
(Foto di Jerdyah Mahal)
LA RASSEGNA. Daphne Di Cinto, attrice, sceneggiatrice e regista, è la nuova direttrice artistica di Integrazione Film Festival che inizia il 13 maggio.
Tante novità di IFF – Integrazione Film Festival che si svolgerà dal 13 al 17 maggio a Bergamo. Si ritorna all’Auditorium di piazza della Libertà, ci sarà la sezione fuori concorso di film accessibili a persone con disabilità sensoriali, ma soprattutto la 19ª edizione del Festival vede una nuova direzione artistica affidata all’attrice, sceneggiatrice e regista Daphne Di Cinto, che con il suo cortometraggio «Il Moro» aveva vinto l’edizione del 2022.
«Il team di IFF mi ha chiesto se fossi interessata alla direzione artistica di questa nuova edizione dato che conoscevano bene il mio lavoro anche perché nel 2022 il mio corto “Il Moro” si era aggiudicato il premio come miglior cortometraggio della 16a edizione».
«Sì, forse la parola giusta è una delle veterane, una veterana che ritorna. E poi credo che sappiano bene quanto tenga ai temi trattati dal Festival: integrazione, inclusione, identità e intercultura e quanto penso sia importante per le persone comprendere il significato che queste parole assumono, al di là della superficialità che spesso viene utilizzata dai media».
«Sono nata e cresciuta in Emilia Romagna da madre delle Isole Seychelles e padre romagnolo, ho iniziato la mia carriera come attrice forse alcuni avranno visto la mia interpretazione della duchessa di Hastings nella serie Netflix “Bridgerton”. Da qualche tempo sono passata dietro la macchina da presa e mi sono appassionata a sceneggiatura e regia. Scrivere mi piace tantissimo, essere chi scrive le storie e può donare il proprio punto di vista a queste, è un atto molto più liberatorio che essere attrice e cioè interpretare la sceneggiatura di altri. Penso di avere tanto da dire e per questo mi piace stare dietro alla videocamera».
«Esatto, è quel concetto per cui le lotte sono di tutte le persone anche quando apparentemente una certa questione non ci tocca direttamente. Intersezionalità: non siamo abituati a sentire questa parola perché spesso la società ama inscatolarci con etichette preconfezionate. Mentre noi non possiamo prescindere da tutti gli aspetti che ci rendono chi siamo, dunque quando consideriamo chi siamo come persone in toto ci rendiamo conto che ogni singola persona si interseca ad altre sotto un aspetto o un altro. Questo significa che in una società ci sono momenti in cui come persona e con i privilegi che posso avere io posso essere in una situazione di potere e dare una mano a una persona che ne ha bisogno. Oppure può succedere che io sono in situazione di svantaggio mentre l’altra persona è in una situazione di potere: nel momento in cui noi comprendiamo l’intersezionalità di tutto il nostro essere automaticamente diventeremo una società migliore».
«Prima di tutto perché sarà fantastico, pieno di eventi speciali a partire dal primo giorno con uno spettacolo di stand-up comedy con questa giovane comedian italo giapponese e a seguire ci saranno tanti eventi. Uno che mi sta particolarmente a cuore è quello legato ai temi dell’imprenditoria: ho creato un corner imprenditoria nel Foyer dell’Auditorium di piazza della Libertà dove ogni giorno si troveranno imprenditrici e imprenditori ognuno con il proprio brand. La ragione che per cui ho voluto inserire questo tema è perché penso che il cinema si intersechi, restando appunto sul tema dell’intersezionalità, all’imprenditoria, perché il cinema è anche un industria, un business ed è una cosa della quale non si parla tanto. Uno spazio in cui parlare di quali sono i lavori, le professionalità di cui a scuola per esempio non si parla».
«Esatto, è vero, mio zio Giacinto che tutti chiamavano “Cinto” era l’unica persona della mia famiglia che credeva che potessi avere una carriera artistica. Lui era appassionato di arte, di opera e mi diceva sempre che quando sarei stata grande mi avrebbe portato a conoscere tutte le persone che lui conosceva nel mondo del teatro, dato che io ho iniziato proprio facendo teatro. Purtroppo se n’è andato prima del tempo e non ci siamo riusciti. Però ho voluto onorare la sua memoria perché mi sono detta: se porto il suo nome, anche nei momenti in cui penserò che è troppo difficile, non potrò farlo perché mi accompagnerà in questo percorso».
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