Al Festival Donizetti il ritorno di una «Caterina» incompresa

ANTEPRIMA. L’opera andrà in scena il 14 novembre. Il direttore Frizza: un titolo di alto livello martoriato dalla censura. Donizetti metteva in luce le idiosincrasie della società del suo tempo. Dobbiamo far capire al pubblico quanto siano attuali anche oggi.

Il Festival Do entra nel vivo. L’11 novembre gli Under 30 al Teatro Donizetti hanno potuto assistere, primi, alla nuovissima edizione critica (curata da Eleonora di Cintio) di «Caterina Cornaro», ultima sua grande opera italiana. Ed è stata una grande sorpresa, non solo per la regia di Francesco Micheli, che ha passato la guida artistica a Riccardo Frizza - c’è stato uno scherzoso siparietto prima della recita - ma perché questa edizione critica si annuncia come un’importante revisione rispetto all’opera come lavoro d’insuccesso: c’è un finale alternativo completamente inedito, tagliato dalla censura napoletana, stravolgendo il senso della vicenda al debutto al San Carlo nel gennaio 1844. Caterina Cornaro nella «vecchia edizione» andava in scena, esattamente 30 anni fa, ancora a Bergamo sotto la conduzione di Gianandrea Gavazzeni, con Denia Mazzola protagonista. Abbiamo raggiunto Riccardo Frizza per le impressioni alla sua prima «prima» del Festival, nella doppia direzione artistica e musicale.

Una nuova produzione

«Come è noto si tratta di un cartellone del festival che ho ereditato e non ho programmato in prima persona - spiega il direttore - . Ho preso le redini della macchina per condurre in porto quanto già approntato e preparato. Siamo alle prese con la nuova produzione di Cornaro, uno spettacolo molto ambizioso nella sua concezione, un’opera bellissima e finalmente risolta rispetto alle strutture tramandate fin qui. Si sente che Donizetti non ha potuto fare per Napoli tutti gli aggiustamenti del caso. Si coglie benissimo che è un titolo di altissimo livello, che porta lo stile e la visione artistica di Donizetti molto avanti rispetto al suo repertorio. È facile cogliere che tutto il Verdi maturo, da Don Carlos ad altri capolavori echeggi già in questa partitura del 1844. Il lavoro di Donizetti è e sarà importantissimo per tutto quello che viene poi nel XIX secolo».

Eppure tra Rosmonda e Caterina Cornaro sembrerebbe una bella gara tra le opere di maggior insuccesso, storicamente.

«Invece non è così. In prima istanza il titolo fu martoriato dalla censura. Fu affidato a Mercadante il compito di sovrintendere la messa in scena. Ma evidentemente il collega napoletano (che aveva soffiato il posto di direttore del Conservatorio a Gaetano, ndr) non aveva molta voglia di far fare un grande successo a Donizetti. La vicenda di Caterina è nata male, eppure dal punto di vista musicale, lo ripeto, è musica di altissima qualità».

Il fatto che fosse stata pensata per Vienna e non per Napoli, che i napoletani non apprezzassero le peculiarità pensate per gli austriaci, hanno un fondamento?

«È molto plausibile pensare che sia stata boicottata in primis perché non era presente il compositore per sovrintendere e curare i dettagli e con gli eventuali cambiamenti. Io credo che a Napoli non sia andata bene, né mai sia decollata per questo. Con questa edizione aggiungeremo un tassello importante: molte cabalette e arie ternarie che ricordano il valzer - e forse questo è un aspetto e un elemento che possono fare pensare a un omaggio a Vienna - per il resto c’è una linea melodica autonoma tipica di Donizetti, con espansioni liriche e un’orchestrazione molto ampie e dettagliate, il violoncello è spesso utilizzato come controcanto, quasi con uno stile francese, come nella Favorite. Io mi auguro proprio che possa ritornare in repertorio. Lo merita».

Della nuova avventura alla direzione artistica cosa dice?

