Roby Facchinetti: «35 minuti terribili». Banditi disinvolti, il sospetto di una talpa

La rapina. Ingente il bottino nella villa del cantante dei Pooh: gioielli, due orologi di valore e migliaia di euro. Accenti spagnolo e dell’Est. La moglie ha accusato un malore, soccorsa dal 118: «Confidiamo nelle indagini».

Una certa e sospetta disinvoltura dei tre banditi che, armati di pistole, domenica sera hanno rapinato Roby Facchinetti e la sua famiglia nella villa di via Baioni dove il cantante dei Pooh vive da sempre, è uno degli aspetti sotto la lente della procura e della questura, che indagano su un colpo che ha fruttato un bottino consistente, anche se non ancora quantificato nei dettagli: diversi gioielli, almeno due orologi di valore e qualche migliaia di euro. I malviventi hanno usato violenza solo verbale nei confronti di Roby, 78 anni, sua moglie Giovanna Lorenzi, il figlio Roberto e la moglie di quest’ultimo. Nella villa c’erano anche l’altra figlia Giulia, suo marito e i loro figli, che si trovavano però in un altro appartamento e che non si sono accorti del colpo fino a quando i banditi se ne sono andati. Il sospetto è che i ladri fossero in qualche modo a conoscenza degli ambienti, forse perché informati da qualcuno che in passato può aver bazzicato, per qualche motivo, la villa di Facchinetti, un’istituzione in città, come dimostra l’onda di affetto che si è alzata attorno a lui e alla sua famiglia sui social e anche fisicamente nella zona di via del Lazzaretto.

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«Sono stati 35 minuti terribili, i più brutti della nostra vita. Voglio però tranquillizzarvi. Stiamo tutti bene», ha sintetizzato il cantante e tastierista che martedì prossimo tornerà a calcare il palco dell’Ariston a Sanremo assieme ai Pooh. «Roby sta bene, stiamo tutti bene, è stato brutto, confidiamo nelle indagini», si è limitata a dire, con la consueta cortesia, la moglie di Roby uscendo ieri mattina in auto dalla villa. Nella mezzora in balia dei malviventi Giovanna ha anche accusato un malore e forse proprio questo ha spinto i banditi ad andarsene. Poco dopo è intervenuto il 118 con un’ambulanza per un controllo. Nulla comunque di grave. «Non è stata una cosa bella: ci hanno puntato le pistole addosso», ha aggiunto il figlio Roberto, sempre uscendo di casa. Le indagini sono affidate alla Squadra mobile, che giovedì ha sentito Roby per la formalizzazione della denuncia. In procura è stato aperto un procedimento contro ignoti per rapina pluriaggravata a mano armata, commessa da più persone in un’abitazione privata.

Il colpo domenica dopo cena

Tutto è cominciato dopo cena, dieci minuti prima delle 21 di domenica: la famiglia Facchinetti aveva fatto uscire in giardino il cane e, quando è stata riaperta la porta per farlo rientrare, sono piombati dentro la villa anche i tre banditi, tutti con il passamontagna e che evidentemente sostavano nel giardino dopo aver scavalcato il cancello (il resto della recinzione presenta una siepe molto alta). La villa – che ospita tre appartamenti su più livelli, nei quali vivono Facchinetti e la moglie, il figlio Roberto, 36 anni, e la compagna e la figlia Giulia, 31, e il compagno, oltre ai nipoti – non aveva in funzione l’allarme perché la famiglia era in casa e le telecamere non erano attive. Lo erano, invece, quelle della videosorveglianza comunale della zona (numerose, anche perché il settore ospiti dello stadio è a poche centinaia di metri): i filmati sono al vaglio della Squadra mobile.

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Entrati, i tre banditi hanno puntato le pistole contro Roby Facchinetti e gli altri suoi familiari, facendosi consegnare gioielli e denaro. I padroni di casa sono stati costretti a girare per l’abitazione sotto le minacce dei malviventi, che sembravano – ma è una sensazione al vaglio degli inquirenti, non supportata al momento da elementi certi – fare richieste quasi mirate in merito a ciò che volevano portare via. Dalle loro voci pare non fossero italiani: uno sembrava parlare con accento spagnolo, un altro pareva dell’Est. Dunque una banda evidentemente variegata, sulla cui composizione si stanno concentrando le indagini.

Un colpo ben organizzato

Sicuramente si è trattato di un colpo ben organizzato: non un furto degenerato in rapina, come purtroppo accade, bensì una rapina orchestrata nei minimi dettagli, con la piantina dell’abitazione studiata e conosciuta, tre malviventi in azione e quasi certamente un quarto, fuori in auto a fare da palo e ad aspettare i complici. «Non posso rivelare altro, atteso che sono in corso le indagini, ma vi ringrazio per la vicinanza che mi state dimostrando. Un abbraccio», è un altro passaggio del breve messaggio di Roby Facchinetti. Il colpo lo ha turbato profondamente proprio nei giorni in cui si stava preparando per l’esibizione a Sanremo nella prima reunion dei Pooh dopo il loro scioglimento nel 2016, in concomitanza con il cinquantesimo di attività del gruppo. Se in città non è mai stato un segreto dove vive il cantante dei Pooh (sul campanello ci sono il suo nome e quello dei suoi familiari), alcuni dettagli interni alla casa sono evidentemente noti solo a chi l’ha frequentata e il fatto che i banditi abbiano agito a colpo sicuro è risultato a chi indaga quantomeno sospetto. Del resto non sarebbe una novità e la cronaca nera è ricca di analoghi colpi, anche con esiti più drammatici, dov’era poi emersa la complicità di una «talpa» che nella villa di turno rapinata aveva lavorato. Tra l’altro di rapine a mano armata in villa in città e provincia non se ne registravano da tanti anni: la più eclatante fu quella del 2001 a Torre Boldone, dove un imprenditore rapinato venne sottoposto alla roulette russa. Per questo il colpo ai danni della famiglia di Roby Facchinetti ha scosso Bergamo: il timore è che possa essere il primo di altri analoghi episodi, anche se su questo versante gli inquirenti sembrano cauti e l’ipotesi che prevale è che sia stato preso volutamente di mira proprio il cantante dei Pooh. Che già nel febbraio del 2017 si era visto piombare in casa un rapinatore, in quel caso messo in fuga dal genero Juri Ambrosioni, marito di Giulia, che è cintura nera di arti marziali.

Non vive in città, invece, il figlio più noto di Roby, Francesco, che venerdì ha affidato a una storia sui social il suo disappunto per l’accaduto, spiegando di essersi trasferito con la sua famiglia in Svizzera proprio per paura: «Io non voglio crescere i miei figli in un Paese dove non possono essere liberi di uscire di casa, dove ho paura a farli andare al parchetto, ho paura a farli giocare al campetto vicino a casa, ho paura di lasciare mia moglie a casa da sola e i mie i figli a casa con mia moglie: non voglio più questo. È allucinante».

Facchinetti junior che già 6 anni fa, dopo il primo colpo a casa del padre, aveva annunciato che si sarebbe comprato un arsenale contro eventuali ladri e che poi era stato a sua volta vittima di un colpo in casa, sabato ha attaccato Stato e politici: «Non è una condanna avere soldi guadagnati onestamente e una villa. Io mi devo sentire libero e sicuro nel Paese in cui vivo. Nonostante la follia dell’episodio, per fortuna stanno tutti bene. Sono molto amareggiato per come si è trasformato il nostro Paese».

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