Prove Invalsi, crollano le competenze:
studenti penalizzati dalla Dad

Il confronto tra 2019 e 2021 evidenzia il calo. Bergamo resta sopra la media nazionale, ma alle secondarie la pandemia ha lasciato il segno. Dati e analisi su L’Eco di Bergamo in edicola giovedì 10 febbraio.

Le Prove Invalsi del 2021 sono la cartina di tornasole degli effetti della pandemia sulla scuola italiana. Le ormai tradizionali prove di italiano, matematica e lingua inglese cui vengono sottoposti gli allievi di seconda e quinta elementare, terza media, seconda e quinta superiore – e che non misurano le competenze nozionistiche ma piuttosto quelle competenze che servono a risolvere i problemi della vita di tutti i giorni – hanno evidenziato che la pandemia ha lasciato il segno sugli studenti italiani.

Se alle primarie, che negli ultimi due anni meno hanno risentito delle chiusure causa Covid, il livello di competenze raggiunto dagli allievi sembra essere simile a quello pre-pandemia, alle medie e alle superiori la musica cambia. Soprattutto alle superiori, dove si è ricorso maggiormente alla Dad (didattica a distanza), i risultati delle Prove Invalsi del 2021 sono decisamente meno brillanti di quelli del 2019.

Paolo Barabanti – insegnante di scuola primaria e docente di sociologia dell’educazione all’Università Cattolica di Milano, – sottolinea come «le prove del 2021, se confrontate con quelle pre-pandemia, dimostrano che la chiusura prolungata delle scuole ha nuociuto più alle superiori che a medie ed elementari, che hanno affrontato periodi in Dad più brevi. Se la didattica a distanza ha da un lato consentito di tenere agganciati gli studenti alla scuola, dall’altro ha determinato un calo degli apprendimenti. In tutti i gradi scolastici ma in particolare i più alti, la mancanza della didattica in presenza ha fatto sentire i suoi effetti».

Tanti mesi di stop hanno lasciato il segno sull’apprendimento di matematica e italiano, e limitato i danni sull’inglese. «Negli ultimi due anni è cresciuto il numero di studenti che dimostrano di non avere le competenze minime, di base, nelle tre materie testate dalle Prove Invalsi. E la causa è la didattica a distanza. Un calo di competenze più marcato tra gli studenti delle superiori e riscontrato in tutta Italia, senza eccezioni. In questo senso i dati Invalsi dello scorso anno sono stati disastrosi. La Dad ha lasciato il segno anche tra gli studenti universitari, i più abituati alle lezioni da remoto». Sono aumentati i cosiddetti studenti «low performer» e diminuiti i «top performer». Nell’ultimo anno delle superiori nel 2021 punteggi di molto inferiori al 2019 in tutte e tre le materie e in tutto il Paese. E Bergamo non si discosta dalla tendenza nazionale.

Bergamo in alta classifica ma...

Nelle scuole orobiche il punteggio si conferma migliore rispetto alla media nazionale, i nostri studenti dimostrano competenze più elevate in tutte e tre le materie rispetto alla media italiana. Alla pari con i coetanei delle altre città lombarde, che con i giovani di Veneto e Trentino primeggiano nelle Prove Invalsi. Dalle elementari alle superiori le valutazioni sono ben al di sopra della media nazionale, con un divario che cresce man mano che il grado delle scuole aumenta. Rispetto alle altre province lombarde, gli studenti bergamaschi vanno meglio in italiano che in matematica alle elementari, mentre alle superiori guadagnano punti in matematica e inglese. Ma se alla primaria il punteggio nelle prove di lingua italiana raggiunge i 209 punti (considerato 200 il valore medio nazionale), in quinta superiore scende a 203, mentre crescono i punteggi relativi a matematica e inglese, che all’ultimo anno delle superiori si attestano rispettivamente su un punteggio di 210 e 212 (219 nella comprensione orale).

Ma è dal confronto con gli esiti delle Prove Invalsi dell’anno scolastico 2018-2019 che emerge il divario tra il prima e il dopo pandemia in termini di competenze acquisite. In terza media gli studenti bergamaschi perdono 3,4 punti in due anni in italiano e 6,3 in matematica, in quinta superiore il divario sale a 14,6 punti persi in italiano e 14,1 in matematica. Danni limitati in inglese ma anche qui il calo di competenze dalla quinta elementare alle superiori è stata progressiva negli anni della pandemia.

In terza media nel 2021 il 32% degli studenti ha evidenziato, nelle prove Invalsi, prestazioni insoddisfacenti in italiano e il 35% in matematica; in quinta superiore le percentuali non si discostano di molto: 31% in italiano, 29% in matematica, con medie inferiori (tra il 5 e il 9%) per l’inglese. «Top performer» nettamente in calo nell’ultimo anno del ciclo di studi secondario di secondo grado. Qui il livello della preparazione è sceso di quasi 16 punti percentuali rispetto al 2018/19 in italiano, di 14,5 punti in matematica e di 7 nella comprensione dell’inglese scritto.

In linea generale resta il divario di genere nelle competenze: l’italiano è appannaggio delle femmine, la matematica dei maschi. Una questione culturale, dura a morire. Ancora forte il divario anche tra italiani e stranieri. «Non basta la scolarità ad attenuare le differenze, il gap c’è ancora, anche per la seconda generazione di immigrati – spiega Barabanti –. Non è solo un problema di scuole ma di ambiente esterno. Quello che fa la scuola non basta a colmare il divario, più evidente in italiano, meno marcato in matematica e quasi azzerato in inglese». Lo status socio-economico e culturale dei genitori influenza gli studenti e le loro scelte. Chi ha genitori con una laurea, un buon lavoro e uno stipendio medio-alto si pone nel segmento più alto. Resta la differenza tra licei da una parte e tecnici e professionali dall’altra. «La scelta della scuola superiore non avviene sulla base dei talenti ma di altre variabili come le condizioni familiari, lo status sociale. I licei sono ancora considerati scuole di serie A, tecnici e professionali di serie B. La distribuzione degli studenti non è equa. Un retaggio del passato che fatichiamo a lasciarci alle spalle».

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