La tragedia delle Foibe: «Onoriamo i caduti operando per la pace»

GIORNO DEL RICORDO. Gori alle celebrazioni: «Una ferocia sulla quale ha pesato a lungo un colpevole silenzio» Paolo Franco: «Qui per restituire dignità alle vittime».

È stata una cerimonia sobria, commossa e partecipata da numerose autorità militari e civili, rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma, cittadini quella che si è tenuta nella fredda e piovosa mattinata di sabato 10 febbraio alla Rocca nel Giorno del Ricordo, ricorrenza istituita con una legge del Parlamento italiano nel 2004 per fare memoria della tragedia vissuta dalla popolazione italiana del confine orientale vittima, dopo la Seconda guerra mondiale, delle foibe o costretta a lasciare le proprie case. A vent’anni di distanza è stata Maria Elena Depetroni, presidente del Comitato di Bergamo dell’associazione Venezia Giulia e Dalmazia a sottolineare il significato del 10 febbraio: «Dopo il 2004 si è incominciato a percepire quella storia drammatica prima considerata solo regionale come una pagina della storia italiana ed europea. Da allora vi è stato un forte impegno per salvare quella memoria che rischiava di scomparire, da un lato attraverso la ricerca storica, dall’altro con iniziative didattiche e formative attuate nella scuola. Si è superata così una visione semplificatrice e si è riconosciuto l’esodo da Fiume e Dalmazia come conseguenza di un progetto di sostituzione etnica che ha portato alla fine dell’italianità adriatica. Un ringraziamento va espresso agli esuli italiani che con coraggio, forza, passione, amor di patria hanno sempre lottato per conservare e trasmettere quella memoria».

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Tra loro è stato ricordato il commendatore Vincenzo Barca, già presidente del comitato di Bergamo dell’Associazione. L’intervento di Depetroni è stato preceduto dalla lettura di alcuni testi da parte di Cristina Sanga, Sofia e Vittoria Campos, studentesse della classe 2C del Liceo scientifico Mascheroni. La cerimonia è stata aperta dai discorsi del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori; del consigliere della Provincia, Damiano Amaglio e dell’assessore regionale alla casa e all’housing sociale Paolo Franco. Da parte loro è stato unanime l’apprezzamento nei confronti dell’associazione Venezia Giulia e Dalmazia per l’impegno a mantenere viva la memoria.

Gori ha ricordato che anche la nostra città accolse i profughi giuliani, istriani, dalmati, alla Clementina, alla Malpensata, a Celadina vittime della «ferocia che si scatenò tra il 1943 e 1947 contro gli italiani, una vera e propria pulizia etnica. Le foibe e l’esodo sono una tragedia che non può essere dimenticata, anche se su quei fatti ha pesato a lungo un colpevole silenzio. I tentativi di negazione e minimizzazione hanno rappresentato un affronto alle vittime e alle loro famiglie, oltre che una ferita per la coscienza collettiva del nostro Paese». Gori ha ricordato l’incontro che ci fu il 13 luglio 2020, davanti alla foiba di Basovizza tra il presidente Sergio Mattarella e il presidente della Slovenia, Borut Pahor. «Onoriamo la memoria dei morti delle foibe – ha concluso il sindaco -, operando concretamente per la pace e il superamento di ogni muro». Dopo i discorsi sono state deposte le corone d’alloro.

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