Triplicate le mamme over 40: i figli si fanno sempre più tardi

I DATI ISTAT. In 22 anni i parti di madri oltre i 35 anni d’età aumentati del 77,7%. E l’aspettare a lungo comporta per di più meno nascite, anche tra gli stranieri.

Meno figli, e più tardi. E più tardi si fanno, meno se ne fanno. Oltre il gioco di parole e la logica matematica, è questa una delle radici dell’inverno demografico. I tempi di vita che cambiano e si allungano, la precarietà più duratura d’un tempo, i contesti sociali che mutano. La miscela di fattori è evidente: così, l’età media delle donne al momento del parto continua ad alzarsi. Un’analisi puntuale anche sulla Bergamasca arriva dall’Istat, che ha elaborato un’ampia serie di indicatori su quasi un quarto di secolo di natalità, dal 1999 al 2021. A risaltare è appunto questo dato: tra le donne che hanno partorito nel corso del 1999, solo il 18,8% aveva già compiuto 35 anni; nel 2021, invece, le donne oltre i 35 anni hanno rappresentato il 33,4% delle neo-madri. Da un’altra prospettiva: nel 1999 l’81,2% delle neo-madri (intese come le donne che hanno partorito nel corso di quell’anno) aveva meno di 35 anni, nel 2021 sono scese al 66,6% le under 35. La «frequenza» delle neo-madri over 35 è aumentata del 77,7% nel giro di 22 anni.

Nuovi tempi di vita: i dati bergamaschi

È uno slittamento significativo dei tempi di vita, legato a una società profondamente cambiata. Significativo è appunto osservare l’assottigliarsi o l’espandersi delle diverse classi d’età delle neo-mamme, fatto 100 il totale delle nascite: quelle fino ai 24 anni sono passate dal 10,7% del 1999 al 7,3% del 2021; le neo-mamme tra i 25 e i 29 anni sono calate dal 31,8% al 22% (in proporzione si sono ridotte del 31%, quasi di un terzo). Quelle tra i 30 e i 34 anni sono rimaste quasi invariate, oscillando tra il 38,7% del 1999 e il 37,3% del 2021, dopodiché si sono espanse tutte le fasce d’età più adulte: le neo-mamme tra i 35 e i 39 anni rappresentavano il 16,4% nel 1999 e sono diventate il 25,6% (in proporzione, +56%), mentre le donne che hanno partorito oltre i 40 anni erano il 2,4% nel 1999 e sono diventate il 7,8% nel 2021 (sono più che triplicate).

I dati nazionali

Bergamo non è ovviamente un caso isolato, anzi. Lo stravolgimento dei tempi di vita interessa l’intero Paese, con alcuni perimetri territoriali dove il fenomeno emerge ancora più nettamente: guardando solo al 2021, la geografia delle neo-mamme oltre i 35 anni vede al primo posto le province di Cagliari (il 46% dei parti ha riguardato donne di quell’età), Oristano (44,4%), Sud Sardegna (44%), poi Roma (43,3%), Firenze (42,6%) e Milano (42%, prima provincia lombarda); Bergamo tutto sommato «regge», è solo 76esima in Italia. Il tutto, tra l’altro, avviene all’interno di una traiettoria della natalità che ormai da oltre un decennio vira verso il basso. Nel 1999 la Bergamasca aveva contato 9.805 nuovi nati, salendo sino 12.080 del 2009; da lì s’è innescata la risacca delle nascite, fino ai 7.696 bebè del 2021 (e nel 2022, anno escluso in quest’ultimo report dell’Istat, il dato si è limato ulteriormente a 7.461 nati).

Il confronto con i dati di oltre 20 anni fa

È indicativo osservare anche i valori assoluti, capaci d’immortalare nitidamente la frattura in atto: nel 1999 i figli nati da neo-mamme over 35 erano stati 1.846, mentre nel 2021 sono diventati 2.572; di contro, i figli di neo-mamme fino ai 35 anni d’età sono passati dai 7.962 del 1999 ai 5.128 del 2021. E i padri? Nel 1999 il 60% dei neo-papà aveva al massimo 34 anni, scesi al 41,1% nel 2021. Anche in questo caso, all’interno di uno scenario di allungamento dei tempi, aumenta la frequenza delle età più adulte: i neo-papà tra i 40 e i 44 anni erano il 9,5% nel 1999 e sono balzati al 16,8% nel 2021, quelli tra i 45 e i 49 anni sono passati dal 2,5% al 7,3%, i neo-papà con più di 50 anni sono passati dallo 0,7% del 1999 al 3,6% del 2021. Curiosità: a cambiare, nel corso dell’ultimo ventennio abbondante, è anche il contesto familiare. Nel 2021 i figli nati da genitori mai coniugati (madri e padri celibi, non sposati) sono stati 2.676, il 34,8% del totale dei nati in quell’anno: più di uno su tre. Nel 1999 i figli di genitori mai coniugati erano stati invece 614 su 9.805, il 6,3% del totale: l’incidenza di figli nati da coppie non unite in matrimonio si è più che quintuplicata.

Stranieri, nascite in frenata

L’inverno demografico soffia ormai anche tra la popolazione straniera. Se per lungo tempo infatti le famiglie immigrate avevano registrato tassi di natalità decisamente alti, ormai la rotta s’è invertita anche in questo segmento di popolazione. Lo si coglie rielaborando alcuni dati dell’Istat, in questo caso a partire dal 2003.

Quell’anno in Bergamasca erano 38.228 gli stranieri residenti, e sempre in quell’anno erano nati 1.062 bimbi di nazionalità straniera: il tasso di natalità degli stranieri era dunque pari a 27,8 nuovi nati ogni mille abitanti. Nel 2021, a fronte di 121.734 stranieri residenti in Bergamasca, i neonati stranieri sono stati 1.549: il tasso di natalità è crollato a 12,7 nuovi nati ogni mille abitanti, più che dimezzato (si è ridotto del 54,3%). Il tasso di natalità degli stranieri rimane comunque doppio rispetto a quello degli italiani, che nel 2021 s’è attestato a 6,3 nuovi nati ogni mille abitanti (nel 2003 era pari a 9,9 nati ogni mille abitanti).

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