Morzenti Pellegrini: «Lascio un’università dal volto nuovo»

Il rettore uscente Remo Morzenti Pellegrini: da Paleari ho ereditato un gioiello, ora è una gioielleria. Incremento degli iscritti e investimenti sugli immobili. I prossimi obiettivi: residenze e spazi di aggregazione. L’intervista su L’Eco di Bergamo in edicola domenica 14 novembre.

Sei anni da prorettore a fianco di Stefano Paleari e altrettanti da rettore. Per Remo Morzenti Pellegrini si chiude una lunga e fruttuosa stagione alla guida dell’Università degli Studi di Bergamo. Il bilancio – dice – è positivo; persino gli ultimi due anni, funestati dalla pandemia, hanno lasciato qualcosa di buono. «Abbiamo creato i presupposti per cambiare per sempre il volto di questo ateneo, con gli investimenti e con le scelte fatte: è la cosa di cui sono più orgoglioso». UniBg oggi attrae studenti da fuori provincia e dall’estero, «anche grazie alla riduzione delle tasse e a varie agevolazioni» spiega il rettore uscente, che rivendica il merito di aver portato l’ateneo «fuori dalle Mura, aprendolo alla cittadinanza e condividendo progetti con il territorio».

Professore, nel 2016 UniBg aveva 16 mila iscritti, oggi sono più di 24 mila. Come spiega questo incremento?

«L’Università di Bergamo è l’unica degli atenei lombardi non milanesi che dal 2015 ad oggi ha progressivamente incrementato il numero degli immatricolati. Quando nel 2013, con il rettore Stefano Paleari, avevamo scommesso sull’obiettivo di raggiungere i 20mila studenti nel 2020, ci siamo detti che forse avevamo esagerato. In realtà questo traguardo è stato superato già nel 2018 e ovviamente è frutto del lavoro iniziato 12 anni fa, quando abbiamo avviato un programma fondato su tre capisaldi: la differenziazione dei percorsi formativi rispetto ai maggiori competitor regionali e nazionali, consapevoli del fatto che fosse inutile replicare i corsi di laurea degli atenei concorrenti ; una progressiva internazionalizzazione dell’offerta formativa, oggi abbiamo 12 corsi di laurea in lingua inglese; e il rafforzamento dei rapporti con il territorio».

Nella sua prima intervista da rettore annunciò che avrebbe lavorato per « un’Università più internazionale e aperta al territorio». Obiettivo raggiunto?

«I dati di oggi mi portano a dire che siamo diventati un’istituzione molto più presente sul territorio, abbiamo consolidato i rapporti con le altre istituzioni, con il sistema delle imprese e con le università straniere, aiutati in questo anche dalla presenza dell’aeroporto. Sei anni fa dissi che avevo ereditato dal professor Paleari un gioiello, oggi posso dire che consegno una gioielleria al mio successore. Ma devo essere onesto, non immaginavo che a metà mandato avremmo raggiunto valori qualitativi e quantitativi come quelli attuali».

La carenza di finanziamenti e di personale era un problema molto serio sino a qualche anno fa.

«Era a livelli preoccupanti. Oggi la situazione è completamente capovolta, in via di assoluta risoluzione sia per il personale sia per i finanziamenti. Ho ereditato un ateneo con 41 milioni di Ffo (Fondo per il finanziamento ordinario, ndr), lo lascio con 63 milioni, un utile di 18 milioni nell’ultimo anno, e una capacità assunzionale senza precedenti, al netto dei pensionamenti siamo passati da 300 a 400 docenti con altri 50 che verranno assunti. Nel 2015 i Pta (Personale tecnico e amministrativo, ndr) erano 220 e i docenti 310, oggi siamo a 250 Pta e 410 docenti, entro i primi mesi del prossimo anno i dipendenti dell’ateneo saliranno a 700. Un altro ordine di grandezza».

Sul fronte dell’edilizia avete messo il turbo, oggi si può parlare realmente di un campus universitario diffuso tra Bergamo e Dalmine.

«Sorrido quando sento dire che avremmo dovuto trasferirci agli ex Riuniti. Visto come sono andate le cose ci saremmo entrati oggi, e nel frattempo cosa avremmo fatto? Settimana scorsa ci è stato consegnato l’immobile di via Fratelli Calvi, entro la fine dell’anno solare è prevista la progettazione esecutiva e definitiva e all’inizio del nuovo anno l’avvio dei lavori. È in via di risoluzione ogni problematica sul chiostro piccolo di Sant’Agostino e penso che entro la fine dell’anno possano partire i lavori per il recupero delle ultime cappelle nell’ex chiesa; a breve, infine, riprenderanno i lavori sospesi per problemi tecnici al campus di Ingegneria a Dalmine. E poi ci sono i progetti per il complesso di via Statuto e il Cus a Loreto. Se oggi faccio un elenco delle opere in cantiere e da cantierare arriviamo ai 100 milioni di euro, opere che cambieranno per sempre il volto di UniBg».

