L’abbraccio al Treno della Memoria

La cerimonia. Centinaia di persone in stazione ad accogliere il convoglio che celebra il Milite Ignoto. Cantamessa (Fs): «Simbolo di pace quanto mai attuale». Autorità e cittadini: «Un esempio per i giovani».

Il fischio che annuncia l’entrata in stazione del Treno della Memoria, atteso nella mattinata di domenica 6 novembre da centinaia di bergamaschi stipati lungo la banchina del primo binario della stazione ferroviaria, riecheggia con quasi 50 minuti di ritardo rispetto alla tabella di marcia. L’abbraccio della folla nelle tappe che hanno preceduto l’arrivo in città ha rallentato la lunga marcia che dopo un mese esatto dalla partenza, il 7 ottobre da Trieste, si è chiusa lunedì 7 novembre a Bassano del Grappa dopo oltre 5mila chilometri. A 101 anni dal viaggio che nel 1921 condusse la salma del Milite Ignoto da Aquileia a Roma, il treno del «soldato sconosciuto» celebra ancora oggi il sacrificio dei tanti giovani militari caduti in guerra per la libertà della Patria. Un secolo fa la mano di una madre, Maria Bergamas, sulla decima delle undici bare con i corpi di altrettanti soldati non identificati sistemate nella basilica di Aquileia, diede un corpo a quello che sarebbe diventato l’eroe nazionale senza volto e senza nome. Il feretro avvolto nel Tricolore fu caricato su un treno e portato nella Capitale, dove ancora oggi riposa all’Altare della Patria.

«Quel viaggio fu il momento più alto di unificazione e di pacificazione dopo la Prima Grande Guerra e la prima, grande cerimonia laica dall’Unità d’Italia», ha detto Luigi Cantamessa, direttore generale della Fondazione Ferrovie dello Stato, accogliendo ieri insieme alle note della fanfara dei Carabinieri il treno sul quale è stato allestito il simulacro di quel feretro. «Il messaggio delle Ferrovie dello Stato – ha aggiunto – è proprio ricordare chi cent’anni fa ha anteposto alla sua giovinezza e alla sua stessa vita quegli ideali che noi ancora oggi vogliamo riproporre ai giovani». Il direttore generale della Fondazione che ha organizzato il viaggio del Treno della Memoria ha ricordato anche il sacrificio dei 1.300 ferrovieri morti durante la guerra sui treni che rifornivano le trincee verso il Piave e sul Carso. Quest’anno il messaggio di unità nazionale del Treno della Memoria ha fatto tappa in tante città italiane che in quel lontano 1921 non furono toccate dal viaggio del Milite Ignoto. E non poteva mancare una fermata anche a Bergamo. «Essere qui oggi è un modo per ricordare un sacrificio, riattualizzandolo in una chiave nuova e in un momento particolare della nostra storia, dove la guerra incombe di nuovo in Europa – ha detto ancora Cantamessa –. Bergamo antesignana dell’Unità d’Italia, Città dei Mille e protagonista dell’epopea risorgimentale, dalla gente laboriosa, che ha sofferto e resistito durante il primo scorcio della pandemia, non poteva non accogliere il simbolo della sofferenza e della dedizione che oggi si trova qui, sul carro K12 di questo convoglio».

Le reazioni

Durante la breve cerimonia istituzionale che ha preceduto la visita di centinaia di bergamaschi al convoglio fino alle 18, anche il prefetto di Bergamo, Enrico Ricci, ha ricordato il viaggio del Milite Ignoto lungo la Penisola: «Fu una vicenda straordinaria – ha detto, visibilmente commosso per la partecipazione –. Quel trasporto richiese addirittura una settimana, dal 28 ottobre al 4 novembre. Centinaia di migliaia di persone si inginocchiarono anche lungo le campagne, gettando fiori sulla bara. Fu una partecipazione commovente e straordinaria, dovuta all’orgoglio nazionale per la vittoria di una guerra sanguinosissima che fece 650mila morti e oltre un milione di mutilati, ma soprattutto alla commozione della gente per colui che è considerato il figlio di tutti, il figlio di un popolo che aveva appena pagato un tributo di sangue enorme. E la grande partecipazione popolare di oggi è la testimonianza dell’affetto per una vicenda che all’epoca commosse tutto il Paese. Ma è anche la manifestazione del forte e radicato sentimento nazionale che esiste ancora nel nostro popolo».

Il deputato Andrea Tremaglia si dice «impressionato dall’ampia partecipazione della cittadinanza e dalla unanime commozione per la tappa di Bergamo. Il Milite Ignoto, dall’anno scorso cittadino onorario di Bergamo, è simbolo di unità e pacificazione nazionale ed è molto significativo il suo passaggio nella nostra Città dei Mille, protagonista del lungo processo risorgimentale di unificazione». Ringraziando il gruppo Fs e la fondazione Fs italiane, Tremaglia auspica che «l’evento diventi un appuntamento annuale di memoria e riflessione destinato specialmente alle nuove generazioni: il ricordo di quei giovani eroi spesso senza nome e senza volto che fecero l’Italia sia esempio e ispirazione per quanti ancora oggi lavorano per il bene della Patria». Il comandante del Terzo Reggimento di sostegno Aves Aquila, Bruno Scognamiglio, ha ricordato «l’eroe nazionale senza volto divenuto il simbolo del sacrificio compiuto da tutti coloro che lottarono per un Paese più libero e più giusto. Un invito – ha detto – a mantenere vivo il ricordo di tutti i caduti che con il loro sacrificio hanno contribuito a costruire l’Unità nazionale e il concetto di Patria, e che rappresentano il simbolo di un eroismo nascosto al quale bisognerebbe ispirarsi».

«Cent’anni fa come oggi le ferrovie uniscono l’Italia, ancor di più in una Regione dove ci si muove e si produce tanto», ha detto l’assessore regionale alle Infrastrutture Claudia Terzi, visitando la mostra del viaggio del Milite Ignoto allestita nei vagoni del Treno della Memoria.

Tanti i bergamaschi che non hanno voluto mancare: «È un messaggio che risveglia la coscienza di tutti – ha detto Giusy Montanino di Bergamo –. Ricordare questo è qualcosa che fa parte di noi, delle nostre famiglie, e che speriamo c’insegni qualcosa». Sergio Perona arriva con il tricolore sulle spalle: «Questa è la bandiera che ricorda Trento, Trieste e il sacrificio di chi è caduto per la libertà . È un onore, oggi, essere qui, anche nel segno di una pace che mai come in questo momento serve per tutti i popoli». Roberto Bonetti, da Albino: «Salire su questo treno è stato un po’ come rivivere quello che è successo tanti anni fa. Oggi che c’è tanto bisogno di pace, la leva militare rappresenterebbe ancora un bell’insegnamento per i nostri ragazzi». È commosso l’alpino Luigino Rota di Villa d’Almè: «Sono stato ad Aquileia e ho visitato il posto dove erano state posizionate le 11 bare. Sono eventi che fanno riflettere ed emozionare».

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