Restaurato il prezioso abito del Settecento con tre anni di lavoro

IL PROGETTO. Nella Basilica di Sant’Alessandro in Colonna si festeggia il ritorno all’antico splendore della veste della Madonna del Patrocinio. Sabato 6 maggio la Messa alle 18.

Dopo quasi tre anni di laborioso restauro, torna a risplendere, nella basilica di Sant’Alessandro in Colonna, l’abito settecentesco che riveste il simulacro della Madonna del Patrocinio. Per dare solennità all’evento, sabato 6 maggio alle 18, in basilica, il prevosto monsignor Gianni Carzaniga presiederà una Messa.

La storia della veste

Il restauro è stato effettuato dalle monache del monastero benedettino «Mater Ecclesiae» dell’isola di San Giulio sul lago d’Orta ed è stato finanziato dalla Rsa Santa Chiara. La storia della statua e del vestito raggiunge i trecento anni di vita. «Nel 1705 – racconta monsignor Carzaniga – l’allora vescovo Luigi Ruzzini istituì la festa della Madonna del Patrocinio, chiedendo che le fosse dedicato un altare in ogni chiesa parrocchiale. In quegli anni si stava lavorando all’ingrandimento dell’attuale basilica e fu così possibile costruire la cappella del Patrocinio, ultimata nel 1716. Alla metà dello stesso secolo, si decise di rivestire la statua con un abito di tessuto in seta, oro e argento, confezionato dalle manifatture di Lione, che in quell’epoca portavano i loro prodotti nella grande Fiera di Sant’Alessandro».

Dopo 300 anni l’abito si presentava in condizioni assai precarie con il tessuto meno luminoso e in molti punti lacero. In parrocchia ci si era interrogati sul da farsi. Scartata l’idea di un nuovo abito per le differenze lavorative rispetto all’antico, era arrivata la proposta della direzione della Rsa Santa Chiara, che fa parte delle Opere Pie Botta (attualmente Rsa e scuola materna), cioè restaurare l’abito come segno di gratitudine a don Carlo Botta (1770-1849), fondatore delle Opere Pie omonime, sacerdote impegnato socialmente in prima linea, cappellano della cappella del Patrocinio e committente anche dell’organo Serassi tuttora in funzione e del ricco trono su cui la statua viene esposta nel mese di ottobre. Inoltre, nell’attuale sede, che era un monastero soppresso, nel 1836 don Botta aprì il primo asilo della diocesi di Bergamo. «Così è nata l’idea del restauro – prosegue il prevosto –. La direzione del Santa Chiara d’intesa con la parrocchia ha affidato il restauro alle monache benedettine dell’Isola di San Giulio, che hanno un Laboratorio di restauro di stoffe antiche, approvato dalla Sovrintendenza ai beni artistici e culturali».

Il restauro ha visto alternarsi diverse fasi, perché in tutte le sue parti il vestito era piuttosto rovinato e i tessuti disidratati e quindi fragili: rimozione di polvere e depositi dal tessuto, pulitura del ricamo, consolidamento ad ago delle cuciture, riparazione dei tagli e delle parti di tessuto mancante. I lavori hanno riguardato tutto il simulacro: il manto che copre la Madonna dal capo ai piedi, il corpetto e le maniche (che erano in discreto stato di conservazione, tranne le maniche), la gonna e l’abitino di Gesù Bambino. Il restauro ha visto una fitta rete di tessitura per sostenere il lavoro. «Il poco di molti — conclude monsignor Carzaniga — ha compiuto ancora una volta il grande regalo a nome di don Carlo Botta verso la “sua” Madonna del Patrocinio. Sono state soprattutto le ospiti della Rsa Santa Chiara, i loro parenti, le persone che conoscono l’Opera e i parenti dei bambini della scuola materna a rendere possibile la bella impresa».

Il simulacro resterà esposto in basilica per l’intero mese di maggio. Nella parrocchia di Sant’Alessandro in Colonna, la festa della Madonna del Patrocinio, compatrona della comunità, si tiene solennemente la prima domenica di ottobre. Inoltre, una sua statua svetta sull’alto campanile, i cui lavori furono conclusi nel 1905.

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