Scalo merci, lunedì 4 settembre ultimo viaggio

INFRASTRUTTURE. Partirà alle 14 per la Svezia, è scontro tra operatori ed enti. «Rovato non è praticabile». «Sapevano che sarebbero dovuti andare via».

L’ultimo treno partirà lunedì, alle 14, alla volta della Svezia, con materiale di recupero. Poi il sipario calerà definitivamente sullo scalo merci di Bergamo. Dopo molteplici rinvii, l’ennesima proroga (si è arrivati a quota 6) è scaduta ieri: oggi si finirà di caricare i carri, e il 4 settembre ci sarà il viaggio che segna la fine delle attività.

L’intera Bergamasca resta quindi senza uno scalo merci. Al momento infatti non ci sono alternative, perché il progetto intermodale di Cortenuova (su cui si stanno concentrando Comuni, Provincia e Rfi, arrivato sul tavolo del ministero delle Infrastrutture per la «rilevanza nazionale») è sul lungo periodo.

La soluzione temporanea di Rovato, indicata da Rfi, è stata invece respinta dagli operatori come «tecnicamente impraticabile». La «dead line» era nota - per permettere l’avvio degli interventi che interessano la stazione cittadina, dal treno per Orio a Porta Sud - ma nel frattempo non si è riusciti a trovare un «piano b» condiviso. Lo scalo merci cittadino già languiva (si parla di un treno al giorno per la Lotrafer e tre treni a settimana per la Cisaf, le due aziende private che operano nell’area), e il mondo economico necessita di una logistica più efficiente e all’avanguardia, come ricorda Confindustria.

Gli operatori

Nel frattempo gli operatori sono sulle barricate. «Da martedì saremo fermi – annuncia Andrea Callioni, amministratore unico di Cisaf –. Dovremo decidere cosa fare con i nostri 15 dipendenti, senza contare le centinaia di persone dell’indotto che non potranno più contare sui nostri servizi».

Roberto Todisco, di Lotrafer, che si occupa di trasporti eccezionali «spot», è andato a «raccattare» - copyright suo - qualche binario tra Brescia e Milano per poter continuare a caricare. «Ma è tutto saturo, in qualche modo dovremo arrangiarci», dice. Entrambi sono certi: «La soluzione di Rovato non era idonea». Ben venga il progetto di Cortenuova, «ma non c’è nulla di certo, né tempi né risorse. Bisognava coordinarsi meglio con la chiusura di Bergamo, offrendo una soluzione percorribile per il periodo transitorio. Invece non è stato fatto nulla, Comune e Provincia non sono stati in grado di trovare una soluzione».

Lo scandalo, secondo loro, è anche che «mentre Milano e Brescia hanno una decina di raccordi a testa, Bergamo, provincia manifatturiera tra le più ricche d’Italia, resta senza un’infrastruttura essenziale». Senza contare che togliere i treni merci comporta conseguenze per traffico e inquinamento. «Tutti parlano di transizione ecologica, di “green”, poi tolgono i treni», fanno notare Todisco e Callioni.

Tre treni a settimana equivalgono a 120 camion in meno sulle strade, sono i calcoli della Cisaf. Un treno al giorno, per circa mille tonnellate di materiale, equivale a 30-33 camion, aggiungono dalla Lotrafer. Agguerrito anche Doriano Bendotti, segretario provinciale degli autotrasportatori Fai e rappresentante del trasporto merci nel consiglio della Camera di commercio. «La chiusura dello scalo merci – interviene – certifica il fallimento della politica amministrativa e imprenditoriale bergamasca. È trent’anni che si parla di un nuovo interporto, ma il sistema economico e politico bergamasco non sono stati in grado di trovare una soluzione. Il risultato è che siamo gli unici in Lombardia a restare senza un’infrastruttura fondamentale, per esportare le merci e importare i materiali che ci servono».

Terno, Verdellino, Calusco: tante le ipotesi ventilate in questi anni, ricordano gli operatori, «ma tutto è rimasto lettera morta, nonostante anche la nostra disponibilità a investire. Bastava il cambio di colore politico degli amministratori o la levata di scudi dei comuni vicini per bloccare tutto».

Le istituzioni

Gli enti locali, però, respingono le accuse di immobilismo e fanno quadrato. «L’ultimo treno doveva partire 8 anni fa, ho firmato io le proroghe per arrivare fin qui – puntualizza il sindaco Giorgio Gori –. Era chiaro che a Bergamo non si potesse più stare, per permettere i lavori di Rfi. Per questo abbiamo trovato una soluzione temporanea (Rovato) e una definitiva (Cortenuova)». Per Gori gli operatori sono stati poco «pro-attivi»: «Prima hanno detto che Rovato andava bene, per poi cambiare idea». Stessa versione anche dal presidente della Provincia Pasquale Gandolfi: «Gli operatori dovrebbero ringraziare che sono potuti rimanere fino ad ora. Da tempo sapevano di Rovato, e si accorgono ora che non va bene».

Su Cortenuova si sta andando avanti: «Settimana prossima riparleremo con Rfi, l’interesse nazionale c’è». Pare che stia già girando una bozza di convenzione tra Rfi e i diversi enti coinvolti. Così come in Via Tasso è arrivato lo studio commissionato dalla Provincia all’Università su infrastrutture e logistica. Certo i tempi per realizzare il polo intermodale di Cortenuova (proposto dal privato Cfs srl, di cui fanno parte il colosso Msc e il gruppo Vitali) non saranno rapidi. «Non si può proprio dire che la politica non se ne sia occupata», replica l’assessore regionale alle Infrastrutture Claudia Terzi: «La Regione non ha competenze dirette, ma mi sono preoccupata della questione cercando di fare un lavoro di squadra. Capisco la frustrazione degli operatori, ma lo sanno da anni che lo scalo merci di Bergamo sarebbe stato dismesso».

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