Quasi 6mila pensioni in più in un anno. «Ma sono troppo basse»

I DATI INPS . In Bergamasca gli assegni erogati a favore degli ex dipendenti privati sono 372.633. La Cisl: «Si deve rivedere l’adeguamento in base al costo della vita».

Più pensioni, e più alte. Ma spesso non abbastanza sostanziose per far fronte alle incombenze della quotidianità, specie per i più fragili. Salgono a 372.633 gli assegni pensionistici erogati in provincia di Bergamo dall’Inps in favore degli ex dipendenti privati, sommando le varie tipologie di prestazioni, da quelle di vecchiaia (la stragrande maggioranza) a quelle assistenziali. Nella fotografia diramata dall’istituto di previdenza, con dati riferiti al 1° gennaio 2024, emergono anche le variazioni di breve e medio periodo: rispetto al 2023 in Bergamasca si contano 5.821 assegni in più (+1,6%), mentre rispetto al 2019 l’incremento è di 22.241 assegni (+6,3%), infine nell’arco di dieci anni le pensioni erogate sono aumentate di 28.863 unità (+8,4%); in realtà, va specificato, il numero dei pensionati è inferiore, perché un pensionato può cumulare anche più pensioni. La fetta proporzionalmente più consistente riguarda le pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti del settore privato, salite a quota 207.396.

Ma quanto «pesano», queste pensioni? In media, in Bergamasca ciascun assegno pensionistico ammonta a 1.180,30 euro lordi mensili: nel giro di un anno, per via degli adeguamenti all’inflazione, l’importo è mediamente cresciuto del 7,7%, cioè di 84 euro lordi al mese, mentre rispetto al 2014 la crescita è del 34,5%, pari quindi 303 euro al mese. Se si guarda alle sole pensioni di vecchiaia degli ex dipendenti del privato, mediamente il loro assegno equivale invece ora a 1.373,68 euro lordi al mese.

Calcolatrice alla mano, sulla base delle tredici mensilità tipiche di un pensionato, gli assegni dei soli ex lavoratori del privato valgono circa 5,7 miliardi di euro l’anno in Bergamasca.

«Spese sanitarie elevate»

Nella stragrande maggioranza dei casi non sono tuttavia pensioni particolarmente ricche. «Indubbiamente, come già detto in occasione dell’ultima legge di bilancio – commenta Giacomo Meloni, segretario generale della Fnp-Cisl Bergamo –, si conferma una situazione di pensioni mediamente basse, mentre su quelle medie incide la rivalutazione solo parziale rispetto all’inflazione. L’aggravante è che l’inflazione ancora è alta tra i generi alimentari, al di là di quanto fotografato dai dati: forse sarebbe utile anche fare un ragionamento sui parametri attraverso cui si stabilisce l’adeguamento delle pensioni al costo della vita, scegliendo indicatori più efficaci».

C’è soprattutto una voce del bilancio familiare che spaventa i pensionati: «La sanità è la spesa spesso più impattante – spiega Meloni –. Le inefficienze della sanità pubblica, in particolare per le liste d’attesa, costringono spesso i pensionati a dar fondo alle proprie risorse economiche per potersi curare: qualcuno invece deve scegliere tra mangiare e curarsi, e di fronte a spese straordinarie e redditi bassi sceglie di rinunciare alle cure. Questa è la condizione che vivono oggi i pensionati, una condizione che si aggrava ulteriormente se si deve far fronte a una condizione di non autosufficienza». Un tema, quest’ultimo, oggetto di una recente riforma che non ha particolarmente convinto i sindacati per via delle risorse ancora esigue messe in campo.

Il divario di genere

Resta forte la differenza di genere, l’onda lunga di quel divario già marcato durante la carriera lavorativa. Se 1.180,30 euro mensili è il dato medio complessivo tra tutti gli assegni pagati in Bergamasca, in realtà la pensione media di un uomo è pari a 1.561 euro, mentre tra le donne si scende a 833 euro (il 46,6% in meno degli uomini). Analizzando le sole pensioni di vecchiaia, il riflesso più evidente della carriera lavorativa, gli uomini incassano mediamente 1.811 euro contro i 933 euro delle donne: la pensione delle donne è in pratica la metà di quella degli uomini.

L’onda lunga delle riforme previdenziali sembra però parzialmente rallentare il flusso di chi arriva al traguardo della pensione, con una sostanziale stabilizzazione nel corso degli anni recenti. Le nuove pensioni «liquidate» dall’Inps in Bergamasca nel 2023 – cioè i nuovi pensionati 2023 – sono state 11.090 tra i lavoratori dipendenti del privato, con una certa stabilità rispetto alle 11.183 nuove pensioni del 2022, alle 10.657 del 2021 e alle 11.577 del 2020.

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