Si sente male sul bus mentre va in caserma: muore vigile del fuoco

IL DRAMMA. Francesco Donati aveva solo 44 anni: donati gli organi. Lascia la compagna e i due figli, di 11 e 14 anni. Da oggi (12 aprile) la camera ardente al comando: «Altruista e sensibile»

Amava la sua famiglia, amava lo sport, amava l’avventura, amava il suo lavoro da vigile del fuoco e amava la vita. «A volte prendeva la tenda, i bambini e andava in montagna: era tutta un’avventura», racconta un familiare. Francesco Donati aveva ancora tutta una vita davanti. Invece se n’è andato a soli 44 anni, a causa di un malore improvviso che l’ha colpito lunedì mattina, mentre raggiungeva con l’autobus di linea il comando provinciale di via Codussi: erano le 6 e, benché non di turno, si sarebbe dovuto incontrare con alcuni colleghi dell’Usar («Urban search and rescue»), di cui era istruttore, per andare a Milano e partecipare a un’esercitazione.

Invece Francesco si è accasciato per un’emorragia cerebrale e non si è mai più ripreso. Immediati i soccorsi: con l’ambulanza del 118 è stato trasferito all’ospedale Papa Giovanni XXIII in condizioni disperate. Ieri mattina ne è stata dichiarata la morte e l’équipe medica ha poi proceduto con il prelievo degli organi: lo aveva deciso lui stesso, perché pensava fosse un suo dovere in quanto vigile del fuoco. E, vista la giovane età e il fisico sano e da sportivo – soltanto il pomeriggio prima del malore aveva giocato a una partitella di calcetto con gli amici di Longuelo, dove viveva – i suoi organi potranno ora migliorare la vita, se non salvarla, ad altre persone. Organi sani – come hanno potuto verificare e monitorare in questi drammatici giorni i medici della Terapia intensiva – e non compromessi dal grave danno cerebrale che ha invece causato conseguenze irreversibili per Francesco. I figli, Daniele e Camilla, hanno 11 e 14 anni. Francesco, i due ragazzi e la compagna Zaira abitano in via Puccini, a Longuelo, ma la famiglia ha accolto la proposta del comandante provinciale dei vigili del fuoco Vincenzo Giordano di allestire la camera ardente al comando: sarà aperta da oggi pomeriggio. «Siamo increduli e attoniti: Francesco era generoso, sensibile, in prima fila nei soccorsi nelle principali calamità nazionali – dice commosso il comandante – Non si tirava mai indietro. Ma, ancora prima che un vigile del fuoco, era un uomo di 44 anni e un papà: siamo vicini alla famiglia». I funerali saranno celebrati nella parrocchiale di Longuelo lunedì alle 10. Il feretro verrà poi cremato e le ceneri riposeranno nel cimitero di Ranica, accanto al papà, mancato due anni fa.

«Siamo increduli e attoniti: Francesco era generoso, sensibile, in prima fila nei soccorsi nelle principali calamità nazionali – dice commosso il comandante – Non si tirava mai indietro. Ma, ancora prima che un vigile del fuoco, era un uomo di 44 anni e un papà: siamo vicini alla famiglia».

Nei tre giorni che Francesco ha trascorso in coma al Papa Giovanni il viavai di amici e colleghi è stato costante: tutti increduli di fronte a una morte improvvisa e inspiegabile, tutti stretti accanto alla compagna, ai figli, alla mamma Tiziana e al fratello Matteo, di due anni più giovane. Francesco aveva incontrato da ragazzo il mondo dei vigili del fuoco e nel corpo aveva frequentato la leva. Si era innamorato di quel lavoro, nel quale avrebbe potuto mettere a frutto il suo altruismo, la sua determinazione, la sua preparazione. E infatti, da specialista soccorritore, aveva poi deciso di arruolarsi, prima come volontario e, ormai da anni, come effettivo: il vigile del fuoco era diventata così la sua professione e lo è stata letteralmente fino all’ultimo.

Negli anni era diventato specialista del «Saf», il Soccorso speleo fluviale, ma anche appunto nell’Usar, le ricerche sotto le macerie. Era stato in prima fila nei soccorsi dopo la valanga a Rigopiano e a seguito del crollo del ponte Morandi a Genova. E poi tanti interventi quotidiani, tanti addestramenti e tanta passione. Spesso Francesco andava in montagna e amava Longuelo: non si tirava mai indietro quando c’era da dare una mano nel quartiere. «Se domani non dovessi più tornare, racconta a tutti del mio amore esagerato per questa divisa – scriveva Francesco su Facebook nel 2019 –: racconta a tutti che sono riuscito a diventare ciò che sognavo da bambino. Racconta di come mi facesse sentire aiutare gli altri e salvare le vite altrui. Racconta a tutti che ero e sarò per sempre, semplicemente un vigile del fuoco».

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