Tassa di soggiorno, Bergamo al 30° posto in Italia con 3,2 milioni di euro

LA CLASSIFICA. La nostra provincia è terza in Lombardia dopo Milano e Como, distaccata Brescia.

Scorrendo la classifica, il risultato è quello immaginabile: le grandi città d’arte, i gioielli del turismo, le località più in della montagna, le mete «massive» del mare. E poi, ecco anche la Città dei Mille: nel 2024, Bergamo è stato il 30° Comune italiano col maggior gettito legato all’imposta di soggiorno, con oltre 3,2 milioni di euro. A disegnare la mappa è il Centro Studi Enti Locali su dati ministero dell’Economia e delle Finanze, Banca d’Italia e Istat.

La classifica

Prende così forma una classifica che racconta questa prospettiva della pubblica amministrazione, secondo un intreccio di flussi turistici e «aliquote». Al netto di Roma, che in virtù dello status di Capitale applica un tributo autonomo (con limiti più elevati rispetto agli altri comuni), il podio si compone con Firenze (76,9 milioni di euro in entrata nel 2024), Milano (76,5 milioni di euro) e Venezia (quasi 40 milioni); via via compaiono città metropolitane (19 milioni di euro per Napoli; 15,4 per Bologna; 10,3 per Torino), località balneari (Rimini incassa oltre 14,7 milioni; Jesolo quasi 5,7, Riccione 4,9), perle come Sorrento (9,2 milioni) o Taormina (oltre 4,7 milioni), ma anche come Como (4,1 milioni, 20° in Italia). Bergamo è così la terza città lombarda per introiti di questo tipo, e stacca di parecchio la vicina Brescia (101° Comune d’Italia e 4° capoluogo in regione con quasi 1,3 milioni nel 2023). Tra i capoluoghi lombardi solo Lodi non applica la tassa, Pavia la introdurrà invece dal 1° settembre.

La crescita a Bergamo

La traiettoria di crescita di Bergamo è nota. Rispetto al 2023 (poco meno di 2,6 milioni di euro) gli incassi sono saliti del 24,9%, progressione che diventa decisamente più ampia se si guarda a un passato ormai remoto: nel 2015, ad esempio, Palazzo Frizzoni metteva a bilancio poco più di 1,1 milioni di euro. Introdotto dal 2012, il contributo è stato da ultimo rimodulato a gennaio, passando dal 6% al 7% del costo del pernottamento e con un limite massimo (invariato) di 5 euro a persona per notte, applicabile per un massimo di 5 giorni consecutivi.

Crescono i flussi turistici

«La nostra città continua a essere attrattiva, con dati relativi ai flussi turistici persino superiori al 2023 – commenta Sergio Gandi, vicesindaco di Bergamo con deleghe anche a Bilancio, Commercio e Cultura –. Parte di questa attrattività discende dal patrimonio storico-architettonico e culturale della città, che è quindi nostro dovere tutelare e valorizzare». Perché, formalmente, è appunto questo il fine della tassa di soggiorno: reinvestire i proventi nel settore turistico, attraverso interventi per il miglioramento dei servizi, la manutenzione, la promozione del territorio, gli eventi culturali. «Parte del gettito dell’imposta di soggiorno è finalizzato a questo – spiega Gandi –, come attesta anche la scelta di finanziare il contributo straordinario dato a Gamec (200mila euro da poco inseriti in una variazione di bilancio, ndr), in larga parte con risorse accantonate dal gettito dell’imposta di soggiorno».

L’analisi del Centro Studi Enti Locali sale poi di scala: la Bergamasca raccoglie complessivamente poco meno di 4,2 milioni di euro (la applicano circa 25 Comuni, dunque la città vale circa il 78% del gettito) ed è la 37ª provincia d’Italia; per fare un paragone, in vetta c’è la Provincia autonoma di Bolzano, dove in tutto si ricavano 91,2 milioni di euro. «Il tema ha un problema di fondo – ragiona Oscar Fusini, direttore di Confcommercio e Federalberghi Bergamo –: ogni Comune può avere dei propri regolamenti e importi, creando anche delle difformità. Bergamo è uno dei pochi capoluoghi in Italia che ha introdotto un’aliquota su base percentuale, che è molto più equa. La questione vera è che, come Federalberghi nazionale, abbiamo sempre considerato questa tassa sbagliata, perché la si fa pagare a chi già spende nei luoghi che visita, mentre i visitatori occasionali che non pernottano potrebbero teoricamente anche non lasciare un euro sul territorio».

Per Alessandro Capozzi, presidente di Federalberghi Bergamo, «oggi la tassa è oggettivamente importante, e pesa più sulla singola che sulla doppia. Quando il Comune ci ha chiesto l’ennesimo sacrificio non abbiamo alzato delle barricate, ma abbiamo chiesto in cambio una rendicontazione: è importante far capire al cliente e al cittadino come vengono reinvestiti questi soldi, condividendo informazioni utili a livello di marketing turistico».

© RIPRODUZIONE RISERVATA