La giustizia piange Severina Panarello:
«Donna umana e sensibile»

Nel suo lavoro ha reso concreto un ideale. Severina Panarello, dirigente dell’Ufficio interdistrettuale lombardo di esecuzione penale esterna, figura di riferimento anche per l’Uepe di Bergamo (l’Ufficio di esecuzione penale esterna), s’è spenta venerdì a 58 anni, per una malattia.

Entrata nell’amministrazione della giustizia nel 1988, nel 2000 era stata direttrice dell’Uepe di Brescia e di riflesso anche della sede di servizio di Bergamo; proprio lei era stata decisiva per l’apertura dell’ufficio bergamasco in piazza della Libertà, operativo dal 2009. Dal 2011 ha proseguito la carriera a Milano.

È da questi uffici che passa la progettazione e dell’autorizzazione delle misure alternative al carcere, quelle che più contribuiscono ad abbattere la recidiva. «È stata una persona che ha sempre cercato di parlare fuori dal carcere e oltre il carcere – è il ricordo di Lucia Manenti, direttrice dell’Uepe di Bergamo -. Il suo spessore umano e professionale è stato fondamentale anche durante la fase critica della pandemia». Di «dolore infinito» parla Monica Lazzaroni, presidente uscente del Tribunale di Sorveglianza di Brescia: «Era la rappresentazione della vita e della vitalità, per questo la sua scomparsa è ancora più inaccettabile. Se questo era il momento per concentrare le forze migliori nell’ottica di un superamento della concezione meramente retributiva della pena, abbiamo perso un pilastro». Coniugando fermezza, sensibilità e riservatezza, Severina Panarello si era occupata negli ultimi anni delle misure alternative anche di diverse personalità balzate agli onori della cronaca, da Silvio Berlusconi (quando fu affidato in prova ai servizi sociali nel 2014) a Fabrizio Corona.

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