Teatro Donizetti, i lavori dopo l’epidemia
Corsa contro il tempo per finire in 4 mesi

Le misure anticontagio rallenta il restauro. La Fondazione punta a chiudere entro il 30 settembre. Sarà un teatro moderno con più spazi per il pubblico.

Cinquanta giorni di stop dovuti all’emergenza Covid e una ripartenza rallentata nella fase iniziale. Ora si corre nel cantiere del Donizetti, compatibilmente con le nuove misure anticontagio. In teatro lavorano quaranta operai, venti in meno dei tempi pre-epidemia, gli ingressi sono scaglionati, i turni riorganizzati, così da evitare sovrapposizioni tra le squadre. Si lavora sei giorni su sette – spiega l’ingegnere Marcello Maltagliati – e sarà così anche in agosto per poter finire entro la fine di settembre. «Prevediamo di dover spendere qualche decina di migliaia di euro in più per maggiori oneri di sicurezza legati alle misure anti Covid – dice Giorgio Berta, presidente della Fondazione Teatro Donizetti – ma se non ci saranno altri imprevisti contiamo di poter chiudere il cantiere entro il 30 settembre».

Il teatro visto dal retropalco è un bel colpo d’occhio. Ora è più facile immaginare che Donizetti sarà. Ammodernato ma non stravolto.In platea è stato posato il parquet, listoni di rovere non più poggiati sul cemento ma su una camera d’aria che ne limiterà l’impatto acustico. Nei palchetti i soffitti tinti di rosso cardinale, le porte restaurate, le pareti rasate in attesa della tappezzeria damascata disegnata dai maestri artigiani di Venezia. La fossa mobile dell’orchestra è un prodigio di tecnologia scenica, spiega Nicola Berlucchi, colui che ha progettato l’intervento di recupero del Donizetti. L’ingegnoso meccanismo, attraverso un sistema di piattaforme meccanizzate, consentirà di far sparire in meno di un’ora – in passato ci voleva una giornata di lavoro – le prime otto file di poltrone della platea per far posto agli orchestrali.

Nel teatro rinnovato ci saranno più spazi per il pubblico e locali di servizio meglio attrezzati. Nella Sala degli Specchi e in quelli che erano gli uffici gli spettatori potranno ritrovarsi durante l’intervallo o in attesa che lo spettacolo inizi. Tre i bar. Uno al piano terra, nel ridotto Gavazzeni, un secondo all’ultimo piano, nel sottotetto che era la casa del custode, con soffitti affrescati e vista sul Sentierone, pensato per chi sta in galleria, e un terzo al posto della vecchia biglietteria, dehors affacciato sul laghetto e bookshop, aperto al pubblico anche in orari extra-spettacoli. Sul lato propilei un grande salone destinato ad ospitare cene ed eventi, con la possibilità di usufruire dell’ampia terrazza. Luogo ideale per un ristorante, sarà invece utilizzato in maniera più versatile, con spazi allestiti per una cucina mobile da approntare a seconda delle necessità.

Rifatto ex novo il tetto; la copertura (1.900 metri quadri) dava pensieri causa infiltrazioni e metterci le toppe non sarebbe stato saggio. Rivestita la torre scenica con i pannelli progettati da Italcementi, in cemento speciale in cinque diverse tonalità di rosa, l’effetto cromatico patchwork proseguirà sulle facciate del lato est, tutte da ricoprire, mentre le facciate storiche resteranno come sono, gli verrà data solo una ripulita. Corsa contro il tempo anche per completare la maxi vasca antincendio imposta dalle nuove normative, un bacino interrato che conterrà 170 mila litri di acqua. Ci vorranno due mesi per realizzarla. Gli scavi hanno portato alla luce reperti di epoca medievale al vaglio della Soprintendenza, che a breve darà il suo parere per la prosecuzione dei lavori.

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