La riqualificazione delle ex caserme Montelungo e Colleoni ha tardato. È la sua spina nel fianco?

«Non più. Le nostre istituzioni sono state messe alla prova da questo progetto ma oggi gli ultimi adempimenti sono in via di risoluzione, in dicembre si procederà alla gara per i lavori e per la gestione delle residenze studentesche, il 2022 sarà l’anno della gara e spero che i lavori possano iniziare entro fine ‘22. Ricordo che all’inaugurazione del Baroni 2 erano presenti ben tre rettori, sono serviti tre mandati per realizzarlo. Nel nostro Paese queste lungaggini vanno messe nel conto».

Cosa manca a UniBg dal punto di vista strutturale?

«Oggi gli studenti e le famiglie scelgono un ateneo in base a criteri diversi rispetto al passato: il grado di occupabilità post laurea, la sicurezza e l’attrattività della città, la raggiungibilità e i servizi. I punti critici di UniBg sono i servizi, le residenze e gli spazi di aggregazione, dobbiamo riuscire a trattenere la grande massa di studenti che attiriamo, a fargli vivere la città. La nuova governance avrà il grande privilegio di trasformare questi obiettivi in realtà. Ci vorrà un ulteriore mandato, quello del professor Sergio Cavalieri, per rendere possibile tutto questo, immaginando un’Università moderna».

Pensa che le conseguenze della pandemia possano rallentare il processo di modernizzazione in atto?

«Non credo. A fronte delle difficoltà che abbiamo avuto, considerata l’onda d’urto che ci ha investito, siamo rimasti in piedi e ci siamo risollevati prima degli altri, paradossalmente l’abbiamo vissuta come una opportunità e non solo come un limite. Siamo consapevoli che la didattica a distanza non è il fine ma un mezzo, e siamo pronti ad affrontare le sfide che ci attendono, “restando con i piedi nel borgo e la testa nel mondo”, per citare il professor Tancredi Bianchi. Sarà il motto che mi accompagnerà in ciò che la vita professionale mi vorrà ancora riservare. Mai avrei immaginato da studente di questa Università di farne un giorno il rettore, ancora oggi me ne stupisco. Questo mestiere va fatto nella consapevolezza che è un servizio straordinario alla comunità».

Cosa c’è nel suo futuro?

«Si chiude un periodo dal bilancio positivo, che mi ha dato grandi soddisfazioni, di certo superiori alle amarezze. Riparto dall’insegnamento. Ho avuto l’onore di inaugurare con una lezione di diritto amministrativo le aule della nuova Accademia della Guardia di Finanza, penso che questo sarà per me un nuovo inizio».

L’AUGURIO AL SUCCESSORE, SERGIO CAVALIERI:
«ACCOLGA CON PASSIONE LE SFIDE DEL FUTURO»

«Confido che il mio successore, il professor Sergio Cavalieri, continui a valorizzare le nostre risorse – umane prima di tutto – e ad accogliere con entusiasmo e passione le sfide del prossimo futuro: gli auguro buon lavoro, certo che tutelerà UniBg nella sua identità dinamica e accogliente». Così il rettore uscente Remo Morzenti Pellegrini nella lettera di saluti alla comunità accademica si rivolge al suo successore, che domani si insedia in rettorato e presenta la squadra dei prorettori.

Nella lettera Morzenti Pellegrini ringrazia docenti, studenti e personale tecnico e amministrativo dichiarando che «tutto quello che è stato realizzato è il frutto di un lavoro collettivo e condiviso, che abbiamo costruito e vissuto insieme». E sottolinea: «Mi preme che sappiate che le scelte e le strategie che ho adottato sono sempre state guidate da uno spirito di responsabilità istituzionale». Il professore si dice orgoglioso di quello che «siamo riusciti a diventare», riferendosi a «quella comunità allargata, dinamica, ricca di risorse» che l’ateneo è diventato negli anni. «Un’Università più conscia del suo ruolo strategico sul piano nazionale e internazionale, più curiosa e versatile nel campo della ricerca, più competitiva e capace di mettersi alla prova». Ma soprattutto, «più attenta al suo ruolo etico-sociale» in un periodo funestato dalla pandemia, «che ci ha portati– spiega il rettore uscente – a ripensarci come un gruppo ancora più solidale e attento ai talenti di ognuno». Il vero insegnamento tratto dai sei anni al vertice dell’ateneo? «Che i risultati positivi non dipendono solo dal lavoro di squadra ma dall’agire quanto più possibile nell’interesse di tutti».

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