Povertà, anche col lavoro a rischio 25mila famiglie: «Non è più una garanzia»

L’emergenza sociale. Pur con un lavoro sono a rischio povertà, secondo le proiezioni Istat. In città 1.400 richieste d’aiuto ai servizi. Il 17 ottobre la Giornata contro la povertà: tutte le iniziative su «L’Eco di Bergamo» di venerdì 14 ottobre.

I numeri scavano dentro una zona d’ombra dai confini incerti e frastagliati, ma certamente ampia. È quel pezzo di popolazione che vive una situazione di «bassa intensità lavorativa», secondo la definizione burocratica e un po’ fredda: impieghi saltuari e intermittenti, spesso anche malpagati, insufficienti per una vita «piena». Una condizione, questa, che tocca il 5,3% delle famiglie lombarde, e che dunque può riguardare – è la stima – quasi 25mila nuclei familiari della Bergamasca.

«Un tempo, avere un lavoro era garanzia di vita dignitosa. Oggi, invece, per molti non è più così: i cambiamenti tecnologici, i part-time obbligatori, la precarietà, i contratti pirata, le nuove forme di lavoro portano come conseguenza un indebolimento delle condizioni di lavoro e dei salari» spiega Ugo Duci, segretario generale della Cisl Lombardia

Nella mole dei dati che l’Istat ha dedicato alle «condizioni di vita e reddito delle famiglie», con un corposo report diffuso nei giorni scorsi (e con gli ultimi dati riferiti al 2021), c’è una fotografia composita che va anche al di là della più stretta definizione di povertà. In Lombardia appunto il 5,3% delle famiglie – una su venti – nel 2021 si trovava in una situazione di bassa intensità lavorativa, comunque sotto la media italiana (che è dell’11,7%) e con segnali di ripresa dopo il balzo del 2020 (quando l’indicatore era salito al 6,5% in Lombardia: il riflesso della pandemia su economia e occupazione). «Questa è una delle novità negative dei nostri tempi – sospira Ugo Duci, segretario generale della Cisl Lombardia, guardando a quei dati -. Un tempo, avere un lavoro era garanzia di vita dignitosa. Oggi, invece, per molti non è più così: i cambiamenti tecnologici, i part-time obbligatori, la precarietà, i contratti pirata, le nuove forme di lavoro portano come conseguenza un indebolimento delle condizioni di lavoro e dei salari».

Oltre 1.400 richieste a Comune e Centri di ascolto

Sono oltre 1.400 richieste (ma la stima è al ribasso) di aiuto sono arrivate a Comune e Centri di ascolto, mentre altre cento persone non sono neanche riuscite a bussare a quelle porte, rimanendo nell’ombra. La povertà come momento di fatica e fragilità riguarda tutti. Dopo il Covid, che ha messo in difficoltà tante famiglie, a spaventare, ora, è lo tsunami del caro-bollette e del caro-spesa in arrivo. Così la Giornata internazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, che cade il 17 ottobre, diventa occasione per dire che «la povertà non ci deve fare paura, così come non si deve avere paura a chiedere aiuto: solo insieme, con la presa in carico reciproca, si può superare questo momento», è l’invito di don Dario Acquaroli, direttore della Comunità don Milani del Patronato San Vincenzo.

Con lui, tutti gli attori coinvolti nella co-progettazione dei servizi di contrasto alla grave marginalità, uniti nel presentare iniziative e interventi, e soprattutto nell’insistere su uno «stile d’incontro». Che si traduce, come indica don Roberto Trussardi, direttore della Caritas diocesana, «in un’attenzione sì ai bisogni primari, ma come punto di partenza per valorizzare ogni uomo e donna in fatica e difficoltà nella loro dignità, fratelli e sorelle con sogni e desideri che proviamo a realizzare con progetti nuovi». Avviati grazie all’integrazione tra associazioni ed enti, «per dare una filiera di risposte sempre più capillari e a un numero sempre maggiore di persone», spiega Marcella Messina, assessore alle Politiche sociali.

«La povertà non ci deve fare paura, così come non si deve avere paura a chiedere aiuto: solo insieme, con la presa in carico reciproca, si può superare questo momento» è l’invito di don Dario Acquaroli, direttore della Comunità don Milani del Patronato San Vincenzo.

Le iniziative in campo

In occasione della Giornata internazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, che ricorre il 17 ottobre, il Comune di Bergamo, Fondazione Diakonia Onlus, strumento operativo di Caritas Diocesana Bergamo, Fondazione Opera Bonomelli Onlus, Cooperativa Ruah, Cooperativa Il Mosaico del Patronato S. Vincenzo di Sorisole hanno presentato alcuni progetti innovativi nati a seguito di una valutazione dei bisogni dell’utenza e del territorio.Con la collaborazione della Cooperativa Il Pugno Aperto, Cooperativa di Bessimo, Opera Padre Alberto Beretta Frati Cappuccini, Croce Rossa Italiana – Comitato di Bergamo propongono inoltre una serie di iniziative dedicate alla Giornata che rappresenta un’occasione per animare e sensibilizzare la comunità al tema della povertà, e per dedicare attenzione alle persone in condizione di grave marginalità a Bergamo.

In piazzale Alpini, sabato 15, due i momenti di «condivisione»: alle 14,30 performance teatrale a cura di Silvia Briozzo; dalle 14 alle 18 the caldo con gli operatori e con gli utenti dei servizi

organizzato all’interno della co-progettazione sulla grave emarginazione, che vede insieme Comune, Fondazione Diakonia onlus, Fondazione Opera Bonomelli onlus, Cooperativa Ruah, cooperativa «Il Mosaico», con la collaborazione di cooperativa «Il Pugno aperto», Cooperativa di Bessimo, Opera Patronato San Vincenzo, Croce Rossa Italiana-comitato di Bergamo, Opera Padre Frati Cappuccini, cooperativa Con-tatto e City Angels (che oggi alle 18 inaugurano la nuova sede in via Canovine 21).

Approfondisci l'argomento sulla copia digitale

© RIPRODUZIONE RISERVATA