«Variante Delta, Bergamo in controtendenza». Ma spunta la C.37

La virologa Callegaro: nella Bergamasca è in minoranza, al «Papa Giovanni» finora trovato solo un caso.Tra i tamponi sequenziati nuova mutazione allo studio.

Cinquantadue tamponi positivi sottoposti a screening, di questi 32 non valutabili per bassa carica virale, mentre altri 20 presentavano la variante inglese, oggi chiamata Alfa, e 10 altre varianti, nigeriane e brasiliane e alcune invece del tipo C.37, che di recente è comparsa in Lombardia, e che l’ultimo bollettino Ecdc (European centre for disease prevention and control) segnala come «variante da monitorare». Sono i dati dal 18 giugno a oggi risultati dal lavoro dell’Unità di Microbiologia dell’Asst Papa Giovanni di Bergamo, che da giugno ha avviato il sequenziamento «full genome» del virus Sars-Cov2 e che appunto dal 18 giugno, come da indicazione della Regione, effettua lo screening di tutti nuovi casi positivi per contagio da Sars-Cov2. Dal 18 giugno in avanti, quindi, al «Papa Giovanni» non è stato «fotografato» neppure un caso di variante Delta.

«La Bergamasca, a quanto ci risulta, va in controtendenza rispetto al resto della Lombardia, dove in alcune aree la Delta risulta in crescita – sottolinea Annapaola Callegaro, virologa dell’Unità di Microbiologia, responsabile della Biobanca e coordinatrice dell’area di Virologia dell’Asst – I casi di Delta accertati in Bergamasca sono una estrema minoranza. Qui al “Papa Giovanni” per ora ne abbiamo sequenziato soltanto uno, e prima del 18 giugno, quando dalla Regione è stata diffusa l’indicazione ad effettuare la genotipizzazione di tutti i nuovi casi di positività al Covid. Invece, risultano circolare due nuove varianti denominate C.36.3 e C.37, ancora in fase di studio. Più in generale, al “Papa Giovanni” da marzo a oggi sono stati effettuati 315 screening su tamponi positivi: circa la metà non valutabili perché a bassa carica virale. Della restante metà l’80% presentava la variante Alfa, quella inglese, il 20% altre varianti, soprattutto la brasiliana, che è la Gamma, e la nigeriana, o Eta, e alcune non ancora studiate ma sotto monitoraggio. La variante Delta, al “Papa Giovanni”, è stata identificata soltanto in un caso. E non risulta avere una presenza significativa su tutto il territorio bergamasco. La situazione è da monitorare, ma al momento non desta preoccupazione qui nella Bergamasca».

I laboratori della Microbiologia del «Papa Giovanni» dall’1 giugno sono autorizzati a effettuare il sequenziamento full genome. «La Regione ha dato il via libera, sulla base di determinati requisiti, inserendoci nell’elenco della quindicina di laboratori autorizzati in Lombardia – specifica Callegaro –. Il sequenziamento “full genome” consente di identificare l’intero genoma virale e di individuare completamente non solo le varianti note, ma anche eventuali mutazioni non ancora catalogate, quindi la sua importanza sta non solo nella possibilità di controllo dell’infezione, ma acquista anche un valore di ricerca. Lo screening invece consente di conoscere rapidamente se nel tampone positivo esaminato è presente la variante inglese o un’altra che deve essere sequenziata. Nei mesi scorsi lo screening, sempre su indicazioni regionali, veniva effettuato a random o su particolari richieste, poi a tutti i tamponi positivi per gli under 19, e quindi, dal 18 giugno su tutti i nuovi casi. Il sequenziamento “full genome” è una fase successiva, e richiede più tempo, oltre che apparecchiature specifiche: viene effettuato su almeno il 10% delle varianti inglesi e sulle varianti non inglesi al test di screening. Ora siamo quindi in una fase di maggiore capillarità di controlli sulle mutazioni e, con i nuovi casi che sono decisamente bassi, si può dire che il monitoraggio dell’andamento della pandemia è efficace».

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