Premio Bergamo, ecco la cinquina dei finalisti tra biografia e fuga dall’ordinario

NARRATIVA. Nell’edizione del quarantennale la sfida tra Marco Rossari, Tiziano Scarpa, Franco Stelzer, Luca Scarlini e Benedetta Fallucchi. Dal 7 marzo gli incontri con gli scrittori, le premiazioni il 27 aprile.

Il Premio Nazionale Narrativa Bergamo compie 40 anni: un’età che lo colloca, di diritto, fra i più longevi concorsi letterari italiani (coinvolti 195 scrittori, che attraverso la vetrina bergamasca hanno poi raggiunto riconoscimenti importanti come lo Strega).

Ieri, alla biblioteca Tiraboschi, a Bergamo, l’annuncio dei cinque libri finalisti - tutti editi nel 2023- di questa 40ª edizione: «L’ombra del vulcano» di Marco Rossari (Einaudi); «La verità e la biro» di Tiziano Scarpa (Einaudi); «Stiratore di luce» di Franco Stelzer (Hopefulmonster); «Le streghe non esistono» di Luca Scarlini (Bompiani); «L’oro è giallo» di Benedetta Fallucchi (Hacca).

Dopo i saluti del presidente del Premio, Massimo Rocchi, della segretaria generale Flavia Alborghetti, della direttrice della biblioteca, Laura Boni, è Andrea Cortellessa, docente di Letteratura italiana contemporanea a Roma Tre, membro, con Silvia De Laude e Michele Mari, del Comitato scientifico selezionatore, a presentare la cinquina dei finalisti. E lo fa seriandoli in ordine decrescente, dal massimo al minimo di invenzione finzionale («il criterio della veridicità della narrazione è un tema su cui gli stessi autori si interrogano»).

La «lectio» di Cortellessa

Il «più “inventato”», secondo Cortellessa, è il libro di Stelzer, già finalista del Premio nel 2018 con «Cosa diremo agli angeli». Libro che, «paradossalmente, ricorda da vicino un documentario del 1974 di Werner Herzog, il cineasta che più ha lavorato sulla commistione fra invenzione e documentario: “La grande estasi dell’intagliatore Steiner”».

Steiner è un campione di salto con gli sci svizzero, che fa anche, con grande minuziosità, l’intagliatore di sculture in legno. Bodo, il protagonista di Stelzer, «è sempre impegnato a lavorare nella stireria della madre, ripetendo maniacalmente gli stessi gesti». Coeur simple, si innamora, del tutto idealmente, di una cliente, ed attiva una quête destinata a derivare verso «una rarefazione, una diluizione estrema della personalità». Anche Bodo vive «un’esperienza di estasi», quando esce dall’hortus conclusus della stireria: una forma di «fusione con il reale», con il fuori costituito dal «paesaggio urbano».

Rossari, ricorda Cortellessa, nel 2018 traduce per Feltrinelli «Sotto il vulcano», libro raffinatissimo, «vero codice miniato del Novecento», dell’inglese Malcom Lowry (1947). La storia d’amore «segue le tappe del lavoro di traduzione». Anche il protagonista di Rossari, come quello di Lowry, cade in una dipendenza etilica «molto pronunciata», fino ad una forma di autodistruzione: «romanzo di un romanzo».

Il rapporto fra invenzione narrativa e vita dell’autore è il tema di «La verità e la biro» di Scarpa, anch’egli già finalista del Premio, nel 1997, con «Occhi sulla graticola». «Più saggio che diario», secondo Cortellessa, il libro del 2023, sul «contratto veritativo autore-lettore», ove le assicurazioni sulla veridicità del racconto sono «una specie di mantra». Ma la realtà è sempre più vasta della narrativa, e ciò che resta fuori dall’inquadratura inficia il rapporto narrazione-verità. Se, con Barthes, «il realismo è costruzione di un effetto di realtà», il pregio del saggio è «mettere a nudo il meccanismo della scrittura, mettere a fuoco i momenti in cui essa riesce a simulare la realtà».

La Fallucchi racconta «una serie di episodi della sua vita selezionando una situazione che è fonte di disagio, affanno, imbarazzo: la difficoltà a contenere le proprie minzioni. Una vergogna che diventa un po’ la cifra della sua vita, e l’oggetto della sua scrittura». Ma la brutalità della materia viene trasformata in materia di cultura, di arte: chi scrive «trasfigura un handicap in un oggetto di pregio, capovolge un limite in uno slancio in avanti. In fondo poi tutti i libri della cinquina descrivono situazioni imbarazzanti».

Il libro «più direttamente autobiografico», infine, conclude Cortellessa, è quello di Scarlini, già noto come saggista e poligrafo, che «ha atteso i 57 anni per esordire come scrittore». L’individuazione di tempi, luoghi e temi storico-culturali è molto puntuale e precisa: Sesto fiorentino, 1975. L’autore ha nove anni. Il padre è stato partigiano, e questo impegno viene da lui, retore di se stesso, riproposto in continuazione. Ripetitività, fissità, retorica che danno fastidio al piccolo Luca, tutto dalla parte della madre. La quale rappresenta una sinistra diversa da quella rigida, conservatrice, con lo sguardo all’indietro, del padre, più «moderna», aperta e sensibile al tema dei diritti, delle donne, degli omosessuali.

I due vivono in «conflitto permanente». Alla fine, però, si ha «una sorta di fusione, di incontro fra i due poli, fra uomo e donna».

Dopo la «lezione» di Cortellessa, presidente e segretaria hanno proceduto all’estrazione di 56 nomi di membri della Giuria popolare adulti, sulle 236 richieste pervenute. Sommati ai 14 giurati storici, questi portano a 70 il numero complessivo, cui sono da aggiungere 30 giovani, 18 gruppi culturali (fra cui due del carcere) e 10 scuole.

Il calendario

Questo, infine, il calendario degli incontri con i finalisti, condotti, anche quest’anno, da Giacomo Raccis, presso la Biblioteca Tiraboschi (tutti di giovedì, alle ore 18): il 7 marzo Marco Rossari; il 14 marzo Tiziano Scarpa; il 21 marzo Franco Stelzer; il 28 marzo Luca Scarlini; il 4 aprile Benedetta Fallucchi.

La cerimonia di premiazione, condotta dal giornalista Max Pavan, responsabile dell’informazione di Bergamo Tv e professionista appassionato di libri, che intervisterà i cinque scrittori finalisti, è in programma sabato 27 aprile alle 18, al Teatro alle Grazie , in viale Papa Giovanni XXIII, 13, a Bergamo.

Tutti gli eventi sono a ingresso libero senza prenotazione. Ulteriori informazioni e aggiornamenti sul sito www.premiobg.it.

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