«Nata di sette mesi e pesavo un kg, ora mi specializzo in Pediatria»

LA STORIA. Chiara Cesari, oggi 26enne, il 13 ottobre 1999 nasceva prematura. I mesi in reparto, il distacco dai genitori e «poi la gioia di recuperare tutto» e dedicarsi ai bambini.

È nata a sette mesi e pesava poco più di un chilo. Oggi Chiara Cesari, 26 anni, è una specializzanda in Pediatria. «I bambini sono sempre stati la mia passione», dice. Ha appena smontato dal turno in Pronto soccorso pediatrico, sta facendo pratica al «Papa Giovanni» e racconta con entusiasmo quanto le piaccia, «anche se, certo, è una bella responsabilità».

La storia di Chiara

È lei uno dei volti del Calendario che l’Associazione per l’Aiuto al Neonato ha realizzato per la Giornata della prematurità, con lo scopo di raccogliere fondi per la Patologia neonatale dell’ospedale. Ogni pagina parla di coraggio, resilienza, rinascita. La ragazza bionda con il camice bianco tiene in mano la foto di quando era uno scricciolo con le cannette: è la vita che sboccia, in tutta la sua forza e bellezza. Chiara non sa ancora quale mese rappresenterà, ma il «suo» è ottobre, veniva alla luce il 13 del 1999, nel reparto dell’allora primario Angelo Colombo.

«Dai racconti dei miei genitori so che il giorno della nascita è stato traumatico, sono arrivati di corsa in ospedale e non sapevano se sarei nata viva o morta». Il parto all’«improvviso» e poi l’immediato «distacco» dalla mamma. «Sono stata ricoverata in reparto fino a dicembre – ripercorre la sua storia – e certo non è stato un periodo facile, segnato da preoccupazioni e difficoltà, per i miei che non sapevano proprio che cosa aspettarsi, come comportarsi». Per Chiara, primogenita, ogni passo è stato una conquista. «Ogni cosa è stato uno step: i polmoni, la vista...c’era sempre la paura che ci fossero problemi, che non si sviluppasse tutto come doveva. Invece, per fortuna, non ho avuto bisogno di interventi e anche durante la crescita non ho avuto complicazioni di salute».

Anche la sorella nata prematura

Qualche anno dopo, nel 2003, arriva la sorellina Francesca: «Prematura anche lei. Per Francesca le indagini sono state un po’ più lunghe, perché c’erano problemi dal punto di vista ematologico, ma tutto è andato bene». Mamma Laura e papà Edoardo questa volta avevano qualche esperienza in più: «Hanno sempre detto che, nonostante l’apprensione, non si sono mai sentiti soli. In reparto, e anche dalla pediatra di famiglia, hanno sempre ricevuto le attenzioni necessarie, sentendosi rincuorati in ogni momento». Sarà per questa vicinanza che tra la famiglia Cesari e l’Associazione per l’Aiuto al Neonato c’è sempre stato un legame forte, che continua ancora oggi con un impegno diretto nella vita associativa. Mentre Chiara e Francesca crescevano con forza e determinazione. «Certo siamo sempre state un po’ più “piccole” dei nostri coetanei – racconta Chiara – ma non è mai stato un cruccio e la prematurità non è certo stata un’”etichetta”». Il messaggio che si sente di dare è quindi di «assoluta speranza: certo, soprattutto all’inizio, le difficoltà non mancano. Non è facile per i genitori stare lontani dai figli. Io, ad esempio, ho una sola foto in reparto con mia mamma, perché allora gli orari delle visite erano più limitati e il distacco era più forte. Ma poi abbiamo recuperato bene, con una vita assolutamente normale e momenti di grande felicità, come in qualsiasi nascita a termine».

La passione per la medicina

Chiara pratica nuoto, ginnastica artistica e danza, si è buttata con costanza negli studi. «Mi sono diplomata al liceo Scientifico Mascheroni e poi mi sono iscritta alla Facoltà di Medicina in inglese della Bicocca, qui a Bergamo». Un «pallino» sin da piccola: «Ho seguito le orme di nonno Ferdinando, che era Pneumologo. La passione per la medicina me l’ha trasmessa lui». Il 2 luglio scorso la laurea e da settimana scorsa l’inizio di una nuova avventura: «Ho cominciato la specializzazione in Pediatria. Non so dire se la mia esperienza da “prematura” abbia in qualche modo influenzato la scelta, di sicuro so che da sempre ho desiderato prendermi cura dei bambini».

© RIPRODUZIONE RISERVATA