Suolo, in 18 anni nella Bergamasca spariti 8.540 campi da calcio

IL RAPPORTO. L’Ispra: centomila abitanti in più. La nostra provincia 20ª in Italia. In pianura 9 Comuni «erosi» su 10: in testa c’è Caravaggio, terzo Treviglio.

In quasi vent’anni è cambiato il mondo. Soprattutto è cambiato il suolo: sempre meno quello verde, sempre più quello grigio o nero di cemento e asfalto. Dal 2006 al 2024, sulla Bergamasca è come se fosse scesa una colata grande più di 8.500 campi di calcio: tra (auto)strade, ferrovie, case, fabbriche, logistiche, così è cambiato profondamente il paesaggio.

Il rapporto dell’Ispra

È un ampio racconto attraverso i numeri quello che si compone sfogliando il nuovo rapporto sul consumo di suolo pubblicato dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione dell’ambiente, branca del ministero dell’Ambiente. Non c’è solo l’«ultimo miglio» del 2024, ma c’è anche la possibilità di comprendere l’evoluzione dettagliata sin dal 2006. Ebbene, nell’intera provincia di Bergamo in questi diciotto anni il consumo netto – cioè la differenza tra il nuovo costruito e gli eventuali interventi di ripristino o le trasformazioni in aree agricole o verdi – è stato di 2.221 ettari, appunto qualcosa come 8.540 campi da calcio di dimensioni standard.

Bergamo si qualifica come la ventesima provincia in Italia per maggior consumo di suolo netto in valori assoluti

Durante tale parabola temporale la Bergamasca è stata attraversata da più fenomeni: è cresciuta nei residenti (a inizio 2006 erano 1.030.911 e nel 2024 sono diventati 1.115.037, quasi 100mila in più) e questa traiettoria è stata accompagnata dai conseguenti sviluppi urbanistici, ha visto sorgere nuove infrastrutture (la Brebemi, per esempio, è stata realizzata tra 2009 e 2014; in tempi recenti incide il treno per Orio), ha calamitato nuovi insediamenti produttivi (il boom delle logistiche).

Non solo a Bergamo

Ma è stato così anche in molte altre parti del Paese: sempre tra 2006 e 2024, Bergamo si qualifica come la ventesima provincia in Italia per maggior consumo di suolo netto in valori assoluti. In Lombardia è la terza, prima ci sono Brescia (che, con un incremento di ben 3.279 ettari, è addirittura terza nella graduatoria nazionale) e Milano (2.665 ettari, ottava in Italia, ma soprattutto la metropoli si è sviluppata in verticale).

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