Tassa di soggiorno in 25 paesi, potrebbero introdurla altri 150

DAL LAGO A NEMBRO. Nella geografia dell’imposta sempre più paesi la adottano, ma sono solo il 14% di quelli che potrebbero applicarla. Nel 2012 i primi furono Bergamo, Orio, Lovere e Predore. San Pellegrino nel 2017. Ci stanno pensando Tavernola e Sovere.

In principio fu Bergamo. Era il novembre 2011 quando il Comune decise che la tassa di soggiorno, di cui si discuteva già dal 2006 tra i vari tira e molla del Governo, sarebbe stata introdotta in città a partire dal gennaio 2012. Il decreto sulle «disposizioni in materia di federalismo fiscale» era del marzo 2011 e prevedeva, appunto, che i Comuni capoluogo di Provincia, le unioni e le località turistiche o città d’arte inclusi negli elenchi regionali potessero istituire una imposta di soggiorno. Una quindicina di anni dopo i Comuni bergamaschi che l’hanno introdotta sono diventati 25. E altri due ci stanno ragionando.

Nuove modalità di calcolo della tassa di soggiorno

Nel mezzo sono state introdotte nuove modalità di calcolo, c’è stata la sospensione durante il periodo Covid e l’autunno scorso era balzata alle cronache anche la proposta, non ben vista da tutti, di estendere la tassa di soggiorno a tutti i Comuni, senza distinzioni. Il provvedimento, che doveva essere approvato con la manovra di bilancio 2025, è rimasto al palo, con un sospiro di sollievo da parte delle associazioni di categoria che, come nel caso di Ascom Confcommercio Bergamo, lamentano il fatto che la tassa di soggiorno «non è sempre seguita da una logica di finanziamento dei servizi per i turisti», sottolinea il direttore Oscar Fusini. Quella che comunemente viene chiamata tassa di soggiorno in realtà è una imposta di scopo, perché viene pagata da tutti coloro che soggiornano in una città per beneficiare di alcuni servizi. Le entrate, quindi, dovrebbero essere poi reinvestite per scopi turistici. «Invece in alcuni casi questi fondi vengono utilizzati impropriamente per pagare le spese correnti e far quadrare i bilanci», evidenzia ancora Fusini.

Tassa di soggiorno, chi può applicarla

A oggi la tassa di soggiorno potrebbe essere potenzialmente introdotta solo in 175 Comuni orobici su 243 (il 70% circa), cioè quelli inseriti nell’elenco regionale delle località turistiche definito nel novembre 2020 con una delibera di Giunta. Fino a quel momento, invece, tutti i paesi lombardi erano considerati «turistici». Sono solo in 25, comunque, i municipi orobici che la stanno applicando, poco meno del 10% di quelli dell’intera provincia e poco più del 14% di quelli dell’elenco definito dal Pirellone.

I comuni dove si paga la tassa di soggiorno

Bergamo, si diceva, è stato il primo a «contare le stelle» degli alberghi e a definire tariffe ed esenzioni nel regolamento sul balzello per il turista, che per i primi anni ha portato nelle casse cittadine circa un milione di euro, per poi salire (insieme al numero delle presenze) a 2,7 milioni nel 2023. Nello stesso anno si sono mossi anche il lago d’Iseo e il Comune di Orio al Serio, che nell’hinterland è stato seguito da Grassobbio, Stezzano e, nell’ultimo periodo, da Mozzo, Azzano San Paolo e Zanica.

Iseo è stato il primissimo a introdurla sul Sebino, seguito a ruota da Predore e Lovere. «Come commerciante ed ex presidente di Visit Bergamo non posso che dirmi favorevole, purché i proventi siano reinvestiti nei servizi ai turisti e nell’abbellimento dei nostri borghi», dice il loverese Giorgio Beltrami. Anche Sarnico l’aveva introdotta nel 2012, ma nel 2014 aveva fatto dietrofront per poi rimetterla nel 2021. Ma in pratica è entrata in vigore nel 2022. Storia simile a Costa Volpino: sospesa nel 2014, è stata reistituita nel 2023. «Da noi invece i turisti la pagano da sette anni», dice invece il sindaco di Riva di Solto, Lorenzo Lazzari. Gli ultimi a introdurla sul lago sono stati Bossico, Castro e Solto Collina. Tavernola dovrebbe deliberarla nelle prossime settimane, Sovere sta pensando al da farsi, mentre a Parzanica non c’è. Dopo aver proceduto per anni in ordine sparso, i Comuni di Visit Lake Iseo si stanno muovendo per adeguare l’imposta secondo tariffe che rispettino determinati range su tutto il Sebino: da 2 a 3 euro a notte per gli alberghi a 4 o 5 stelle, da 1,50 a 2,50 per quelli da 1 a 3 stelle, da 1 a 2 euro per case vacanze, agriturismi e b&b, campeggi e aree di sosta camper.

A fare da precursore nella Bassa sarà Cologno al Serio, che applicherà l’imposta dal 1o giugno. In Valle Brembana, invece, apripista è stato San Pellegrino Terme, che ha istituito il balzello nel 2017, fissando una quota compresa tra 1 e 2 euro a notte. Nel 2019 è stata la volta di Serina e di Foppolo. «San Pellegrino introita circa 70mila euro dalla tassa di soggiorno – dice Michele Pesenti, di VisitBrembo –, e poi li reinveste sull’info point e sulla valorizzazione del territorio. In questi anni anche altri centri come San Giovanni Bianco e Zogno sono cresciuti a livello turistico e potrebbero pensare di introdurla. In generale noi siamo favorevoli, basta che non diventi un costo esorbitante per il turista che viene in Valle e vengano implementati i servizi».

In Valle Seriana e di Scalve per anni l’ha applicata solo Castione della Presolana (dal 2019). Poi nel 2022 l’ha introdotta anche Selvino, nel 2024 Albino e da quest’anno la sperimentano anche Nembro e Colere dal 1o aprile, mentre a Clusone è attiva dal 1 maggio. «Ogni Comune ha una storia a sé – sottolinea Marco Migliorati, di PromoSerio –, e ogni sindaco fa i suoi conti. Ma potrebbe diventare un modo per investire di più sul turismo. Sicuramente il cambio generazionale e culturale che è in corso potrebbe aiutare a introdurla più facilmente».

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