Raddoppio ferroviario Bergamo-Montello, il progetto è al palo. Si cercano 250 milioni di euro

A EST. L’opera servirà a collegare meglio la città a Brescia dove arriverà l’alta velocità. Ma manca ancora la copertura finanziaria.

Mentre si guarda con sempre più insistenza ai collegamenti ferroviari verso ovest, rafforzando i legami tra Bergamo città, l’aeroporto di Orio al Serio e Milano, a est il tempo sembra essersi fermato. Il binario unico che collega la città a Seriate, Albano Sant’Alessandro e Montello in direzione di Brescia, resta lì, solitario, come una sorta di linea di confine tra ciò che corre e ciò che invece continua a camminare. Eppure, proprio da quella direttrice passa una delle chiavi più promettenti per il futuro della mobilità bergamasca, per l’aeroporto di Orio al Serio, certo, ma anche per un’idea di hinterland cittadino che non si limiti solo a crescere, ma che punti a connettersi meglio e più rapidamente da un quadrante all’altro del capoluogo.

Il progetto

Il progetto del raddoppio ferroviario da Bergamo a Montello esiste, è già stato riconosciuto come prioritario dal governo, è stato inserito nel piano di sviluppo infrastrutturale e addirittura anche nel commissariamento delle opere che fanno parte della cosiddetta «cura del ferro». Manca però la copertura finanziaria. Senza quella, non si può parlare di tempi, né di cantieri. E il rischio, concreto, è che la burocrazia finisca per rallentarsi di fronte a una complessità tecnica reale: la sovrapposizione dei cantieri già attivi sulla stazione di Bergamo, sulla nuova linea per Orio al Serio e sul raddoppio Bergamo-Ponte San Pietro hanno di fatto saturato spazi e forze in campo. In altre parole, non ci sarebbero, al momento, le condizioni operative favorevoli per avviare nuovi lavori su quel fronte.

Una necessità

Eppure, il raddoppio verso est non è un lusso, ma una necessità. Lo è per l’aeroporto, che riceve circa il 20% dei suoi passeggeri proprio da quel quadrante. Lo è per la viabilità, che potrebbe alleggerirsi grazie a un collegamento ferroviario diretto con Brescia e, in prospettiva, con la linea ad alta velocità. Lo è per la città, che potrebbe finalmente dotarsi di un servizio suburbano degno di questo nome: da Albano a Ponte San Pietro, passando per Bergamo, in treno e senza troppe attese. Un asse trasversale per unire meglio i territori e che potrebbe cambiare il modo in cui si vive e si lavora nell’hinterland.

« Il nodo, come spesso accade, è politico-burocratico. I 250 milioni di euro necessari per il raddoppio fino a Montello non sono ancora stati trovati»

Il primo tassello di questo disegno è già in corso ed è il raddoppio della tratta Bergamo-Ponte San Pietro (che, a onor del vero, finirà a Curno) avviato nel febbraio 2024 e finanziato con fondi Pnrr. È questo l’unico tratto ad aver superato la soglia critica del finanziamento. Ma da lì in poi, il progetto si interrompe. Il tratto Bergamo-Montello è ancora fermo alla fase di progettazione preliminare. E il successivo, da Montello a Rovato, resta anch’esso sospeso.

Nodo politico-burocratico

«Lo sviluppo ad est è altrettanto fondamentale, del resto il tratto fino a Montello è già progettato e la sua realizzazione è nell’ambito delle competenze del Commissario - dice il presidente di Sacbo Giovanni Sanga -. Bisogna poi riprendere la riflessione sul tratto Montello-Rovato in modo da favorire il collegamento con Brescia, dove arriverà l’alta velocità. Questo ultimo tratto ai tempi del Governo Draghi con il sottosegretario Bruno Tabacci era già stato considerato dal Cipe». Come dire, senza il primo passo, non si può fare il secondo. Il nodo, come spesso accade, è politico-burocratico. I 250 milioni di euro necessari per il raddoppio fino a Montello non sono ancora stati trovati. E finché non lo saranno, il progetto resterà sulla carta. Ma il tempo stringe. Perché ogni anno che passa è un anno in cui il traffico autostradale cresce, in cui l’accesso all’aeroporto da est si complica, in cui la città perde l’occasione di diventare davvero policentrica.

Non si tratta solo di treni, si tratta di visione. Di capire che la mobilità non è un insieme di tratte, ma un sistema. E che quel sistema, per funzionare, ha bisogno di continuità. Il raddoppio verso est sarebbe il completamento di un disegno che ha già preso forma verso Milano. E che ora deve trovare il coraggio - soprattutto le risorse - per guardare anche dall’altra parte.

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