Parchi di Bergamo e la riapertura
Cinque regole per tenere fuori il virus

Le aree verdi di Bergamo non resteranno chiuse dopo il 4 maggio, ma sarà obbligatorio frequentare la più vicina a casa e i giochi non saranno accessibili. L’assessore Marchesi: «Vivere questi spazi in sicurezza».

Parchi aperti, giochi chiusi. Anzi, impacchettati. E ogni cittadino dovrà vivere il verde del proprio quartiere. Dopo il via libera del governo, e in attesa di eventuali circolari di Regione Lombardia, Palafrizzoni inizia a pensare a come tradurre la ripartenza nel contesto urbano di Bergamo. Che è molto diverso da quello di altre città lombarde, non fosse altro che per la presenza di giardini non recintati e i lunghi percorsi nel verde.

La prudenza è la prima regola seguita dall’assessore al Verde pubblico Marzia Marchesi, che nell’ultima settimana si è confrontata a lungo con i funzionari del verde pubblico, con gli operatori delle reti di quartiere, la Polizia locale e il garante dei diritti dell’infanzia per immaginare un ritorno all’aria aperta in tutta sicurezza. Un’esigenza che i cittadini iniziano a manifestare in modo improrogabile. Sole, cielo azzurro e temperature miti degli ultimi giorni hanno infatti aumentato l’oppressione di questa (fondamentale) quarantena.

Il governo ha già annunciato il ritorno alle passeggiate, pur con tutte accortezze ormai naturali come il distanziamento sociale e le mascherine. Fin dai giorni scorsi la strada verso la riapertura sembrava in discesa, anche perché - viene in aiuto la logica - confermare la chiusura tout court avrebbe limitato gli spazi a disposizione dei cittadini e causare assembramenti. «È consentito svolgere individualmente, o con accompagnatore per i minori, attività sportiva o attività motoria, purché comunque nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri per l’attività sportiva e di almeno un metro per ogni altra attività» - si legge nel testo del decreto presentato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha dettato i tempi della fase 2. Scadenze che non convincono fino in fondo il sindaco di Bergamo Giorgio Gori: «Riaprono le sale da gioco ma bar, ristoranti e parrucchieri restano chiusi fino all’1 giugno. Tre mesi e mezzo senza incassi: ma chi li regge? Si fissino criteri, distanze, capienze massime, ma si dia a questi operatori la possibilità di tornare al lavoro» - ha twittato in serata.

Tornando ai parchi, ecco le regole che Palafrizzoni ha pensato per evitare un «liberi tutti» incondizionato. La prima - non un vero obbligo, più un invito stringente - consiste nel frequentare i parchi del proprio quartiere per limitare gli spostamenti. Ce ne sono in abbondanza: a Bergamo le aree verdi libere sono 252 e i parchi recintati 63.

Il provvedimento più stringente riguarda invece i giochi dei bimbi. Dovranno essere impacchettati per evitare che qualcuno ci salga sopra. Sarebbe impossibile garantire una sanificazione ad ogni scivolata o arrampicata. Per lo stesso motivo sulle panchine - migliaia, infattibile impacchettarle tutte - ci si potrà sedere una persona per volta. E i servizi igienici dovranno essere chiusi. Niente accesso nemmeno alle aree cani all’interno dei parchi recintati, per evitare assembramenti, mentre le stesse aree «libere», fuori dai parchi, non avranno limitazioni. Secondo l’assessore Marchesi non si può parlare di semplice «fase 2, ma di più fasi: 2.1, 2.2 e così via. C’è bisogno di uscire, di muoversi, però è indispensabile farlo in sicurezza. Senza il pericolo di contagiarsi e di contagiare».

L’aspetto fondamentale è «considerare il parco come luogo di passeggio e non di socializzazione - continua l’assessore Marchesi -. Per questo proveremo a pensare anche a un utilizzo preferenziale, come luoghi dedicati ai bambini o ai runner. Scelte e mappatura che faremo in collaborazione con i quartieri. Avremo bisogno dell’aiuto dei volontari per aiutare i cittadini ad usare al meglio le aree verdi. I controlli non mancheranno e potremo prevedere sanzioni. Speriamo che questa opportunità sia sfruttata con senso di responsabilità e coscienza civile: permette anche a noi di gestire al meglio la ripartenza. Perché non possiamo sottovalutare il tema sicurezza, soprattutto in questa fase così rischiosa. Il Comune deve garantire la possibilità di vivere questi spazi in sicurezza per tutti».

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