Somministrazioni del vaccino in azienda, Bergamo ha l’accordo

Dopo il summit tra Ats, rappresentanze dell’industria, commercio e artigianato e tutti i sindacati trovata l’intesa per avviare la procedura.

Vaccini nelle aziende: se ne parla da tempo, ora la certezza è più vicina. La Lombardia è pronta, hanno dichiarato lunedì 3 maggio il vicepresidente di Regione Lombardia e assessore al Welfare, Letizia Moratti e l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Guido Guidesi: «Il piano vaccinale in Regione Lombardia sta funzionando molto bene. Vogliamo al più presto mettere in sicurezza le fasce più deboli e subito dopo concentrarci sulla vaccinazione di massa, momento in cui confermiamo la volontà del coinvolgimento delle aziende lombarde. A breve usciranno precise indicazioni sulle modalità operative, ma è evidente che le tempistiche sono strettamente legate alle dotazioni vaccinali che il Governo invierà, come già a suo tempo premesso».

Se quindi una delle variabili fondamentali nell’avviare la possibilità, per i lavoratori che lo desiderano, di ottenere i vaccini nelle aziende in cui prestano servizio, è quella delle disponibilità delle dosi, Bergamo ha ultimato l’iter per gli accordi tra le parti. Ieri si è tenuto un incontro nell’Ats di Bergamo per la definizione del protocollo: presenti Massimo Giupponi, direttore generale dell’Ats e il direttore sanitario Carlo Alberto Tersalvi, tutte le rappresentanze sindacali, Cgil, Cisl e Uil in testa, e quelle del mondo datoriale, dalle industrie agli artigiani, con Confindustria, e, tra le altre, Confcommercio, Confartigianato, Confcooperative. Le linee del protocollo sono pressoché definite, questa mattina nella sede Ats di via Gallicciolli si terrà un ulteriore incontro per la «limatura» del testo e gli ultimi passaggi burocratici: da oggi, quindi, Bergamo avrà il suo protocollo per le vaccinazioni in azienda. Pare che siano diverse le imprese già pronte a organizzare le somministrazioni direttamente nelle proprie sedi: questo riguarderà probabilmente le più grandi, che si muoveranno così su uno dei binari dell’accordo che, anche nelle linee organizzative nazionali, prevede la possibilità di vaccinazione all’interno delle aziende che a loro carico organizzano il percorso, con tutte le norme di sicurezza anti-Covid, e mettono a disposizione i propri medici, quelli aziendali in primo luogo. L’altro binario previsto è che le aziende abbiano delle linee «dedicate» all’interno degli hub vaccinali già esistenti e funzionanti sul territorio. In entrambi i casi, i vaccini vengono messi a disposizione dal Servizio sanitario nazionale.

Ed è proprio questo il punto cruciale, su cui ruota anche la tempistica del progetto e l’avvio delle somministrazioni: serve la quantità sufficiente e certa di dosi per far decollare il progetto, anche se va tenuto conto che probabilmente diversi lavoratori hanno già ottenuto la somministrazione aderendo alla campagna nazionale, a seconda delle fasce d’età e delle categorie attualmente «aperte» al vaccino. L’industria lombarda, comunque, come ha dichiarato lunedì 3 maggio il presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, è pronta: «Per le imprese adesso è fondamentale avere risposte e tempistiche certe sulla possibilità di dare il via ai propri piani vaccinali e assicurare così la salute dei propri collaboratori, guardando al futuro con fiducia. Oltre 1.400 aziende lombarde, a testimonianza del ruolo sociale – ha aggiunto – che esse svolgono sul territorio, si sono già messe a disposizione per effettuare nelle fabbriche le vaccinazioni dei lavoratori, nel rispetto delle priorità di Governo e Regione». A marzo scorso il sistema confindustriale lombardo ha siglato un protocollo d’intesa con Regione Lombardia e Anma (Associazione medici del lavoro ndr) con il quale è stata «sancita la ferma volontà delle nostre imprese di mettersi a disposizione per sostenere e promuovere la campagna vaccinale, contribuendo a dare un supporto importante, vaccinando il maggior numero di persone in poco tempo». E se si guarda a quanto dichiarato domenica dal coordinatore nazionale della campagna, il generale Francesco Figliuolo, i tempi non dovrebbero essere lunghissimi: «Una volta messe in sicurezza le fasce più a rischio , si potrà aprire alle altre. Penso alle categorie produttive».Quindi, con forniture certe e puntuali, non è escluso che si parta presto.

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