«Maltrattò la convivente e minacciò di far del male al figlio»: a giudizio

IL PROCESSO. La donna costretta a «forzato isolamento». L’accusato contesta «ogni singola accusa».

Costretta, durante il periodo di convivenza, a un «forzato isolamento sociale». E a subire vessazioni e «una vita familiare caratterizzata dalla paura, dalla violenza e dalla prepotenza» per due anni, dal 2018 al 2020, anno in cui la donna, presunta vittima di maltrattamenti, aveva lasciato il compagno con cui viveva in città per tornare dai propri genitori, fuori dalla Bergamasca, con il loro bambino piccolo. Ma questo allontanamento non aveva placato l’uomo che, anzi, secondo le accuse, oltre ad avere comportamenti molesti aveva minacciato persino di fare del male al loro figlio.

Quando il piccolo, nell’ottobre del 2020, si trovava con lui durante il giorno prestabilito, dopo averle parlato di un incidente in auto (per poi non risponderle più al telefono), alla richiesta della donna di riportarle il figlio a casa le aveva risposto con messaggi e telefonate sconvolgenti da far accapponare la pelle: «Te lo porto quando voglio io, se tu chiami i carabinieri va a finire male per Mario (nome di fantasia)». E ancora peggio: «Se voi (riferito alla ex e ai suoi familiari, ndr) provate ancora, io lo riporto pezzo per pezzo», ripetendo poi questa minaccia specifica: «Non torna più, io ammazzo prima Mario e poi mi ammazzo», e avvisando che se lui non avesse visto il bambino «non lo vedete né tu, né i tuoi familiari, non lo vede più nessuno».

Questa la ricostruzione oggetto del capo di imputazione che ha portato a giudizio un bergamasco (a tutela della presunta vittima e del figlio minore, si omette qualsiasi altro dettaglio sull’uomo), accusato di maltrattamenti che sarebbero avvenuti a Bergamo, durante il periodo di convivenza, e di atti persecutori (mentre la donna si trovava in un’altra provincia). Ieri a processo la testimonianza dell’amica della donna, durante l’udienza davanti al Collegio presieduto dal giudice Donatella Nava. Non era invece presente l’imputato, che nel dicembre del 2021 aveva dato la sua versione dei fatti alla polizia giudiziaria, affermando di voler contestare «ogni singola accusa» nei suoi confronti.

La testimone ha parlato del fatto che lui denigrasse la compagna, accusandola di lavorare poco e di non essere alla sua altezza. L’avrebbe anche costretta a guidare – nonostante a lei non piacesse - per non farle prendere i mezzi pubblici, e lei doveva anche uscire sul balcone per telefonare perché in casa c’erano le telecamere. Mentre, se lui chiamava e lei non rispondeva subito, nascevano accese discussioni. Durante la prossima udienza, il 29 febbraio, è prevista la discussione, dopodiché saranno sentiti gli ultimi testimoni.

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