«Luci sulla Palestina», serata di presidi agli ospedali di Bergamo, Seriate e Treviglio - Video

IL FLASH MOB. Dall’inizio della guerra, quasi 1.700 operatori sanitari sono morti a Gaza mentre assistevano e curavano la popolazione. Per ricordarli, giovedì 2 ottobre in tutta Italia, una «staffetta» ha coinvolto un gran numero di strutture sanitarie con dei flash mob.

Bergamo

È l’iniziativa «Luci sulla Palestina: 100 ospedali per Gaza», in programma dalle 21 e promossa da un coordinamento di medici, infermieri e cittadini: in Bergamasca i presidi ci sono stati di fronte agli ingressi principali del «Papa Giovanni» (lato fermata bus e treno), dell’ospedale di Treviglio e del «Bolognini» di Seriate: sono stati letti i nomi dei colleghi che hanno perso la vita in Palestina.

Si tratta, dicono i promotori, di «una mobilitazione dal basso, dimostrazione di come nel mondo della sanità e nel Paese l’indignazione contro il genocidio palestinese sia forte». Sono stati così letti in ogni ospedale 109 nomi dei più di mille sanitari uccisi dal 7 ottobre, un numero assegnato a ogni regione e per ogni nome è stata accesa una candela.

Bandiere e musica

A fare da contorno al presidio, bandiere della pace, bandiere palestinesi e striscioni come quello che all’ospedale di Bergamo ha ribadito che «colpire i sanitari è un crimine di guerra». Centinaia i manifestanti, tutti con candele accese, che ascoltano musica pro Palestina e speaker che leggono i dati dell’Organizzazione sanitari per Gaza e Bds Italia (boicottaggio, disinvestimento, sanzioni).

La testimonianza

Particolarmente toccante la testimonianza di una studentessa libanese, al sesto anno di Medicina in Italia e al quinto di tirocinio al «Papa Giovanni». «Per vedere gli orrori di questo genocidio non serve andare a Gaza - ha raccontato davanti all’ospedale cittadino - anche nel reparto di terapia intensiva pediatrica di questo ospedale se ne possono vedere gli effetti. Ogni evacuato, però, non è fuggito, aspetta solo di rientrare nella propria terra».

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