No vax, ora sono 500 i sanitari sospesi

Cala il tasso dei non vaccinati. Alcuni mesi fa erano 700, attualmente sono il 2% dei 24mila camici bianchi bergamaschi. Solo 37 i medici, 139 gli infermieri. Marinoni: è stato fatto un lavoro di persuasione importante.

Alla lunga, i numeri si sono via via limati. Uno zoccolo duro però resta: sono circa 500, in Bergamasca (il dato è aggiornato alla fine della scorsa settimana), gli operatori sanitari non vaccinati e dunque sospesi. Una quota attorno al 2% su una platea stimata in almeno 24mila camici bianchi, di vario profilo professionale: dai medici agli infermieri, dai tecnici ai farmacisti, passando per esempio per i fisioterapisti. Alcuni mesi fa, però, si era oltre quota 700. La normativa è in vigore da ormai quasi un anno, introdotta per decreto dallo scorso 1° aprile, ed è mutata da inizio dicembre con un passaggio di competenze – in fatto di controllo – che mette ora al centro gli ordini professionali, e non più le Regioni e le Asl (o le Ats, in Lombardia). La sintesi è netta: la burocrazia è parecchia, gli irriducibili pochi.

L’Ordine dei medici – che comprende anche gli odontoiatri – conta 37 sospesi, tra cui un solo medico di base (tra l’estate e l’autunno erano due, nel frattempo si è avuta una regolarizzazione). «Dopo la diffida dell’Ordine, circa 160 medici si sono vaccinati – sottolinea Guido Marinoni, presidente dell’Ordine bergamasco, che raggruppa circa seimila iscritti –: non è una cosa da poco, vuol dire che è stata fatta una persuasione importante. Restano ancora un centinaio di pratiche da valutare, piuttosto complicate: persone che lavorano all’estero, documentazioni incomplete, persone che non si trovano». Con la nuova normativa, le federazioni nazionali degli ordini sanitari pescano dalla banca dati «Dgc» (quella che sostanzialmente genera i Green pass) i nominativi dei professionisti non in regola, trasmettendo poi agli ordini provinciali la documentazione per procedere alla verifica più dettagliata, alla richiesta di documentazione ed eventualmente alla sanzione.

Tra gli infermieri, sono 139 le sospensioni: «C’è un lavoro amministrativo di verifica molto impattante, soprattutto per la verifica della terza dose o di casi molto particolari – spiega Gianluca Solitro, alla guida dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Bergamo, con settemila iscritti –. Ed è un lavoro anche umano, oltre che professionale, perché ci si interfaccia con colleghi, con professionisti. Molti si sono messi in regola in questi mesi: qualcuno non si era vaccinato non per contrarietà, ma magari, come accaduto a tante infermiere, perché in gravidanza, e dopo il parto ha aderito alla vaccinazione. Altri, invece, hanno fatto un passo indietro ideologico». Sono circa 300, su un totale di 3.100 iscritti, le situazioni al vaglio dell’Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione: in questo conto sono inclusi sia i sospesi sia i camici bianchi non vaccinati ma guariti recentemente dall’infezione, che però devono comunque procedere all’inoculazione entro 120 giorni.

«Ogni giorno si fanno nuove verifiche, si chiede documentazione: la nuova normativa ha creato un carico di lavoro altissimo – sospira Guido Muzzi, presidente dell’Ordine bergamasco –, soprattutto perché noi non abbiamo personale dedicato a questo lavoro burocratico. Ci siamo associati a un gruppo di Cremona per seguire tutte le pratiche». Proprio la recente guarigione dal Covid è un cavillo che ha sostanzialmente azzerato le sospensioni tra i farmacisti: in Bergamasca erano 7 le posizioni al vaglio dell’Ordine bergamasco, a fronte di 1.400 iscritti. «Sono numeri molto bassi» rileva il presidente Ernesto De Amici che fa notare come «la normativa tra l’altro sia stata continuamente ritoccata: il fatto che la guarigione faccia venir meno la vaccinazione ha sostanzialmente annullato tutto l’importante lavoro di verifica degli ultimi mesi».

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