«Treni, fermiamo le bande del weekend». Da settembre via a squadre anti-evasione

L’amministratore delegato di Trenord, Piuri: presenti nelle principali stazioni, anche a Bergamo. «Non sono vigilantes, verificheranno il possesso del biglietto. I vandalismi ci costano 10-15 milioni l’anno».

L’ultimo episodio è di domenica scorsa a Romano, quando un gruppo di ragazzi a bordo del Regioexpress 2640 da Brescia a Milano ha pensato bene di forzare la porta del locomotore di coda, entrare nella cabina e pestare pulsanti a caso facendo bloccare il treno per quasi un’ora. «Ormai non sono più ragazzate, qui siamo in presenza di bande organizzate che si muovono ogni fine settimana. Vanno fermate» è la considerazione amara (e preoccupata) di Marco Piuri, amministratore delegato di Trenord.

La situazione sta andando un attimo fuori controllo.

«Decisamente, ogni weekend è un problema. E l’impressione è che si voglia proprio alzare il livello, continuamente: se fino a poco tempo fa il vandalismo era il vetro rotto o il sedile tagliato, ora la situazione si sta facendo seria. Molto più seria. Per dire, la quantità di vetri spaccati è talmente elevata che i fornitori manco riescono a starci più dietro».

Quanto costano questi danneggiamenti?

«Possiamo dire sui 10-15 milioni di euro».

Fanno quasi due treni Caravaggio nuovi...

«Ed è una stima imprecisa. Non tiene conto, per dire, delle conseguenze sul servizio causate dalla soppressione del treno o dalla riduzione delle carrozze. Per non parlare dei costi per l’implemento dei presidi notturni nelle stazioni dove abbiamo i treni. Nella sola Bergamo parliamo di 150 mila euro l’anno».

Come ne usciamo?

«Sicuramente non da soli».

E con chi?

«Questa situazione non riguarda solo i treni o le stazioni, ma tutto quello che ci ruota intorno. Possiamo migliorare l’offerta, ma se il sistema non funziona c’è poco da fare».

Spieghiamo meglio?

«Come vivono le stazioni? Come vi accedono le persone? Come si possono proteggere questi luoghi che accolgono i treni? Sono solo alcuni esempi. Non possiamo pensare a un presidio militare dei convogli, non è questa la risposta».

Quindi bisogna partire dal territorio?

«Sì, a prescindere dai treni. La pandemia ha evidentemente incattivito il clima, certi fenomeni si verificano sui treni che possono sembrare terra di nessuno, ma non solo lì. C’è un tema di presidio e vivibilità delle stazioni che è centrale».

E anche di evasione, mi pare.

«Parecchio. Fenomeni come aggressioni o insulti al nostro personale hanno spesso come pretesto l’assenza del biglietto. Arriva il capotreno e si scatena l’inferno. Il nostro primo obiettivo diventa quindi ridurre il numero di persone che salgono a bordo senza».

Quindi i tornelli?

«Spetta a Rfi metterli».

Nell’attesa?

«Da settembre partiremo con la prima fase del progetto anti evasione: squadre di nostro personale che si occuperanno di contrastare il fenomeno nelle stazioni».

Vigilantes?

«No, non sono sceriffi, non è questa la soluzione. È nostro personale di terra preparato e in numero adeguato: 7-8-10 persone che ruotano nella fascia critica e si occupano di fornire assistenza se necessaria, ma soprattutto di verificare il possesso del titolo di viaggio. E chi non ce l’ha verrà invitato a procurarsene uno».

Dove impiegherete queste squadre?

«Per cominciare nelle 12-15 stazioni più frequentate, tra cui anche Bergamo. L’80% dei nostri passeggeri sale in 30 stazioni in tutto, chiaro che se le controlliamo attenuiamo il problema e soprattutto diamo un segnale di presidio. Faccio un esempio che vi riguarda, visto che Bergamo è nella lista delle realtà con un numero di vandalismi preoccupante: se prendo in considerazione le tre stazioni della linea per Milano, Lambrate, Pioltello e Bergamo, parlo di 80-90 mila persone che salgono e scendono ogni giorno. Capisce che controllarle è importante, chiaro che va fatto con continuità e una certa visibilità».

Decisamente, gli interventi-spot servono a poco.

«Ecco, noi possiamo fare questo, per il resto contiamo molto in una collaborazione con gli enti locali e le associazioni per far diventare la stazione uno spazio di servizi, un luogo vivo. La soluzione sta in un sistema e serve che i diversi attori si mettano intorno ad un tavolo e agiscano insieme, diversamente si mette solo una toppa. E non basta».

Ma quanto potete reggere in questa situazione? Non è che uno mette i treni sui binari per farseli spaccare ogni weekend.

«Certo che no. Devo dire che il fenomeno è accentuato anche dal fatto che i treni viaggiano comunque poco pieni: una crescita dei passeggeri può quindi aiutare il controllo sociale. Poi però ci sono anche i treni notturni...».

Ecco...

«Qui stiamo discutendo con la Regione. Secondo noi in alcune fasce orarie come quelle notturne, visto il basso numero di passeggeri, è più che sufficiente un autobus sostitutivo. Tra l’altro è anche più facile e sicuro, ha una sola porta d’accesso e puoi controllare chi sale e se sia in regola».

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