Multe ai negozianti in Città Alta. «Solo se il danno ai clienti è reale»

LE REAZIONI. Confcommercio e Confesercenti rispondono alle sanzioni. Fusini: «Sarebbe meglio avvisare prima». Caselli: «Serve più attenzione».

Bene il rispetto delle norme e la tutela dei consumatori, purché le sanzioni non diventino strumenti di penalizzazione o di vessazione nei confronti dei commercianti. I controlli scattati in Città Alta, che hanno fatto emergere irregolarità nell’esposizione dei prezzi dei prodotti alimentari, hanno stimolato la reazione delle associazioni di categoria. La questione riguarda la mancata dicitura dei prezzi al chilo o al litro dei prodotti alimentari, prevista da una normativa europea. Fuori norma sono state trovate sei attività, sanzionate con contravvenzioni da mille euro. «Non mettiamo in discussione l’operato delle forze di polizia, né chiediamo più tolleranza nei confronti delle violazioni – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Confcommercio –, ma è necessario che ci sia comprensione. Le vere violazioni della tutela del consumatore devono essere sanzionate, mentre nei casi in cui si tratta di disinformazione che non arreca danni al consumatore, dovrebbe scattare prima un avvertimento».

Non tutti i prodotti, secondo l’associazione dei commercianti, andrebbero trattati allo stesso modo: «Il fatto che non sia indicato il prezzo al chilo del “Liquirone” non compromette la tutela del consumatore – prosegue Fusini –. Questo anche perché esiste una presunzione che si tratti di un prodotto venduto a pezzo, come accade per le uova». Per Confcommercio, «il commerciante non ha interesse a truffare il proprio cliente, ma laddove ciò accade, è necessario intervenire – prosegue Fusini –. Ciò è importante nell’interesse del turista, che non deve ripartire con l’impressione di essere stato truffato». Sì al «principio della massima trasparenza dei prezzi, che è un diritto dei consumatori e un dovere dei commercianti», dice il direttore di Confesercenti Filippo Caselli. «Tuttavia colpisce che si scelga di intervenire con sanzioni immediate anche in situazioni prive di reale impatto sulla chiarezza delle informazioni al cliente – prosegue –. Sarebbe più utile e ragionevole prevedere un percorso graduale, con avvisi e tempi certi per adeguarsi, riservando le multe ai casi di vera e propria inadempienza. Le imprese di vicinato non chiedono privilegi, ma regole chiare e proporzionate. Parliamo di attività che, pur tra mille difficoltà, garantiscono servizi, presidio e vitalità ai nostri quartieri e al centro storico: meritano attenzione e supporto, non vessazioni.

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Gandi: «Controlli di routine»

Per il vicesindaco e assessore al Commercio Sergio Gandi, «si è trattato di controlli di routine effettuati in tutta la città con l’obiettivo di verificare il rispetto delle norme sul commercio, anche dei negozi di vicinato. Non si tratta di un accanimento nei confronti di qualcuno».

Sulla vicenda è intervenuto con un’interrogazione anche il consigliere della Lega Alberto Ribolla, che sollecita l’amministrazione a valutare l’introduzione di un sistema di avvisi preventivi per segnalare ai commercianti le imminenti scadenze delle autorizzazioni relative alle insegne. Ribolla propone inoltre di considerare l’adozione di un preavviso o di una diffida prima dell’applicazione di sanzioni. Infine, chiede se sia già prevista una revisione del regolamento in materia di insegne e controlli annonari, con l’obiettivo di renderlo più aderente alle esigenze degli operatori.

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