Rsa, il caro bollette costa fino a 10 milioni. «È insostenibile, intervenga il governo»

Un salasso gli aumenti per le 65 strutture: «Spese triplicate, impensabile farle ricadere sulle rette». L’effetto a catena dei rincari anche sui servizi esternalizzati. L’appello dei gestori: «Occorre calmierare i prezzi»

I costi sono alle stelle anche qui, ma le soluzioni paiono ancor più complesse. Perché dell’energia non si può fare a meno: nell’estate della calura, l’aria condizionata era imprescindibile; nell’inverno che s’annuncia rigido, occorrerà garantire ancor più caldo. Senza dimenticare le apparecchiature elettromedicali da utilizzare nella quotidianità. Si parla di anziani e di persone fragili: anche le Rsa fanno i conti con le bollette impazzite, sia sul fronte del gas sia su quello dell’elettricità.

A seconda della grandezza di ciascuna struttura, gli aumenti annui si traducono in diverse decine di migliaia di euro o in alcune centinaia di migliaia di euro in più di costi; nelle realtà più grandi, i rincari sono addirittura nell’ordine del milione di euro. E considerando che sono 65 le case di riposo in provincia di Bergamo, il conto è salatissimo: verosimilmente, la stangata per le Rsa bergamasche potrebbe aggirarsi complessivamente (almeno) sui 5-10 milioni di euro di extra-costi. «Le bollette in media sono triplicate. Però noi non triplichiamo le rette, né la Regione triplica i contributi – è la riflessione di Barbara Manzoni, presidente dell’Associazione San Giuseppe, realtà rappresentativa delle Rsa bergamasche d’ispirazione cattolica –. Siamo in una situazione di difficoltà notevole. Nel nostro lavoro non possiamo certo ridurre l’uso dell’energia. Ci appelliamo alla politica affinché giungano dei ristori». Le case di riposo arrivano peraltro da due anni e mezzo difficili: «Abbiamo poche leve per far fronte a questa nuova situazione – prosegue Manzoni –. Le rette non le possiamo ritoccare più di quanto fatto finora, perché non possono diventare insostenibili per le famiglie. Si sta pensando a come creare delle sinergie per autosostenerci, si stanno percorrendo tutte le strade possibili. Il nostro è un grido d’allarme che va raccolto dalla politica e dalle istituzioni: dare attenzione alle Rsa vuol dire dare attenzione a tutto il mondo della fragilità».

Il salasso è appunto notevole. Prendendo i dati di una Rsa «campione», con un’ottantina di posti letto (la grande maggioranza delle strutture bergamasche accoglie tra i 60 e i 120 ospiti), la spesa mensile dell’energia è passata dagli 8mila euro mensili dello scorso anno agli attuali 27mila euro: una spesa praticamente triplicata, quasi 20mila euro in più ogni mese; su 12 mesi, gli extra-costi superano abbondantemente i 200mila euro.

Tra elettricità e gas

«In questi giorni si parla tanto dei rincari del gas, ma per il nostro settore la criticità s’è vista già d’estate per la spesa elettrica – spiega Cesare Maffeis, presidente dell’Acrb, l’Associazione case di riposo bergamasche, che riunisce prevalentemente Rsa d’ispirazione laica –. In un’estate così calda, gli impianti di climatizzazione e di trattamento dell’aria hanno rappresentato costi notevoli. All’aumento netto del costo dell’elettricità s’è aggiunta la necessità di far fronte all’ondata di caldo: così in alcune strutture sono arrivate bollette persino sei volte superiori allo storico delle estati precedenti. E quest’inverno, un inverno che si annuncia rigido, ci si ritroverà bollette spaventose del metano. Nelle Rsa più grandi, si stima anche un milione di euro di spesa in più per quest’inverno. Sono cifre che rischiano di far saltare il banco». Qualcuno era riuscito a «strappare» contratti virtuosi prima di questa tempesta energetica, ma la situazione è complessivamente difficilissima: «Usciamo da due anni complicati e stavamo un pochino rimettendoci in sesto - rileva Maffeis –: ora però i problemi sono grossi. In proporzione, questo scenario porta a problemi sulla sostenibilità». Che fare? «Le rette non si possono aumentare più di tanto. A volte la boccata d’ossigeno arriva dalle donazioni di qualche benefattore, ma certo non è così che si può superare la criticità».

Appello alla politica

L’Uneba, associazione che a livello nazionale rappresenta migliaia di enti non-profit, ha lanciato nei giorni scorsi un appello per sensibilizzare la politica. «Gli aumenti sono molto pesanti – conferma Fabrizio Ondei, presidente di Uneba Bergamo –, tra l’altro a fronte di consumi che in alcuni casi sono anche inferiori, perché si lavora sull’efficientamento. Ma d’estate non puoi spegnere il climatizzatore, d’inverno non puoi rinunciare al riscaldamento». In più, c’è un’ulteriore reazione a catena: «Stanno aumentando anche i costi di molti fornitori. Per esempio le spese per la lavanderia – spiega Ondei –, un servizio esternalizzato dalla maggior parte di noi, sono in crescita perché queste imprese affrontano anche loro il rincaro energetico». Che fare, dunque? «I palliativi servono a poco. Occorrerebbe calmierare i prezzi, pensare a interventi strutturali – rileva Ondei –. Abbiamo lanciato un appello e stiamo incontrando tanti candidati: speriamo arrivino delle risposte concrete»

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