Stop ai medici «gettonisti», è allarme: «Attività a rischio nei reparti»

IL CASO. Società che fornisce personale (anche nella Bergamasca) scrive alla Regione: serve un confronto. «Si creeranno disservizi nel pubblico».

La delibera, approvata a metà dicembre, parla chiaro: stop ai «gettonisti». Basta nuovi contratti di esternalizzazione del personale da parte delle Asst, cioè gli ospedali pubblici, mentre gli accordi in vigore andranno semplicemente in scadenza senza possibilità di rinnovo. Ma cosa accadrà, poi? Come saranno garantiti quei servizi e quei reparti che oggi poggiano in parte su medici e infermieri forniti da cooperative e società esterne?

«Il rischio è che si blocchi l’attività di interi ospedali, soprattutto nelle realtà più periferiche», è il monito di Stefano Giarratana, medico di origini bergamasche specialista in Anestesia e chief marketing officer di «GapMed», società di «medici indipendenti» che fornisce personale a numerosi ospedali pubblici in Lombardia, tra cui anche Piario, Lovere, Alzano e Seriate (afferenti all’Asst Bergamo Est). «GapMed» – che conta su un pool di 500 professionisti, al servizio in decine di strutture – ha scritto una lettera alla Regione per esprimere perplessità e chiedere di «aprire un serio tavolo di confronto fra i diversi attori coinvolti».

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Giarratana porta l’esperienza concreta dei casi bergamaschi: «A Lovere garantiamo il 100% del servizio di Anestesia, tra sale operatorie e guardie di reperibilità notturne e diurne, pari a circa 40 turni al mese, a Piario garantiamo il servizio di guardia anestesiologica e un totale di 64 turni mensili, ad Alzano forniamo 17 turni di guardia al mese. Per effetto della delibera, potremo garantire il servizio al massimo fino a luglio – spiega il medico di “GapMed” –: al di là del caso specifico, per molti ospedali sarà difficile far fronte a queste nuove scoperture di personale». La Regione punta a sopperire attraverso il «reclutamento di personale medico con incarico libero-professionale», con un compenso massimo fissato a 80 euro lordi all’ora per anestesisti, specialisti dell’emergenza-urgenza e medici di pronto soccorso, e di 40 euro per altre figure professionali. «Compensi fuori mercato, al ribasso – rileva Giarratana –, che penalizzeranno soprattutto i presìdi più periferici e meno attrattivi». «C’è poi anche un altro possibile effetto – aggiunge lo specialista –. Si pensa che con lo “svuotamento” delle cooperative si costringerà questi medici a tornare nel sistema pubblico. Potrebbe non essere così, in realtà: noi potremo continuare a lavorare col privato, anzi abbiamo avuto già delle richieste per aumentare le nostre prestazioni, e in più nelle altre regioni la normativa non è cambiata. La delibera è un grande assist per il privato e creerà disservizi nel pubblico».

La replica

La strategia della Regione è articolata in un documento di una dozzina di pagine con le «linee guida per il superamento delle esternalizzazioni dei servizi sanitari-core e per la migliore gestione del personale», in cui propone anche il convenzionamento tra enti (la possibilità di «prestiti» di personale tra Asst) e la creazione di un «albo» di liberi professionisti. Dall’Asst Bergamo Est, dove opera «GapMed», spiegano che «sono già state attivate e sono in fase di espletamento procedure per incarichi libero-professionali, sono in atto valutazioni relative alla stipula di convenzioni con altre Asst per garantire il supporto di specialisti e la cabina di regìa centralizzata regionale affidata ad Areu sarà di ulteriore supporto per creare un grande albo unico. L’Asst Bergamo Est ha una conformazione territoriale ospedaliera articolata e rispetto a ospedali mono-presidio ha plurime necessità. Inoltre le criticità legate al reclutamento degli specialisti sono note a livello nazionale. L’obiettivo è quello di rispondere concretamente a tutti i bisogni di salute dei cittadini e di superare le problematiche oggi presenti attraverso la collaborazione di tutti i soggetti chiamati in causa».

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