
Cronaca / Bergamo Città
Sabato 09 Agosto 2025
Ruzzini e l’episodio al Parco Olmi: «Se educhiamo all’indifferenza, abbiamo fallito»
LA RIFLESSIONE. Dopo il confronto con alcuni genitori: «Non so quale sia stato il momento in cui abbiamo deciso che ognuno dovesse pensare per sé».
«Io non so quale sia stato il momento in cui abbiamo deciso che ognuno dovesse pensare per sé, il momento in cui quell’idea di comunità educante è venuta meno. Credo però che occorra fare una riflessione e un po’ di autocritica, per correggere la rotta». Oriana Ruzzini, assessore all’Ambiente al Comune di Bergamo affida ai social la sua riflessione, riferita ad un fatto non certo isolato ma, ha voluto il caso, avvenuto nel parco della città (in Malpensata) dedicato ad Ermanno Olmi che, con il suo «Albero degli zoccoli», raccontava quella società da «cortile», dove i figli erano i figli di tutti. Dove gioie e dispiaceri erano condivisi.
«In 20 su una giostrina da 5 o 6»
Scrive Ruzzini su Facebook: «Ieri (giovedì 7 agosto, ndr) sono passata al parco Olmi. Su una giostrina che può portare 5 o 6 bambini (cartello con le regole esposto) erano seduti in 20. Quattro ragazzini cercavano di fare girare la giostra, che ovviamente stentava a muoversi per il troppo peso. Sulle panchine, a gruppetti di due o tre, una decina di genitori assisteva impassibile alla scena. Mi avvicino ai bimbi, gli chiedo di scendere per non rompere il gioco e di salire a turni. Scendono, i più piccoli vengono con me a leggere il cartello delle regole, sembra capiscano. Poi commetto l’errore degli errori, mi rivolgo ai genitori: “Perdonate, non avete letto le regole dell’area giochi? E anche senza leggere, è chiaro che così i giochi si rompono. Sono giochi nuovi, pagati con soldi pubblici (vostri)».
Il confronto coi genitori
Le risposte – continua il racconto l’assessore - si sono attestate tra: «Io penso solo a mio figlio, io non sgrido i figli degli altri, anche se glielo dico è uguale, c’è chi fa peggio e nessuno dice niente». Poi si è alzato un nonno: «Io ci ho provato a dire qualcosa, ma mia moglie e mia nuora mi hanno detto che devo farmi gli affari miei».
«Mi sono congratulata con il nonno – ha scritto l’assessore sui social – per l’iniziativa, poi si è accesa una discussione con una mamma: nessuno deve permettersi di rivolgere la parola a suo figlio, e abbiamo parlato con il custode. Anche lui dice che fa fatica a farsi rispettare. Non è facile, certo. Ma se nessuno dice nulla quando si danneggia un bene comune, come faranno quei ragazzi a diventare cittadini del mondo? Il senso della cura, del rispetto per i luoghi pubblici, per l’ambiente, sono responsabilità. Dire a un gruppo di bambini cosa non fare e cosa invece è giusto, farlo insieme, è pre-occuparsi della loro crescita (e della giostrina). Badare al proprio figlio e fregarsene degli altri è educare all’indifferenza. E non mi pare stia producendo grandi risultati».
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