Un weekend senza guardia medica: 11 dottori in malattia. Ai pazienti si rispondeva da Brescia

SANITÀ . La crisi del servizio è arrivata al culmine. I sindacati: scoperta tutta la provincia, ore difficilissime. Ats spiega le criticità: 11 medici in malattia, attivati i vicariamenti e si continua a reperire nuove risorse.

Sedi in gran parte chiuse, «vicariamenti» (sostituzioni) da province limitrofe, numeri che non tornano, conferme che non arrivano, annunci, smentite. Quel che è certo è che la crisi della Continuità assistenziale (Ca, ex Guardia medica) in Bergamasca è esplosa nel weekend del «ponte». Da inizio giugno, infatti, i medici di Ca in servizio e i dimissionari raccontano di un numero davvero esiguo di sedi aperte (giovedì ai medici ne risultavano aperte solo 3), quando invece Ats Bergamo, a fine maggio, assicurava il mantenimento del servizio in tutte le 27 sedi (mentre 15 giorni fa era emersa la volontà di chiuderne 20), annunciando di aver trovato 65 medici pronti a scendere in campo per tenerle aperte.

Malattia e organizzazione

Nel weekend, però, come raccontato da sindacati e medici in servizio e confermato da Ats Bergamo, le sedi bergamasche sono state «vicariate» da sedi di altre province: Brescia, Milano e Cremona. Ats Bergamo infatti ha precisato in una nota che tra l’1 e il 4 giugno «sono stati 11 i medici i quali, organizzati nei turni di Ca, hanno inviato certificati medici di malattia. Tale situazione imprevista ha messo in difficoltà il sistema organizzativo, pensato per la Continuità assistenziale nel ponte del 2 giugno. Ats è intervenuta tempestivamente, attivando i vicariamenti di altri territori e, grazie alla collaborazione di Areu, con la centrale operativa messa a disposizione».

«Sia sabato notte che domenica notte – racconta un medico di Ca che dalla Bergamasca è passato a lavorare nel Bresciano proprio in questi giorni – hanno coinvolto anche noi della nostra sede di Ca (al confine col territorio orobico) chiedendo di coprire Bergamo e provincia. In questo modo hanno “messo” un medico a rispondere al telefono per tappare un buco, ma, nella realtà, che servizio può dare un medico in provincia di Brescia a un paziente nella Bergamasca? E noi, a nostra volta, nei momenti con troppe chiamate abbiamo dovuto coinvolgere altre sedi del Bresciano. Si è creata così una catena in cui Brescia ha cercato di salvare Bergamo, ma questo non è un servizio, diventa un palliativo in cui si fa credere che c’è il medico, quando non c’è».

«Dove sono i medici?»

Quello che c’è è solamente un telefono e qualcuno che risponde dall’altro capo, da non si sa dove. «Il paziente bisogna vederlo e visitarlo – conclude –. Dove sono i 65 medici che Ats Bergamo ha dichiarato di aver trovato? Se ci sono perché non hanno aperto tutte le sedi? È assurdo che io vada via da Bergamo per evitare questa situazione e me la ritrovi poi addirittura a Brescia».

Una situazione, quella della Ca orobica nel weekend, riferita anche da Giorgio Locatelli, segretario generale della FP-Cgil di Bergamo, e Giorgio Barbieri, coordinatore regionale dei medici di medicina generale per la stessa sigla sindacale: «A noi – spiegano – risulta che nella notte tra domenica e lunedì il servizio di guardia medica fosse scoperto in tutta la provincia, tanto che siamo a conoscenza del fatto che il servizio sia stato vicariato da Brescia». E nei giorni in cui la Ca ha aperto nelle poche sedi della bergamasca, i medici in servizio hanno dovuto affrontare parecchi disagi.

«Nella postazione di Borgo Palazzo giovedì pomeriggio – continuano i due sindacalisti – non è stato previsto alcun servizio di Ca, tanto che quando in serata la dottoressa di turno si è presentata ha trovato cittadini in attesa da diverse ore. Ha preso servizio notturno da sola. Sono state ore difficilissime, non solo per l’alto numero di pazienti e per la constatazione di tre decessi, ma anche per la tensione in sala d’attesa. La coda è stata tale che la dottoressa non ha potuto concludere il proprio orario alle 8 del mattino successivo come previsto, ma si è dovuta trattenere fino alle 11.30 (e poi farsi accompagnare a casa dai familiari, troppo provata per guidare). La situazione è drammatica, qualcosa di mai visto che deve essere risolto al più presto. I nostri iscritti hanno visto concludersi i loro contratti il 31 maggio, ma alla luce delle attuali condizioni di lavoro nessuno di loro è intenzionato a rinnovarlo. Se si permettesse di rientrare in condizioni dignitose e umanamente sopportabili, sarebbero già pronti a firmare per tornare al lavoro».

«I dati di monitoraggio degli accessi ai Ps della provincia – conclude la nota di Ats – hanno comunque evidenziato numeri sovrapponibili al 2022 nello stesso periodo. Continua da parte di Ats il reperimento di nuove risorse. Verrà presentato, nei prossimi giorni, il dettaglio del nuovo piano organizzativo». Ats, inoltre, rilevata la necessità di garantire maggior sicurezza ai medici che prestano servizio di Ca, entro pochi giorni attiverà «un servizio di sicurezza qualificata nelle sedi: a rotazione per gli ambulatori con minor affluenza di assistiti e con addetti stabili nelle sedi più affollate».

«Quanto è accaduto nell’ultimo fine settimana, purtroppo, è solo una conseguenza della situazione che sta assumendo dimensioni sempre peggiori e che deve essere affrontata e risolta al più presto – dichiarano i consiglieri regionali del Pd Davide Casati e Jacopo Scandella –. Vogliamo capire come la Regione intenda riformare il servizio delle sedi di Continuità assistenziale di Ats Bergamo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA