessità di un ricovero, in particolare per la presenza di polmonite o di uno scompenso cardio-respiratorio. A Natale la situazione è rimasta sotto controllo con numeri in linea alla giornata ordinaria, senza afflussi particolari, mentre a Santo Stefano gli utenti sono invece aumentati, ma non solo per le influenze». Succede, fuor di leggenda, per un motivo: il 25 dicembre le persone sono più restie a recarsi in ospedale, perché preferiscono «tenere botta» visto il giorno di festa da trascorrere in famiglia; così, se un malanno non passa, il giorno seguente allora si va al Pronto soccorso. Anche per questo, sempre in tema influenze, «saranno i prossimi giorni, a ridosso della fine dell’anno, quelli da monitorare», aggiunge Manelli.
«La crescita degli accessi è iniziata da dicembre, in maniera lievemente anticipata rispetto al 2024 – conferma anche Valeria Cannistraro, responsabile della Struttura di Gestione delle funzioni igienico -sanitarie del polo ospedaliero e del polo territoriale dell’Asst Papa Giovanni -. La variante K del virus dell’influenza non ha una sintomatologia diversa o più grave da quella tipica: i primi pazienti ad arrivare in Ps erano prevalentemente in età pediatrica, adesso come da consuetudine prevalgono i grandi anziani con comorbilità (con altre malattie, aggravate dall’influenza, ndr), meno facili da gestire sul territorio. Ma negli ultimi anni la Regione ha attivato precocemente il potenziamento dei servizi, ad esempio gli hotspot infettivologici: l’obiettivo è essere preparati per tempo, il sistema regge».
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