Valoti: «Il 118 fra tecnologia e capillarità: 50 mezzi e duemila volontari»

EMERGENZE. Il bilancio di Oliviero Valoti, che ha lasciato la direzione mantenendo quella dell’Unità complessa. «Vite salvate con trasfusioni sul territorio e rete Ecmo».

«La tecnologia ha rivoluzionato il soccorso in emergenza. Per esempio, dal 2020, grazie a una donazione durante la pandemia, su tutti i nostri mezzi avanzati è presente il massaggiatore cardiaco automatico, strumento che ha già salvato tante vite perché, durante il soccorso, consente di mantenere costante il battito di chi è stato colpito da un arresto cardiaco, venendo poi affidato all’équipe della rete Ecmo, eccellenza del Papa Giovanni per la rianimazione extra corporea, oltre che punto di riferimento regionale per gli adulti e nazionale per i bambini».

Il numero unico 112 filtra già le chiamate: quelle che arrivano a noi sono così solo le effettive»

È un fiume in piena Oliviero Valoti quando parla del soccorso in emergenza. E non si sbaglia a dire che il 118 a Bergamo è una sua creatura: la passione che trasuda ancora oggi nel parlarne è la stessa che lo spinse, nel lontano 1999, a passare dalla sala operatoria e dalla terapia intensiva degli allora Riuniti all’embrione di quello che sarebbe poi diventato il servizio del 118, oggi gestito da Areu, l’Agenzia regionale emergenza urgenza. Dal 1° luglio Valoti ha passato il testimone di direttore dell’Articolazione aziendale territoriale 118 di Bergamo al

collega Fabio Martorana, mantenendo però la direzione della «Struttura complessa di anestesia, rianimazione ed emergenza intra ed extra ospedaliera», cui afferisce lo stesso 118. «Da fine 2020 avevo questo doppio ruolo e mi dovevo destreggiare dentro e fuori l’ospedale – racconta Valoti –: attività davvero impegnativa. Ora avrò modo di garantire maggiore attenzione alla struttura complessa, anche se dal punto di vista pratico cambia poco». Valoti, 64 anni, di Bergamo, laureato in Medicina a Milano e specializzato in anestesia e rianimazione a Verona, non ama per la verità parlare tanto di sé. Quanto piuttosto di ciò che ha fatto in questi anni.

La forza di operatori e volontari

«Oggi il 118 può contare su cinquanta mezzi sparsi capillarmente e in maniera molto ragionata su tutto il territorio – spiega – e su una sala operativa che riceve le chiamate, già filtrate dal Numero unico 112 e dunque effettive, che arrivano dalle province di Bergamo, Brescia e Sondrio, per un totale di circa 700 al giorno, di cui duecento dalla Bergamasca. I medici sono 18 e gli infermieri trenta, mentre i volontari operativi sono oltre duemila. Ma non è stato sempre così. Oggi la preparazione del personale e la procedura di soccorso sono standardizzate a livello regionale ed è un bene. All’inizio, trent’anni fa (il 118 a Bergamo è nato ufficialmente a fine 1993), si chiamava il numero dell’associazione di zona».

L’importanza dell’Elisoccorso

I momenti di svolta nel soccorso in emergenza a Bergamo, secondo Valoti, sono stati due: «L’arrivo dell’elisoccorso, attivato il 2 gennaio 2000 e che ha reso molto più appetibile questo settore anche a tanti colleghi professionisti, e la nascita di Areu, nel 2007: oggi possiamo contare su quattro sale operative che coprono altrettanti territori regionali con bacini d’utenza simili numericamente, tra i 2,5 e i tre milioni. Oggi tutte le procedure sono omologate ed è un bene, anche se inizialmente qualche malumore provinciale si registrò. Oggi è Areu che cura direttamente i bandi per l’affidamento del servizio di soccorso nei vari territori, che vengono assegnati sulla base di criteri e richieste ben mirate, che garantiscono la capillarità del servizio. Mentre l’iter per il bando dell’elisoccorso si concluse pochi mesi dopo la scomparsa dell’amico e collega Mauro Signore, il 3 settembre 1999, con cui condividemmo quello che allora era un sogno e che poi si è realizzato e oggi è un’eccellenza, indubbiamente anche grazie a lui che in quegli anni dirigeva il 118 di Bergamo». Lo stesso elisoccorso ha avuto un’evoluzione: inizialmente poteva volare solo di giorno, poi è stato esteso anche alla notte ma solo per trasferimenti da una piazzola attrezzata a un’altra e attualmente può effettuare anche soccorsi in notturna sul territorio. «Non da ultimo – conclude Valoti – le trasfusioni di sangue e plasma sul territorio, fino a qualche anno fa impensabili: siamo stati il primo centro in italia ad attivarle e oggi sono un’eccellenza. E hanno salvato tante vittime di incidenti stradali».

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