Reddito di cittadinanza, in un anno 5.331 in meno i beneficiari bergamaschi

I dati. Il totale passa dai 15.991 di fine 2021 a 10.660. Un «taglio» che anticipa le norme più restrittive del governo, Mazzola (Cisl): mercato del lavoro in crescita dopo la pandemia. Amboni (Cgil): ma prevalgono i contratti a termine.

L’orientamento del governo è stato quello di «tagliare» la platea dei beneficiari, accorciando la durata del sussidio per gli «occupabili» e abolendolo del tutto dal 2024. Ma i numeri del Reddito di cittadinanza sono già in calo, anche per alcune componenti fisiologiche: dalla «fame» di personale delle aziende all’esaurirsi delle (ormai vecchie, o quasi) finestre di 18 mesi per i percettori, e con anche una residuale componente di «scoraggiati».

Le cifre

A dicembre 2022, secondo gli ultimi dati dell’Inps, sono stati 5.234 i nuclei familiari bergamaschi che hanno percepito il Reddito di cittadinanza, per un totale di 10.660 persone beneficiarie; a dicembre 2021 erano invece 7.148 i nuclei familiari per un totale di 15.991 percettori, a dicembre 2020 (in quel periodo esisteva anche il «reddito di emergenza», che andava ad affiancarsi per altre platee in fragilità) i nuclei erano 6.589 per un totale di 15.566 persone beneficiarie.

Rispetto a un anno fa, in sostanza, in Bergamasca la platea dei beneficiari s’è ridotta di un terzo: 1.914 nuclei in meno, per un totale di -5.331 percettori. Un primo forte calo s’era notato già da febbraio 2022, anche in relazione a una modifica collegata alla presentazione della documentazione Dsu/Isee, poi il resto dell’anno ha visto oscillazioni minime.

I motivi del calo

I «perché» della discesa – che si osserva anche a livello nazionale – intrecciano diverse risposte. Una, ad esempio, sfata il «mito» per cui i percettori del sussidio non abbiano voglia di lavorare. «La realtà di Bergamo e di chi vive a Bergamo – ragiona Danilo Mazzola, della segreteria provinciale della Cisl di Bergamo – evidenzia come il lavoro sia una parte fondamentale e concreta per la vita delle nostre comunità. Un mercato del lavoro che dopo un 2020 difficile dovuto alla pandemia ha manifestato una crescita significativa, andando oltre i dati del 2019, ha sicuramente favorito la rioccupazione di molte persone che avevano solo la necessità di essere aiutate ed accompagnate in una fase di difficoltà della propria vita».

Sulla chiave di lettura concorda anche Orazio Amboni, responsabile Welfare della Cgil di Bergamo: «In Bergamasca nel 2021 osserviamo un saldo positivo di 9mila occupati, e anche nel 2022 i primi tre trimestri mostrano un saldo assunzioni-cessazioni positivo per circa 8.500 unità. Questo boom ha anche prosciugato una parte notevole degli utenti del Reddito di cittadinanza, quelli in grado di essere inclusi nel mercato del lavoro. È una buona notizia: il neo, però, è che prevalgono i contratti a termine».

Un altro fattore nell’erosione della platea dei percettori, prosegue Amboni, «è legato all’iniziale periodo di 18 mesi in cui si può percepire il reddito, seguito poi da un altro periodo di 18 mesi (se permangono i requisiti, ndr) ma con un periodo di “pausa” in mezzo: calcolando che il sussidio è stato introdotto dalla primavera del 2019, c’è una quota fisiologica di beneficiari decaduti».

Le novità

Ma ora, appunto, i tempi si accorciano. Le regole cambiano. Le novità introdotte dal governo con la legge di bilancio poggiano su alcuni punti precisi. I principali: la durata del sussidio si riduce a 7 mesi per chi è considerato «occupabile»; il Reddito decade poi al primo rifiuto di una proposta di lavoro; è introdotto l’obbligo di Puc (i «Progetti utili alla collettività») per i percettori non esonerati; per i percettori dai 18 ai 29 anni che non hanno adempiuto all’obbligo scolastico, l’erogazione del Reddito è subordinata alla frequenza di percorsi di istruzione. Per queste persone, interviene Marcella Messina, assessore alle Politiche sociali del Comune di Bergamo, «è fondamentale un accompagnamento continuo di tipo educativo e psicologico nel transitare da un contesto lavorativo all’altro o nel ricercare e permanere in ambienti più protetti. Il Reddito di cittadinanza è ciò che consente loro di far fronte alle necessità di vita, dall’affitto al cibo, senza dover necessariamente ricorrere alla carità e alla benevolenza».

I criteri più restrittivi stanno anche scoraggiando qualche percettore dal proseguire con la richiesta di sussidio: «Qualcuno – segnala Amboni, basandosi sul polso dei patronati del sindacato – sta iniziando a rinunciare, sapendo che comunque i tempi si accorciano». La stabilizzazione dei nuclei bergamaschi percettori attorno a quota 5mila può suggerire l’esistenza di una quota costante di persone non occupabili, per i motivi più vari. Basse competenze, inidoneità al lavoro, età avanzata. «Bisogna trovare una soluzione per le fragilità di queste persone – rileva Amboni –, che senza il Reddito di cittadinanza sono in difficoltà esistenziale».

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