Le impossibili competenze pretese dai sindaci

Mi sembra opportuno, se non doveroso, pronunciare subito, o meglio scrivere, una delle frasi più ricorrenti nella storia della Repubblica italiana, particolarmente utilizzata in questi ultimi anni, soprattutto da personaggi cosiddetti pubblici e perfino, si noti bene, da magistrati: «Ho il più grande rispetto per la magistratura e sono certo…» con quel che segue, che tutti conoscono. Fatta questa premessa, veniamo ai fatti. Dunque, un bambino ha avuto il dito schiacciato nella porta tagliafuoco, costruita da altri: è il classico caso di un sindaco imprevidente. Se, invece, il bambino fosse scivolato su un gradino, anche in questo caso il sindaco dovrebbe rispondere alla Giustizia per non aver ben pulito la scala o per aver dimenticato di asciugare dell’acqua.

Se poi il bambino durante il pranzo corre il rischio di ingozzarsi perché ha ingoiato di colpo mezza banana, ecco: il sindaco è responsabile per la culpa in vigilando. In questo caso, però, sarebbe più fortunato, perché potrebbe, più facilmente che negli altri casi, rivalersi sul ben individuato fruttivendolo, che fornisce l’asilo. Non parliamo, poi, se qualche incidente avviene, per esempio, durante gli allenamenti dei bambini sul campo sportivo comunale. Qui le cose sarebbero ancora più complicate. Se si rompesse un canestro del basket o se si trattasse di una pallonata nel calcio o la rottura di una sbarra in palestra o di una storta per una zolla fuori posto, è chiaro che la causa non può che essere la totale incompetenza del sindaco come allenatore di pallacanestro o di calcio o di atletica. E si potrebbe pensare anche a qualche colpa come «agricoltore» per la tenuta del campo. Per fortuna, abbiamo la magistratura (nella quale, meglio ripeterlo, abbiamo tutti la più totale fiducia), che è vigile sulla salute dei nostri bambini. La signora sindaco di Crema avrebbe dovuto seguire gli opportuni corsi di formazione, prima di presentarsi come primo cittadino: sai che risparmio per la Giustizia!

Già, la Giustizia. Qualche anno fa, in un Comune della Bergamasca, che conosco benissimo, furono rubate delle carte d’identità. Come sempre fu istruito subito (dopo due o tre anni) il processo contro i responsabili. Nel frattempo, è cambiato il sindaco. Il nuovo, appena insediato, si vede arrivare la convocazione a Brindisi (!), per testimoniare sul furto (del quale, ovviamente, non sa nulla). A Brindisi, perché gli imputati erano di laggiù. Il sindaco si informa della data, dell’ora, del che cosa fare, eccetera. E, preso l’aereo, parte per Brindisi e sceglie un albergo di seconda mano, perché vicino al Tribunale.

Si presenta la mattina stabilita al giudice. Prima informazione: il processo è rinviato al giorno dopo, perché un avvocato ha un altro impegno. Rientro in albergo: il giorno dopo, puntuale, alle 9, come previsto, il sindaco è in aula. Solo alle 11,30, il Tribunale entra e annuncia subito che il processo non si può fare perché uno dei militari testimoni è in servizio al Monte Bianco (non sta scherzando, quel sindaco) e non si è potuto presentare, per ragioni di servizio.

Per fortuna quel sindaco bergamasco (che è a Brindisi per ragioni di servizio) perde (sempre rispettosamente, non si sa mai) la pazienza e chiede di essere sentito, perché Bergamo non è proprio lì fuori. Sguardi perplessi tra la signora presidente (era una donna biondissima), i giudici a latere e gli avvocati. Viene chiamato alla sedia dei testi. La sua deposizione: «Devo confermare quanto dichiarato dal mio predecessore», dura molto meno di un minuto e, bontà loro, ma sempre su richiesta, congedano il sindaco, assicurandolo che probabilmente (!?) non sarebbe stato più chiamato per le necessarie udienze successive. Naturalmente, del processo non si è saputo più nulla.

L’unica accusa che si deve rimproverare a quel sindaco è di non avere seguito, in precedenza, dei corsi di formazione per ladri di carte d’identità.

L’ironia aiuta nella vita. Avanti di questo passo, però, ci sarà ben poco da ridere: chi se la sentirà ancora di impegnarsi ad amministrare una comunità, con il rischio di ritrovarsi chiamato in un’aula di Tribunale a rispondere di qualsiasi presunta responsabilità?

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