Siti inquinati in Bergamasca, rischio stop per le bonifiche

AMBIENTE. Per la Corte costituzionale la competenza è solo della Regione, non dei Comuni. Nella Bergamasca 86 aree contaminate da risanare. L’assessore regionale Maione ha scritto al ministro Pichetto Fratin per trovare una soluzione. Leggi l’approfondimento su L’Eco di Bergamo di giovedì 3 agosto.

Le bonifiche in corso di autorizzazione di siti contaminati nella Bergamasca rischiano di rimanere al palo. Motivo? Una decisione della Corte costituzionale che ha rimesso la competenza nel campo della Regione, giudicando quindi incostituzionale la legge lombarda che derogava il compito ai Comuni. Difficile prevedere subito gli effetti. I siti contaminati in provincia di Bergamo sono in tutto 86, solo una ventina sono a Bergamo città. Si tratta perlopiù di vecchi insediamenti industriali, distributori di carburante in disuso, vecchie cave, discariche abusive.

Come primo passo, Palazzo Lombardia ha emanato un decreto (inviato a tutti i Comuni) in cui si precisa innanzitutto che «le operazioni e gli interventi di bonifica che sono stati autorizzati sulla base di piani di bonifica già adottati con atto non più impugnabile potranno proseguire senza alcuna interruzione delle attività».

Per tutti gli altri, rimane una situazione di incertezza da sciogliere al più presto. L’assessore regionale all’Ambiente Giorgio Maione ha scritto al ministro Gilberto Pichetto Fratin «proponendo una bozza di norma da far approvare nel più breve tempo possibile per sbloccare la situazione».

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