«Finché non andiamo in scena preferisco esser cauto. Abbiamo lavorato molto bene, il festival ha dimostrato di essere una macchina consolidata e solida, ognuno con le proprie mansioni. Il teatro ha lavorato molto bene, tutte le maestranze e i tecnici, nonostante sia uno spettacolo impegnativo».

«Divulgare il patrimonio donizettiano vuol dire mettere in scena le edizioni critiche di Donizetti, se scopriamo e studiamo le opere con adeguati apparati critico-musicologici; allora dobbiamo divulgare il verbo donizettiano. Donizetti ha sempre messo in scena le problematiche del suo tempo»

Speranze e/o auspici?

«Punti chiave sono quelli dichiarati, quelli per cui sono stato chiamato alla direzione artistica. Mi auguro di perseguire l’Internazionalizzazione sempre più forte del festival, che è una vetrina importante. I fondi servono se vuol diventare sempre più una realtà europea, per competere a livello internazionale occorre un budget di conseguenza. Le possibilità ci sono tutte. La speranza è che il tessuto economico e la città ci possano aiutare a trovare nuovi partner e sostenitori».

E cosa pensa del Donizetti raro da valorizzare?

«Divulgare il patrimonio donizettiano vuol dire mettere in scena le edizioni critiche di Donizetti, se scopriamo e studiamo le opere con adeguati apparati critico-musicologici; allora dobbiamo divulgare il verbo donizettiano. Donizetti ha sempre messo in scena le problematiche del suo tempo. Un dato assodato tra i cultori, dobbiamo continuare a utilizzare questi titoli del passato e metterli a confronto con le versioni critiche, non censurare. Donizetti metteva in luce le idiosincrasie e le avversioni della società del suo tempo. Dobbiamo mettere in evidenza e far in modo che il pubblico le capisca e comprenda quanto siano attuali anche oggi. È la parte divulgativa. Così è anche quanto facciamo con le scuole, è il senso del quaderni della fondazione».

New York e Napoli

I mesi appena passati di Frizza si sono divisi tra New York - con «Sonnambula» al Metropolitan e Napoli. Dove ha concluso con Devereux la trilogia Tudor. Prossimamente sarà ancora nella città partenopea per «Medea» di Luigi Cherubini. Il 12 novembre prosegue l’Under 30 al Teatro Sociale (alle 17) col dittico comico «Il campanello» e «Deux hommes et une femme» (altra edizione critica).

«Caterina Cornaro» è attesa al debutto del Festival venerdì (alle 20, repliche sabato 22 alle 20 e domenica 30 alle 15.30) al Teatro Donizetti con l’Orchestra Donizetti Opera guidata da Riccardo Frizza, il Coro dell’Accademia Teatro alla Scala preparato da Salvo Sgrò

Il debutto del festival

«Caterina Cornaro» è attesa al debutto del Festival venerdì (alle 20, repliche sabato 22 alle 20 e domenica 30 alle 15.30) al Teatro Donizetti con l’Orchestra Donizetti Opera guidata da Riccardo Frizza, il Coro dell’Accademia Teatro alla Scala preparato da Salvo Sgrò. Il nuovo allestimento dell’opera è stato coprodotto con il Teatro Real di Madrid e avrà nei ruoli principali il soprano Carmela Remigio, ormai di casa, il tenore Enea Scala (Gerardo), il baritono Vito Priante (Lusignano) il basso Riccardo Fassi, (Mocenigo), il basso bergamasco Fulvio Valenti (Andrea Cornaro), oltre a Francesco Lucii (Strozzi e un cavaliere) e Vittoria Vimercati (Matilde). Le scene sono state ideate da Matteo Paoletti Franzato, i costumi di Alessio Rosati, il lighting design è a cura di Alessandro Andreoli, la drammaturgia ha la firma di Alberto Mattioli e il visual design è opera di di Matteo Castiglioni

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