Polemica in altissima quota, Simone Moro contesta Marco Confortola

LA QUERELLE. Nel mirino le conquiste dell’alpinista valtellinese.

I 14 Ottomila di Marco Confortola continuano a far discutere. Le contestazioni sull’effettiva salita ad alcune delle quattordici vette più alte al mondo da parte dell’alpinista originario di Valfurva (che dopo una spedizione sul K2 nel 2008 ha subìto l’amputazione delle dita dei piedi) sono state riattizzate martedì da un’intervista rilasciata dal bergamasco Simone Moro allo «Scarpone», il portale del Cai. Che arriva dopo l’annuncio della salita del Gasherbrum I, raggiunta, secondo quanto riportato da Confortola sul proprio sito internet personale, il 20 luglio scorso.

I dubbi sulle imprese di Confortola

I dubbi sulle imprese di Confortola erano stati espressi già alcuni giorni fa da Moro ma anche da altri alpinisti. Tra le cime contestate, la salita all’Annapurna nel 2007, sulla base di una testimonianza di Silvio Mondinelli, compagno di spedizione, secondo cui Confortola si sarebbe fermato solo sulla cresta, a mezz’ora dalla vetta. Ma anche il Nanga Parbat, nel 2023, che Confortola in un post sui suoi social avrebbe dapprima detto di non aver raggiunto, e ancora il Kangchenjunga, sul quale Moro ha già citato il suo coinvolgimento personale, dato che nel 2022 aveva portato lui stesso Confortola in elicottero, oltre alla testimonianza di uno sherpa.

La difesa dell’alpinista valtellinese

L’alpinista di Valfurva l’8 agosto ha rilasciato un’intervista, sempre allo «Scarpone» invitando

a non fare polemica sulle sue imprese e contestando le parole di Mondinelli e dello sherpa, secondo il principio «la mia parola contro la sua», e presentando come prove i certificati dei Club alpini locali (prova che manca per il Kangchenjunga). Ma Moro contesta sia l’attendibilità dei certificati, sia la veridicità di alcune fotografie di vetta, attraverso l’analisi delle immagini pubblicate dallo stesso Confortola e anche attraverso le prove fornite da altri alpinisti o sherpa, compagni nelle spedizioni dell’alpinista valtellinese.

Dietro la battaglia di Moro, la precisazione che «non è un trattamento contro Confortola, ma a favore della verità e degli obblighi e doveri di un alpinista». Nessuna nuova replica, fino a martedì sera, da parte di Confortola.

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