Linus il 7 giugno: «Con il Tour de Fans torniamo a uscire e si parte da Bergamo»

Direttore artistico di Radio Deejay, con Nicola Savino condurrà la nuova trasmissione radiofonica dal 7 giugno. Si parte dalla nostra città.

Linus e Nicola Savino scaldano i muscoli. A dire il vero è forse il secondo a doversi allenare a dovere. Sì, perché al Tour de Fans manca poco più di un paio di settimane e per l’iper-collaudata coppia di radio Deejay si preannuncia un giugno e un metà luglio fatto di salite (e discese) in sella alle due ruote. Rigorosamente non motorizzate.

Il 7 giugno scatta infatti il giro ideato da Linus (con Nicola tenuto debitamente all’oscuro onde evitare dinieghi o preventive defaillance) che attraverserà mezza Italia e dove ogni giorno, da una città diversa, trasmetteranno appunto i conduttori della premiata squadra «Deejay chiama Italia», ribattezzata «Deejay chiama estate». E la bandiera a scacchi della prima tappa sarà sventolata proprio Bergamo.

Linus, nella sua centrifuga di idee è uscito questo singolare «Tour de Fans». Quando ha deciso di organizzarlo e perché?

«Credo di essere capace di ottimizzare la mia attività professionale, trasformando una “cosa” seria in qualcosa che sia godibile per la gente. Così è la radio, che di per sé è un gioco, ma anche il mio lavoro. Ho pensato di unire assieme le mie passioni di runner, ciclista e conduttore radiofonico».

La sua passione per le maratone è cosa arcinota...

«Sì, la corsa è la mia prima passione, vorrei fare ancora una volta una maratona a New York o Boston. Ho contagiato molti in questo sport, credo di aver fatto correre migliaia di persone e colleghi, unendo alla corsa iniziative a favore dell’ambiente, dello sport e del divertimento».

Ma vuole lanciare un messaggio anche con questo Tour?

«Certo, un messaggio, un auspicio. Ci mettiamo in bicicletta per dire possiamo: “finalmente uscire, tornare sulle strade, nelle vie, nelle piazze”».

E perché avete scelto di partire da Bergamo?

«Inizialmente si era pensato a una località vicino al Garda, come Desenzano, poi abbiamo virato su Bergamo. Il perché potrebbe sembrare scontato, ha un alto valore simbolico (ri)partire dalla vostra città».

Non si rischia di ricordare Bergamo solo come la Wuhan italiana?

«Non è nostra intenzione fare della città orobica il simbolo del Covid. Sappiamo purtroppo cosa è accaduto qui rispetto ad altri luoghi. Ma sappiamo anche che Bergamo è straordinaria e vedremo di valorizzarla anche durante la prima tappa del Tour. Lì, da voi, ho molti amici, la mia assistente Sara è bergamasca. Bergamo è una città che mi dà buone vibrazioni al di là degli stereotipi».

Ci può spiegare una giornata tipo del Tour?

«A Bergamo, come nelle altre località, sceglieremo come postazione una location ad hoc, ma la nostra principale preoccupazione riguarda il segnale wifi della zona che deve consentire la messa in onda in modalità on the road. Al mattino proporremo quindi la nostra trasmissione, nel pomeriggio ci metteremo in sella e percorreremo in media dagli ottanta ai cento chilometri per raggiungere la località successiva».

Quali altre città raggiungerete?

«La tabella di marcia prevede: Desenzano del Garda, Vicenza, Treviso, Ferrara, Ravenna (dove renderanno un omaggio a Dante Ndr), al Dynamo Camp di Limestre, nel Pistoiese, Viareggio, Rosignano Marittimo, Volterra, Montalcino, Cortona, Gubbio, Orvieto, Tarquinia e per finire con tre tappe in Sardegna: Tempio Pausania, Bosa e Cagliari».

La vedo molto dura in Sardegna. Andrete con la pedalata assistita?

«Assolutamente no. Le tappe in Sardegna preoccupano più dal punto di vita logistico, mentre la fatica la avvertiremo di sicuro a Volterra o Montalcino».

In tempo di Covid e di isolamento il vostro palinsesto è stato mantenuto. Non è andata molto bene a suo fratello Albertino e ai dj delle discoteche rimaste chiuse. Cosa pensa in proposito?

«Certo, la chiusura di questi locali ha rappresentato un grave problema per gli addetti ai lavori, però bisogna essere consapevoli dei rischi e dei pericoli che comporta una discoteca al chiuso con centinaia di persone. Spero con tutto il cuore che si possa tornare alla normalità»-

Linus, lei da 30 anni conduce Deejay chiama Italia. La radio resiste a internet, alla tv, a Netflix perchè è tutte queste cose messe assieme oppure c’è dell’altro?

«L’ho detto altre volte, la radio è sopravvissuta perchè ha un’anima e l’anima la mette chi parla. Abbiamo capito che se la radio è fatta bene, ha un cuore e una personalità è la radio che adotta questi mezzi come la rete, i social, ecc. e non se ne fa sopraffare».

Lei ha ormai superato le nozze d’argento con la radio, ma non ha mai pensato di cimentarsi in qualche programma televisivo come Nicola all’Isola dei Famosi o a Quelli che il Calcio?

«No, ho sempre avuto un rapporto conflittuale con la televisione. Non tradirò la radio».

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