Cultura e Spettacoli / Valle Brembana
Sabato 25 Ottobre 2025
Per decenni dietro a un quadro: spunta la lapide di Simone Tasso
LA STORIA. L’esponente della storica famiglia di Cornello organizzò nel ’500 il servizio postale a Milano, dove è stata riscoperta la lastra che lo ricorda.
Camerata Cornello
È tornata a respirare la lapide di Simone Tasso, l’uomo che nel Cinquecento organizzò il servizio postale di Milano e ne fece un ingranaggio essenziale dell’Impero. Da decenni la lastra marmorea che lo ricorda nella chiesa milanese di Santa Maria della Passione giaceva nascosta dietro un quadro di san Giovanni Bosco, cementato sopra il marmo con gesso e colla. Ora, grazie a una segnalazione del Museo dei Tasso e della storia postale di Camerata Cornello alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Milano, quel velo è stato rimosso. La memoria è di nuovo visibile.
«È una piccola ma significativa restituzione della storia – spiega Fabio Bonacina, direttore del Museo –. Non si tratta solo di liberare una pietra, ma di restituire un volto a una figura che ha contribuito a costruire la rete postale europea»
«È una piccola ma significativa restituzione della storia – spiega Fabio Bonacina, direttore del Museo –. Non si tratta solo di liberare una pietra, ma di restituire un volto a una figura che ha contribuito a costruire la rete postale europea. La lapide di Simone Tasso è parte di un racconto che lega Bergamo, Milano e l’Europa delle comunicazioni». Sulla colonna alla destra dell’altare, nella chiesa di via Conservatorio, la targa dedicata al mastro generale delle poste imperiali mostra ora di nuovo la sua epigrafe: «Spes omnium salus et fidelium vita».
«Quando visitammo la chiesa trovammo buona parte della lapide coperta da un quadro inamovibile, con lumini e vasi di fiori. Solo lo stemma marmoreo della famiglia era rimasto visibile. Grazie però alla trascrizione ottocentesca di Vincenzo Forcella, riuscimmo a ricostruire integralmente l’epigrafe»
Un motto che sa di fede, ma anche di servizio: la fiducia di chi, allora, affidava messaggi, ordini e destini al sigillo dei Tasso. Lo storico Tarcisio Bottani, che insieme a Giorgio Migliavacca ricostruì nel 2008 la vicenda di Simone Tasso nel volume «Le poste di Milano nel Rinascimento», ricorda la prima scoperta con un misto di stupore e amarezza: «Quando visitammo la chiesa trovammo buona parte della lapide coperta da un quadro inamovibile, con lumini e vasi di fiori. Solo lo stemma marmoreo della famiglia era rimasto visibile. Grazie però alla trascrizione ottocentesca di Vincenzo Forcella, riuscimmo a ricostruire integralmente l’epigrafe». L’intervento della Soprintendenza, reso possibile dall’attenzione del museo di Camerata Cornello, ha confermato che la copertura è avvenuta in epoca successiva alla canonizzazione di san Giovanni Bosco nel 1934. «Un gesto dettato, forse, da devozione e non da incuria – aggiunge Bonacina – ma che di fatto ha oscurato un frammento importante della nostra storia postale».
Simone Tasso, nato nel 1478 a Cornello, servì due imperatori – Massimiliano e Carlo V – e fu prefetto dei corrieri di cinque re, tra Austria e Spagna. Mastro generale delle poste di Milano dal 1513, costruì un sistema di comunicazioni che faceva di Milano un nodo nevralgico dell’Impero. Morì nel 1562, lasciando l’incarico al figlio Ruggero e alla nuora Lucina Cattaneo, che lo mantenne fino al 1619. Ora, con la lastra liberata e un restauro in programma per rimuovere le tracce della colla, si chiude un piccolo cerchio di memoria. «Le storie dei Tasso – conclude Bottani – sono disseminate di simboli, viaggi e pietre. Restituire visibilità a questa targa significa ricordare che la posta, prima di essere un servizio, è stata un atto di fiducia fra uomini e comunità. E che Bergamo, con i suoi Tasso, di questa fiducia è stata patria e laboratorio».
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