Rogo in Kenya, grave una bergamasca. «Altri trenta secondi e saremmo morti»

L’incendio. Michela Boldrini, impiegata di 40 anni, tra i 3 italiani feriti nell’incendio del resort. Ricoverato anche il cugino valtellinese: «Abbiamo perso tutto, anche telefonini e passaporti».

«Altri trenta secondi e non ce l’avremmo fatta». A farsi portavoce di quanto hanno vissuto mercoledì gli ospiti di un resort di Watamu, in Kenya è Mattia Ghilardi, panettiere trentaseienne di Grosotto, in Valtellina: si trovava in vacanza con sua cugina Michela Boldrini, impiegata quarantenne di Bergamo. Entrambi sono ricoverati per gravi ustioni, lui allo Star Hospital di Malindi, mentre lei – che è la più grave, ma non è in pericolo di vita – è stata trasferita all’ospedale di Mombasa. Anche un’altra italiana, di Napoli, che si trovava nel resort è rimasta ustionata ed è ricoverata in Kenya, anch’essa non in pericolo di vita.

Michela non è raggiungibile al cellulare: è andato distrutto nel rogo assieme ai documenti – tra cui il passaporto – e a tutti i suoi effetti personali, così come è accaduto al cugino Mattia. Che, raggiunto direttamente in ospedale da Freddie Del Curatolo, corrispondente dell’agenzia Ansa dal Kenya, ha raccontato: «Io e mia cugina saremmo dovuti tornare dal Kenya oggi (ieri per chi legge, ndr) e, per paura di perdere i passaporti, appena visto da lontano le fiamme, ci siamo diretti verso la stanza del Barracuda Inn. Ma nel giro di pochissimo un calore tremendo aveva già avvolto il resort». L’incendio ha completamente distrutto due hotel, tra cui appunto il Barracuda dove soggiornavano i tre italiani ustionati (la proprietà del resort è italiana), oltre al Mapango, ma anche un vicino ristorante e alcune case. Si tratta di una località turistica molto frequentata dagli italiani.

Michela Boldrini ha riportato gravi ustioni al corpo e ora è ricoverata con gonfiori al viso. «La vacanza era andata benissimo, fino alla tragica fatalità: mare, safari e relax – continua Ghilardi –. A ripensarci, dovevo correre in spiaggia come hanno fatto quasi tutti gli ospiti del resort, ma istintivamente ho pensato a salvare i documenti di viaggio, che alla fine non sono comunque riuscito a recuperare, al pari di tutti i miei effetti personali».

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Assieme a Blue Lagoon e Turtle, Watamu è una delle tre baie paradisiache del «Marine national park and reserve», una cinquantina di chilometri a nord di Mombasa e cinque a sud di Malindi. Il devastante incendio – sulle cui cause sono in corso accertamenti da parte delle autorità keniote – ha interessato in primis proprio il resort Barracuda, dov’erano presenti circa 180 turisti, quasi tutti in vacanza con il tour operator Alpitour e che sono scappati cercando di recuperare – spesso invano, com’è accaduto a Ghilardi e Boldrini – le proprie cose.

La situazione è stata subito oggetto di attenzione da parte dell’Unità di crisi della Farnesina, che ha attivato i contatti con l’Ambasciata d’Italia a Nairobi e con il Consolato onorario di Malindi. Quasi miracolosamente nessuno è per fortuna morto nell’incendio. I turisti rimasti senza alloggio sono stati ospitati in altre strutture della stessa zona. Le fiamme sarebbero partite dalla cucina di un ristorante e, alimentate dal forte vento, avrebbero raggiunto i due vicini resort della baia. I danni sono stati piuttosto ingenti.

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