«Maggio letterario», tre incontri per riscoprire l’attualità di Tasso

APPUNTAMENTI. L’iniziativa al Centro culturale San Bartolomeo al via martedì 8 maggio con Luca Bani, docente di Letteratura Italiana all’Unibg.

«Riscoprire l’attualità di un grande poeta»: è dedicato a Torquato Tasso il «Maggio letterario» organizzato dal Centro culturale San Bartolomeo dei Padri Domenicani di Bergamo (largo Bortolo Belotti, 1). Un autore stabilmente partecipe del canone dei grandi della nostra letteratura, ma spesso negletto dalle pratiche scolastiche.

La serie di appuntamenti, tutti di martedì, inizio alle 18, si inaugura l’8 maggio con l’intervento di Luca Bani, docente di Letteratura Italiana all’Unibg, presidente uscente del Centro di Studi tassiani di Bergamo: «Terra, che ‘l Serio bagna e ‘l Brembo inonda», incipit del sonetto celeberrimo (almeno localmente) da Torquato dedicato a Bergamo. Un atto d’amore verso la terra d’origine del padre e della famiglia paterna: «anche se cercassi per tutto l’orbe terracqueo», recita il testo, «riveder non potrei parte più cara / di te, da cui mi venne / famoso padre», il Bernardo autore, in particolare, dei poemi cavallereschi «Amadigi» e «Floridante», cui Torquato allude nel seguito («che fra l’arme cantò rime leggiadre»). «Tasso a Bergamo» è, appunto, il titolo della comunicazione.

Il 16, Massimo Castellozzi, membro del medesimo Centro studi, parlerà di «Amore sacro ed amor profano nella lirica di Torquato Tasso». Lirica della quale Castellozzi è specialista, avendole dedicato anni di studi (vedi almeno «Il codice A4 delle “Rime” di Torquato Tasso», in «Studi tassiani», 56-58; «Aspetti della tradizione delle Rime disperse di Torquato Tasso», in «L’ellisse: studi storici di letteratura italiana», 8, 2, 2013). «Per l’ultimo Tasso», spiega lo studioso, «l’amore costituisce essenzialmente un concetto di natura filosofico-teologica ed assume necessariamente connotati spirituali e sacri. Se, dunque, per rime sacre deve intendersi, secondo i ben noti intendimenti d’autore, la relativa “Terza parte”, tuttavia, volendo esaminare l’ultimo periodo di produzione lirica in rapporto alle istanze culturali e religiose maturate dal Tasso verso il 1590, che in modo sostanzialmente autonomo ed originale si manifestano in un’opera come il “Mondo Creato”, occorrerà muoversi in senso sincronico ed intratestuale». Si tratterà insomma di analizzare, «da un lato, le scelte di ristrutturazione delle rime còlte nel loro insieme (le amorose, le encomiastiche, le sacre, le disperse) e, dall’altro, l’evoluzione variantistica interna ai testi, così come il significativo apparato auto-esegetico che il poeta va elaborando fino alla fine sopra un variabile ma seletto corpus».

I due sonetti scelti da Tasso per confezionare il finale della Prima Parte delle sue rime, ovvero le « Amorose», possiedono «connotati fortemente filosofici e teologici». La selezione/elezione, cioè, non sarebbe casuale, ma varrebbe a ribadire «la connotazione non tanto spirituale, come già in Petrarca, del canzoniere d’amore, ma una dimensione che potremmo definire dantesca, ovvero “neo-stilnovistica”, in cui l’amore, veicolato da una nuova “donna-angelo”, è il mezzo, neoplatonico, per l’elevazione verso Dio. In questo caso, un Dio onnipotente, creatore dell’universo, declinato piuttosto in chiave aristotelica, secondo una precisa visione cosmologica». Le fonti «sono molteplici, da Platone ad Aristotele, dall’angelologia agostiniana e neo-platonica e ficiniana, fino al “Convivio” di Dante, letto e postillato da Tasso proprio nel momento in cui si accinge alla “ristrutturazione” del suo canzoniere amoroso (1586)».

Martedì 23 maggio, infine, Cristina Cappelletti, fresca presidentessa del Centro di Studi tassiani, parlerà de «Il meraviglioso cristiano nella «Gerusalemme Liberata». Tutte quelle parti del poema maggiore, cioè, in cui entrano direttamente nell’azione, «angeli, santi e concili infernali», trascendendo il corso degli accadimenti storici e umani.

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